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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN CORSO SULLA
REGOLAZIONE NATURALE DELLA FECONDITÀ

Venerdì, 13 dicembre 1985

 

Carissimi!

1. Con gioia profonda vi accolgo in questa speciale udienza, a voi riservata, e vi porgo il mio saluto più cordiale.

Da varie parti d’Italia siete venuti a Roma per partecipare al “Corso per insegnanti dei metodi naturali di regolazione della fecondità per una procreazione responsabile”, organizzato presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e diretto dalla dottoressa Anna Cappella. Desidero esprimervi il mio apprezzamento per la vostra sensibilità a questa problematica così attuale e delicata, che esige soluzioni chiare e concrete; per la vostra piena fiducia nel magistero della Chiesa, che insegna in nome di Dio e unicamente per il bene del singolo, delle famiglie e della società, e che indica il piano divino per una vita coniugale altamente cosciente della sua dignità.

2. Nella serie di incontri formativi che avete frequentato, persone esperte e qualificate vi hanno illuminato sulla conoscenza della corporeità e sui suoi ritmi di fertilità, sulle motivazioni morali e personalistiche della regolazione della natalità, sulle condizioni umane, fisiche e psichiche, necessarie per comprendere e vivere il matrimonio nel disegno della provvidenza divina. Per il senso di responsabilità che vi caratterizza è vostro compito comunicare questi insegnamenti nei vari ambiti ecclesiali e sociali, in cui si deve promuovere un’autentica vita morale. Io vi esorto alla serenità e alla fiducia. Come si legge nella Familiaris consortio: “l’ordine morale non può essere qualcosa di mortificante per l’uomo e di impersonale; al contrario rispondendo alle esigenze più profonde dell’uomo creato da Dio, si pone al servizio della sua piena umanità, con l’amore delicato e vincolante con cui Dio stesso ispira, sostiene e guida ogni creatura verso la sua felicità” (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 34).

Il Signore vi illumini sempre e vi accompagni in questo vostro compito, in modo da formare, nei vari ambienti, coscienze autenticamente cristiane, che sanno comprendere qual è veramente la volontà di Dio circa la vita umana, e il dovere di accoglierla e di proteggerla.

3. Indubbiamente il vostro compito è difficile, perché l’informazione e la conoscenza dei metodi naturali per una paternità e una maternità responsabili devono fondarsi su una corretta antropologia, ed esigono perciò l’educazione all’autocontrollo, e quindi la stima della castità e la valutazione della dimensione spirituale dell’amore, che integra in sé e sublima le pulsioni dell’istinto e l’inclinazione del sentimento. Anche l’impegno nella mortificazione, viene così finalizzato ad esprimere un amore autenticamente personale, capace di una quotidiana ascesi, di mutua comprensione e pazienza.

È necessario considerare il matrimonio, e quindi l’uso della sessualità, alla luce del mistero pasquale di Cristo, che importa logicamente sofferenza e sacrificio, vittoria e gioia, perché illumina, purifica, eleva e salva. Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae così scriveva: “Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ascesi, affinché le manifestazioni affettive della vita coniugale siano secondo il retto ordine e in particolare per l’osservanza della continenza periodica. Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità arricchendosi dei valori spirituali” (Paolo VI, Humanae vitae, 21).

L’insegnamento circa i metodi naturali non può perciò essere disgiunto da una chiara impostazione di vita interiore nutrita di preghiera e di fiducia in Dio, e anche da una costante educazione al ricorso all’aiuto della grazia, all’uso frequente dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, alla responsabilizzazione nel campo della carità. Infatti non si tratta solo di una questione biologica e psicologica, ma di tutta una concezione e una pratica di vita, radicate nella “Parola di Dio”, che illumina sulla natura e sul destino dell’uomo, e perciò impostate nella prospettiva dell’eternità.

4. Nella “Relazione finale” del recente Sinodo straordinario, celebrato a vent’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, i Padri sinodali hanno scritto tra l’altro: “Dappertutto sulla terra oggi è in pericolo la trasmissione ai giovani della fede e dei valori morali derivanti dal Vangelo. Spesso sono ridotte al minimo la conoscenza della fede e l’accettazione dell’ordine morale. Si richiede pertanto un nuovo sforzo nella evangelizzazione e nella catechesi integrale e sistematica” (Sinodo Straordinario dei Vescovi, Relatio finalis, II, B; a, 2).

Accettate anche voi con coraggio la responsabilità di questo sforzo nell’annunzio integro della dottrina morale della Chiesa, per la formazione cristiana dei giovani e delle famiglie.

Avvicinandoci alla solennità del Santo Natale, mentre vi porgo i miei auguri più sentiti, vi assicuro anche il ricordo nella preghiera presso il presepio, affinché il Verbo divino, entrato nella storia umana, vi mantenga sempre nella luce della sua rivelazione e vi sostenga con la grazia della redenzione.

E vi accompagni nel vostro compito anche la mia benedizione, che di gran cuore vi imparto e che estendo alle persone care.

 

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