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DISCORSO DI  GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL'«ASSOCIAZIONE DIRETTORI D'ALBERGO»

Sabato, 18 marzo 1984

 

Egregio presidente del Comitato Organizzatore,
Signori Direttori d’Albergo,
Signori partecipanti al Convegno dell’Associazione.

1. In occasione della XXIX Assemblea Generale dei Soci dell’Associazione Direttori d’Albergo, voi avete chiesto di avere questo incontro.

Nel darvi il benvenuto, sono lieto di porgere il mio cordiale saluto a tutti e a ciascuno in particolare. Vi ringrazio della vostra presenza che, insieme al segno di affetto alla persona del Romano Pontefice, è altresì una conferma esplicita agli alti principi di umanità propri della vostra funzione.

2. Il tema del Convegno, che in questi giorni avete posto al centro delle vostre riflessioni, tocca la problematica del vostro settore sotto gli aspetti prevalentemente culturali e storici.

Non si può parlare di cultura o di storia senza far riferimento al suo protagonista, che è l’uomo. Al centro dell’attenzione si pone l’uomo in quanto tale, a prescindere dalle sue condizioni esterne di censo, di professionalità, di rango, di potere. Nell’ambiente dei vostri alberghi si parlano tutte le lingue e passano i rappresentanti delle categorie di tutti i continenti.

La vostra attività di operatori dell’accoglienza vi colloca in un crocevia d’incontri senza frontiere, e per ciò stesso nell’esercizio di una funzione eminentemente sociale e umana.

Oggi la terra diventa più piccola perché tutto tende ad assumere dimensione universale. L’uomo non vuole più rimanere chiuso entro i confini della regione d’origine e si considera cittadino del mondo. Le opere d’arte e di cultura di un popolo appartengono a tutti i popoli che, rivendicandone il diritto di fruizione, corrono ad ammirarle; i prodotti dell’industria varcano le barriere geografiche; si moltiplicano i colloqui a livello internazionale.

Di qui l’incremento del turismo, l’ampiezza degli scambi culturali e commerciali, la straordinaria mobilità di grandi masse umane facilitata dalla frequenza e dalla rapidità una volta imprevedibili dei mezzi di comunicazione.

E questo inarrestabile movimento di uomini per terra, mare e aria, desiderosi di essere di più, trova nella rete alberghiera i punti obbligati di passaggio e di riferimento.

3. Signori Direttori d’Albergo, se il tipo del vostro lavoro è proiettato per sua natura all’obiettivo primario dello sviluppo della promozione umana, esso registrerà un miglioramento di qualità non solo nella misura in cui le vostre attrezzature ricettive saranno sempre più moderne e confortevoli, ma soprattutto nella misura in cui saranno a servizio dell’uomo, con la prevalenza del calore umano e del rispetto della persona.

Ebbene, io voglio dirvi che quanto più esse saranno umane, tanto più saranno cristiane.

Voi siete qui, nella particolare circostanza in cui il mondo cattolico celebra il 1950° anniversario della Redenzione, che segna pure l’evento della grande riconciliazione con Dio e degli uomini tra di loro. Siete venuti a Roma, città per eccellenza di fede, di storia, di cultura, da due millenni traguardo di ininterrotti movimenti di studi e di pellegrinaggi.

Ebbene, il Figlio di Dio, venuto sulla terra per redimere e riconciliare, nella sua esperienza umana non si è sottratto alla dura prova di mancanza, anzi di rifiuto di alloggio. “Non c’era posto per loro nell’albergo”, annota amaramente l’Evangelista, per Maria e Giuseppe, che venivano da lontano (Lc 2, 7). E Gesù dirà nelle sue peregrinazioni apostoliche: “Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8, 20).

Ma Egli non ha mancato di emanare, come norma universale per tutti i tempi e per tutti i luoghi, il suo codice di accoglienza, sintetizzabile nel principio di identificazione. Chi accoglie un uomo, chiunque sia, accoglie lui.

E chi accoglie ogni uomo come figlio di Dio compie non solo un dovere di carità cristiana, ma svolge anche un esercizio di alta umanità e di profondo rinnovamento sociale.

Egregi Signori, nel darvi il mio saluto di commiato, intendo rivolgervi l’augurio di essere sereni operatori di riconciliazione universale.

E con questi sentimenti imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.



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