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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL PACIFICO
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 13 febbraio 1984

 

Cari fratelli nell’episcopato.

1. Come Vescovi, oggi ci siamo riuniti insieme in Cristo Gesù per rendere omaggio alle meravigliose opere di Dio che sono state compiute nella storia dei vostri popoli. La nostra è una celebrazione del momento attuale che richiama il passato e guarda al futuro con immensa speranza, mentre noi confidiamo fermamente che “colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento” (Fil 1, 6).

La potenza che sperimentiamo nella celebrazione della nostra collegialità sacramentale è la potenza di Gesù Cristo, “il pastore supremo” della Chiesa (1 Pt 5, 4), che mediante il suo Santo Spirito ha guidato il cammino delle vostre Chiese locali e vi ha portato a questo giorno. Sì, la persona di Gesù Cristo, il Verbo incarnato di Dio, la seconda persona della santissima Trinità, il Figlio dell’eterno Padre e di Maria, è la spiegazione della vostra storia e della realtà ecclesiale che esiste ovunque nelle vaste estensioni della Micronesia, Polinesia e Melanesia. Per capire la vostra storia è necessario capire la potenza del nome di Gesù, l’efficacia del suo sangue prezioso e l’azione del suo Santo Spirito. Si può percepire la realtà delle Chiese locali che voi rappresentate solo se si afferra il significato dell’amore sacrificale e salvifico di Cristo.

2. Nel ricordare ciò che è avvenuto grazie alla fede, a partire dalla costituzione della Chiesa tra di voi, noi vediamo la realizzazione delle parole profetiche di Cristo: “Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi” (Gv 14, 12). Per le realizzazioni del passato - queste “opere più grandi” - che stanno davanti ai nostri occhi, desidero esprimere oggi pubblicamente, nel nome di Cristo e della sua Chiesa, un debito di gratitudine per lo zelo col quale il Vangelo è stato predicato, vissuto e comunicato in mezzo a voi. E un debito di gratitudine ai primi missionari che, nello spirito di san Pietro Chanel, hanno vissuto e sono morti con un’unica intenzione: “che la Parola del Signore si diffondesse e fosse glorificata” (2 Ts 3, 1). Siamo per sempre grati sia a chi ha dato la sua vita per il Vangelo che agli istituti religiosi che hanno onorato fedelmente il loro sacro impegno comunitario per l’evangelizzazione. E questa gratitudine si estende oggi a tutti coloro che collaborano con voi, Vescovi, nel proseguire l’opera iniziata, nella potenza del mistero pasquale di Cristo. Il mio pensiero si volge ai successori degli eroici pionieri e a tutti i sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, catechisti, assistenti della preghiera e coloro che sono specialmente impegnati per la Parola di Dio.

3. I contributi del passato sono stati enormi: la Chiesa è stata impiantata e l’umanità è avanzata attraverso il più autentico dei servizi umani. Il Vangelo è stato portato nelle nobili culture dei vostri popoli e continua ad offrire il suo originale contributo alla società, elevando la vita e conducendo a più alto destino tutto ciò che di più prezioso è in essa, come l’amore umano, il matrimonio e la famiglia. Questa inculturazione del Vangelo, malgrado imperfezioni e limitazioni, sta a significare che Cristo è nei fatti diventato, nelle sue membra, micronesiano, polinesiano e melanesiano. Cristo è vivo in tutti coloro che vivono per sua grazia; è vivo in tutte le comunità fondate sul suo Vangelo e disseminate per tutto il vostro immenso oceano.

La storia del vostro popolo e la sua evangelizzazione parla chiaramente del Cristo vivente e della sua missione. Ogni cosa trova significato in Gesù, che dice: “Bisogna che io annunzi la buona novella del regno di Dio . . . per questo sono stato mandato” (Lc 4, 43). Nell’evangelizzazione del vostro popolo, la Chiesa ha esercitato la sua propria missione essenziale e ha trovato la sua più profonda identità. E per i risultati dell’evangelizzazione, la Chiesa - sia locale che universale - sente il bisogno di lodare Dio per ciò che è stato fatto e, nelle parole di san Pietro, di “proclamare le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pt 2, 9). Ciò che infatti ha avuto luogo è stata la proclamazione della salvezza in Gesù Cristo e l’inizio dell’instaurazione del regno di Dio. Ciò ha implicato un’esplicita proclamazione del nome, dell’insegnamento, della vita, della promessa e del mistero di Cristo (cf. Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 22). E con essa è avvenuta la trasformazione dei cuori umani, insieme all’incontro, liberante e purificante delle culture col Vangelo di Cristo. In ogni frangente della storia sono stati visibili anche i profondi legami tra evangelizzazione e promozione umana, come volle Cristo e come egli stesso esemplificò nel suo ministero. E, prendendo in considerazione l’incessante interazione del Vangelo e della vita concreta dell’uomo, evangelizzazione ha anche voluto dire parlare dei “diritti e doveri di ogni essere umano, della vita familiare . . . della vita nella società, della vita internazionale, della pace, della giustizia e dello sviluppo . . .” (cf. Ivi, 29). Per tutto ciò che è avvenuto nella vostra storia noi lodiamo Dio ed esprimiamo oggi la nostra gioia: “Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte” (Sal 97, 1).

4. La potenza stessa di Gesù e del suo Santo Spirito, che ha operato meraviglie di grazia nel vostro passato, vi sostiene oggi in tutto ciò che voi fate per portare il Vangelo nella vita quotidiana del vostro popolo. I vostri sforzi, la vostra perseveranza nonostante le difficoltà e tutte le vostre iniziative pastorali sono compiuti in unione con Gesù Cristo. È lui che suscita le vocazioni, tanto importanti per la vita stessa delle vostre comunità ecclesiali. È lui che vuole la vostra sollecitudine pastorale per la promozione delle vocazioni e vi assiste nel vostro impegno per i seminaristi, soprattutto nell’importante seminario maggiore regionale di Suva. La grazia di Cristo sostiene voi e coloro che lavorano con voi in tutti i vostri importanti apostolati volti a mantenere le scuole cattoliche, provvedere all’insegnamento religioso e all’istruzione catechetica, costruire comunità di fede, preparare i giovani al loro futuro, assistere i laici ad assumere sempre più efficacemente il loro giusto ruolo nell’evangelizzazione. E la speciale grazia di Cristo non mancherà mai ai vostri fratelli sacerdoti nel loro ministero di generoso servizio e nelle loro vite di celibato consacrato.

La vostra Conferenza episcopale riflette in modo notevole l’unità della Chiesa di Cristo. Nella diversità che rappresentate voi riflettete la composizione della Chiesa stessa, radunata da “ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Ap 5, 9). Come vescovi siete chiamati a promuovere questa unità cattolica in tutte le sue dimensioni di verità e di amore. Le vostre Chiese locali nella loro apertura verso la Chiesa universale e nella loro comunione con essa onorano e lodano il Signore Gesù che è morto “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 52). Nello stesso tempo voi e il vostro popolo siete chiamati a pregare e lavorare ardentemente per quella perfetta unità di tutti i cristiani, nella fede e nella carità, che è volontà di Dio e oggetto della preghiera di Cristo, e che, perciò, è possibile nei tempi di Dio.

Le vostre Chiese locali, che crescono, lottano e sperano nel Dio vivente, sono un segno della vitalità della Chiesa universale che sussiste in esse. Un’espressione di questa vitalità è il mistero di riconciliazione che è sacramentalmente rinnovato tra i vostri fedeli. Avendo ricevuto la riconciliazione compiuta dal sangue di Cristo, le vostre Chiese locali sono chiamate a vivere questa riconciliazione in pienezza nelle circostanze concrete della vita quotidiana. La riconciliazione è la risposta cristiana all’alienazione che può ingenerarsi tra gli individui, nelle famiglie o in altri gruppi. È anche la risposta cristiana alle più ampie tensioni sociali e politiche che possono disturbare le pacifiche relazioni nella società. Alla riconciliazione si accompagna la volontà di lavorare insieme per il bene comune. Ogni applicazione della riconciliazione ha speciale rilevanza in questo Anno Giubilare della Redenzione. Ogni atto di riconciliazione rende omaggio al sangue di Gesù. 

5. Per quanto concerne l’avvenire delle vostre Chiese particolari, abbiamo buone ragioni per riporre la nostra fiducia nella potenza di Gesù Cristo che è “lo stesso ieri, oggi, sempre” (Eb 13, 8). Il tesoro dell’evangelizzazione non è solamente una grande eredità del passato, ma vi impegna per l’avvenire. Il seme della Parola di Dio ha già prodotto una messe abbondante nella vita dei cristiani. E, pertanto, l’azione dell’evangelizzazione deve essere consolidata, nutrita e sviluppata. Le comunità cristiane devono essere guidate al raggiungimento della piena maturità in Cristo attraverso la preghiera, la partecipazione ai sacramenti e alla vita di carità. Bisogna inoltre che le culture siano più profondamente impregnate delle ricchezze inesauribili della rivelazione di Dio a riguardo della creazione e della redenzione. La Chiesa ha il dovere capitale di provvedere ai bisogni di coloro che hanno ricevuto la fede e che sono stati in contatto per generazioni con essa, ma che sentono la necessità che questa fede sia sostenuta in mezzo agli ostacoli che incontra la loro vita cristiana e che sono prodotti dal secolarismo diffusosi nel mondo moderno.

Di conseguenza, la Chiesa deve acquisire una nuova coscienza della necessità di proseguire l’evangelizzazione! La Chiesa ha bisogno di perseguire un’azione organica e continua per sostenere la fede dei credenti. Questa azione non è altro che una catechesi vivificata dalla vitalità del Vangelo ed espressa in un linguaggio adatto alle persone nelle circostanze particolari della loro vita.

Prego perché l’avvenire delle vostre Chiese particolari sia profondamente segnato da iniziative catechetiche che perseguano con zelo “il duplice obiettivo di far maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio di nostro Signore Gesù Cristo” (Ioannis Pauli II, Catechesi Tradendae, 19). Per le vostre comunità ecclesiali, l’oggetto di tutto il programma catechetico è di comunicare il mistero di Cristo sempre più profondamente e di mettere le persone in contatto, in comunione e in intimità con Gesù Cristo e, per lui, con lui e in lui, di farle partecipare sempre di più alla vita della Santa Trinità (cf. Ivi, 5).

Come vescovi, voi siete i catechisti per eccellenza, incaricati, in unione col Papa, della responsabilità primaria della catechesi nelle vostre diocesi e, in generale, nella Chiesa. Una parte del vostro servizio e della vostra responsabilità di pastori è di condurre i fedeli e rendersi conto della loro responsabilità nella partecipazione al compito esaltante di comunicare il Cristo e fare che la sua Parola sia sempre più profondamente efficace nella vita degli altri. Ho cercato di sottolineare questo importante aspetto nella mia prima enciclica, dicendo: “Bisogna sempre più procurare che le varie forme della catechesi . . . attestino la partecipazione universale di tutto il popolo di Dio all’ufficio profetico di Cristo stesso” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptor Hominis, 19). Meritano d’essere citati in modo particolare e incoraggiati gli zelanti catechisti che consacrano la loro vita alla missione catechetica della Chiesa. I loro nomi sono scritti nel libro della vita e il Signore stesso sarà loro ricompensa.

Cari fratelli in Cristo, il passato, il presente e l’avvenire delle vostre diocesi sono legati al mistero di Cristo che è vivo e operante nel suo Corpo, la Chiesa. Che la sua presenza e la sua vita siano comunicati sempre più, questo è l’obiettivo di tutta la vostra sollecitudine e di tutte le vostre attività! Ma, come tutta l’evangelizzazione e la maturazione della fede attraverso la catechesi sono direttamente legate all’azione dello Spirito Santo, è a lui che noi ci rivolgiamo con una particolare devozione in questo momento della vostra storia. È veramente un momento speciale per la Chiesa di Tahiti che celebra quest’anno il 150° anniversario dell’inizio della sua evangelizzazione. Ma è anche, per voi tutti, un invito a consacrarvi nuovamente alla causa del Vangelo. E questa dedizione al Vangelo deve necessariamente includere un’apertura all’amore e alla preghiera dello Spirito Santo che è la sorgente di ogni santità e della vita in Cristo. Paolo VI ce lo ricorda bene: “Le tecniche d’evangelizzazione sono cose buone, ma anche le più perfette non saprebbero sostituire l’azione discreta dello Spirito” (Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 75).

Prego Maria che attraverso l’attività dello Spirito Santo ha conosciuto il Verbo di Dio, di intercedere per le vostre popolazioni affinché, nell’apertura allo Spirito Santo, esse pervengano alla pienezza della vita cristiana. Che lo Spirito Santo promesso alla Chiesa continui per le generazioni presenti e future a rendere testimonianza a Gesù e a formare Gesù nel vostro caro popolo!



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