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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE SUORE DOMENICANE DEL SACRO CUORE DI GESÙ NEL I CENTENARIO DELLA FONDAZIONE DELLA CONGREGAZIONE

Sabato, 26 magggio 1984

 

Cari fratelli e sorelle.

1. Con viva cordialità rivolgo il mio saluto a voi tutti: alle religiose domenicane, alla superiora generale, alle consigliere, alle suore professe, novizie, postulanti, aspiranti, alle collaboratrici laiche, nonché alle alunne ed ex alunne, ai benefattori dell’istituto, ai familiari e parenti, amici e conoscenti.

È per me motivo di gioia poter festeggiare con voi, in questo incontro, il centenario della fondazione della congregazione, concludendo in tal modo le celebrazioni in corso fin dall’anno scorso. Il cammino ormai compiuto da codesta porzione della grande Famiglia domenicana dev’essere per essa ragione di una santa fierezza e di profonda gratitudine alla Provvidenza, che tanto larga è stata di benedizioni e di successi, al di là delle prove e delle immancabili difficoltà.

2. Siete venute, care religiose, accompagnate da tante persone che in vari modi testimoniano, con il loro affetto, la loro stima e il loro appoggio, la vigorosa attualità di quel carisma domenicano che avete scelto come modalità concreta del vostro impegno cristiano e religioso. Possa la vostra esperienza di questa mattina essere per voi di ulteriore stimolo a un’indefettibile fedeltà alla vostra consacrazione, nella perseveranza di un generoso servizio che, secondo l’ispirazione domenicana, si configura come comunicazione agli altri della propria esperienza contemplativa: “contemplata aliis tradere”, secondo il celebre motto di san Tommaso d’Aquino. Voi poi esercitate questa missione evangelizzatrice nella scuola cattolica. Nello stesso tempo, come religiose, siete profondamente a contatto con quella problematica così propria della gioventù, che concerne il senso o l’orientamento da dare alla propria esistenza, cioè la ricerca della propria vocazione davanti a Dio, quale che essa possa essere.

3. Per questo, vorrei fermarmi brevemente a riflettere con voi sul rapporto che deve intercorrere tra l’opera educativa della scuola cattolica e l’aiuto che essa può offrire alla ricerca di una vocazione, attuata dai giovani che essa si propone di educare.

La scuola, soprattutto se cattolica, che vuol promuovere una crescita integrale della persona, non può eludere la responsabilità che essa detiene nei confronti di un problema tanto importante qual è quello della vocazione. E il giovane, dal canto suo, ha il diritto e il dovere di chiedere alla scuola un valido aiuto da questo punto di vista.

Il problema di un’educazione della persona è inscindibilmente connesso con quello di tale scelta decisiva, perché l’esistenza personale si riferisce al concreto della vita, davanti al quale noi non possiamo evitare di prendere posizione, in un senso o in un altro: è inevitabile, infatti, che nell’agire concreto noi operiamo delle scelte, che suppongono una certa concezione del nostro destino personale e delle finalità concrete da dare alla nostra vita. Il problema che resta, allora, è solo quello che si tratti di una scelta giusta, conforme alla chiamata divina, ovvero al “progetto” che Dio ha sulla nostra vita.

Questo ruolo che la scuola cattolica può svolgere nell’aiutare il giovane o la giovane a scoprire la propria vocazione, non toglie naturalmente che essi debbano essere i primi responsabili della scoperta e della decisione vocazionale. Ma devono rendersi ben conto che se operassero la loro scelta in un modo individualistico, nell’illusione di una falsa libertà, e ignorando le indicazioni che possono venire dall’ambiente educativo che li conosce e si prende cura di essi, correrebbero il gravissimo rischio di fallire nella loro ricerca e si precluderebbero veramente la strada per comprendere la chiamata divina. La libertà di scelta, in fatto di vocazione, può orientarsi verso il vero bene della persona, solo allorquando è aperta ad accogliere la guida e il sostegno disinteressati e sicuri che provengono da educatori consapevoli della loro missione.

4. Voi, care suore, come figlie di san Domenico, avrete modo di svolgere tanto più onorevolmente quella missione, quanto più saprete far vostro quello zelo ardentissimo per la salvezza delle anime, che caratterizzò in maniera così eminente lo stile di vita del vostro santo patriarca. E inoltre, nel vostro compito non facile di condurre e stimolare la gioventù al gusto e all’amore per la verità, non trascurate mai l’apporto prezioso di san Tommaso d’Aquino, presentato e raccomandato dalla Chiesa come guida perenne per gli studi e patrono delle scuole cattoliche.

La devozione al Sacro Cuore di Gesù dà poi al vostro essere Domenicane un timbro particolare, che sottolinea fortemente quel culto al Verbo incarnato, tanto chiaramente accentuato nella spiritualità di san Domenico.

Le radici profondamente cattoliche ed ecclesiali del vostro carisma religioso vi garantiscono una rigogliosa fecondità, che ha dato prova di sé nel passato, la dà nel presente, e la darà nel futuro, sempre che voi abbiate la santa accortezza di attingere senza stancarvi a quelle fonti genuine e inesauribili. Il vostro slancio evangelico vi fa ora progettare imprese missionarie al di là dell’Oceano. Non posso che approvare e incoraggiare tali vostre aspirazioni, che sono il segno chiaro della vostra vitalità e delle benedizioni che il Signore continua ad elargirvi. Siatene sempre degne con una corrispondenza totale e senza riserve alle ispirazioni e sollecitazioni della grazia, che vi vuole tutte sante.

5. E questo invito alla santità, ovviamente, non vale solo per le suore, ma anche per voi tutti qui presenti, ognuno secondo la propria vocazione. La Vergine del rosario, onorata in modo particolare dalla famiglia domenicana, sia per tutti voi madre e guida in questa ricerca della santità. Amate molto il santo rosario: esso è una vera scuola di santità.

Ecco, cari fratelli e sorelle, i sentimenti e gli auspici che volevo esprimervi. Voglia il Signore, per l’intercessione dei venerati fondatori dell’Istituto, padre Timoteo Longo e madre Concezione Jannitto, far sì che queste celebrazioni centenarie lascino una traccia profonda nel cuore di tutti, così da permettere alla congregazione di affrontare con entusiasmo il terzo millennio, carica di ulteriori numerosi frutti di opere buone.

Con la mia affettuosa benedizione.


Saluto ora quanti rappresentano la Federazione italiana delle scuole materne, che celebra quest’anno il decennale di fondazione.

Nei lavori del congresso, che si svolge in occasione di tale significativa data, voi state studiando il passato con tutte le sue realizzazioni e l’attuale situazione sociale, che rappresenta un periodo decisivo e anche critico per le sorti stesse delle istituzioni dedite all’educazione nella libera scelta delle famiglie. Ma ciò deve provocare non un inutile scoraggiamento, ma un rinnovato, ulteriore impegno a fare sempre più e sempre meglio in questo campo delicato e vasto dell’educazione dei bambini e delle bambine, in comunanza di intenti e di iniziative che coinvolgano i genitori, le insegnanti - religiose e laiche - i dirigenti e gli amministratori delle scuole stesse.

Le scuole materne italiane di ispirazione cristiana hanno dato sempre un’esemplare testimonianza di serietà e di efficienza; serietà ed efficienza che indubbiamente saranno mantenute e potenziate nonostante le difficoltà del presente, e confermeranno i genitori in quella fiducia e stima, che finora hanno manifestato nei confronti delle vostre istituzioni.

Con questi voti e con il mio plauso per il lavoro compiuto e il mio incoraggiamento per quello futuro, invoco dal Signore l’effusione delle sue grazie su di voi, su quanti e su quante si dedicano instancabilmente all’educazione e alla formazione cristiana dei piccoli, ai quali la Chiesa e il Papa guardano con trepida fiducia e con serena speranza per l’edificazione di un mondo più umano.

La mia Benedizione Apostolica vi accompagni sempre.

***

Un saluto particolare rivolgo agli alunni della Scuola «Caterina Cittadini» di Ponte San Pietro, in diocesi di Bergamo, che sono qui accompagnati dai loro insegnanti e genitori.

a tutti i miei voti più cordiali e la mia Benedizione.

 

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