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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA AL MAGISTERO «MARIA ASSUNTA»

Sabato, 9 marzo 1985

 

Signori Cardinali,
Signor Ministro,
Illustri Professori,
Care Missionarie della Scuola,
Care studentesse.

1. Ringrazio vivamente per le amabili espressioni rivoltemi dal Direttore accademico Professor Giorgio Petrocchi e dalle studentesse, interpretando sentimenti comuni. Porgo a tutti il mio saluto più cordiale, rivolgendo un deferente pensiero al Signor Ministro della Pubblica Istruzione, Senatrice Franca Falcucci, ai signori cardinali e ai vescovi: e un saluto affettuoso al Consiglio di Presidenza, alle Missionarie della Scuola, al Corpo docente e in special modo a voi tutte studentesse, che costituite la speranza del domani.

È con vero piacere che ho accolto il vostro invito a farvi questa visita in occasione del 45° anniversario della fondazione di questo istituto universitario, così vicino, materialmente e spiritualmente, alla Sede Apostolica. Il pensiero corre alle alte finalità che ispirano la fondazione, da parte di Religiose Domenicane (le Missionarie della Scuola), di questo Istituto che mira a promuovere la dimensione culturale - in special modo teologica - della vita consacrata femminile, così da consentirle una valida e fruttuosa presenza nel mondo della scuola; un Istituto ecclesiale impegnato, in una profonda comunione con la Santa Sede, ad “effettuare una presenza, per così dire, pubblica, costante e universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo dedicato a promuovere la cultura superiore” (Gravissimum educationis, 10); e per far sì che, attraverso insegnanti qualificate, le stesse istituzioni pubbliche della scuola possano essere illuminate dal fermento evangelico.

La vostra università, in questi 45 anni di vita, ha fruttuosamente svolto tale importante compito; e oggi più che mai le esigenze e i problemi della Chiesa e della società la sollecitano a proseguire coraggiosamente nello sforzo intrapreso e in una sempre più piena attuazione degli obiettivi statutari.

A nome della Chiesa, desidero ringraziarvi per quanto avete fatto e v’impegnate a fare, invocando l’assistenza del Signore.

2. Le parole rivoltemi dal Direttore accademico e dalle studentesse m’invitano a proporvi alcune riflessioni sul come siete chiamati oggi - sia come docenti che studenti - a realizzare la “conquista di valori umani e cristiani, che danno senso profondo al nostro vivere”.

È chiaro che, in ciò, modello supremo per tutti è Cristo nostro Signore, egli che è “via, verità e vita” (Gv 14, 6). Gesù è il Maestro che insegna all’uomo come giungere alla vera libertà, quella libertà che nasce dalla verità (cf. Gv 8, 32), cioè dal vero bene dell’uomo, vero bene che a sua volta si fonda sull’essere stesso dell’uomo, e quindi, in ultima analisi, sulla sua dipendenza ontologica da quel Dio che, mediante l’atto creativo, gli dona l’essere.

In questa conclusione fondamentale troviamo un punto d’orientamento centrale per la concezione cristiana dell’uomo e quindi per tutta l’opera educativa tesa a portarlo alla pienezza del suo essere e della sua libertà.

Su questo cardine della filosofia cristiana concordano e insistono due grandi dottori della Chiesa che a voi devono stare particolarmente a cuore: San Tommaso d’Aquino e santa Caterina da Siena. Il primo si esprime con le categorie della filosofia perenne e la seconda mediante l’effusione della sua sapienza mistica: ma dicono la stessa cosa attingendola alla fonte della Scrittura, laddove Dio rivela a Mosè il suo “Nome proprio”, unico ed esclusivo: “Io Sono” (Es 3, 14). Nome che Gesù attribuì poi a se stesso, suscitando lo scandalo dei farisei (cf. Gv 8, 24.28. 58).

Così, se per Tommaso Dio è l’“Ipsum Esse per Se subsistens”, del quale egli parla speculativamente, per Caterina Dio è il medesimo “Ipsum Esse”, col quale essa dialoga con tutto il fervore e l’intuito del suo cuore femminile: “Tu sei Colui che sei, e l’essere e ogni grazia che hai posta sopra l’essere ho da Te, che mèl desti e dai per amore e non per debito” (S. Caterina da Siena, Dialogo, 134).

3. È questa originalità del pensiero cristiano, che dovete sempre meglio acquisire, testimoniare e comunicare agli uomini del nostro tempo, così spesso distratti e incapaci di andare al fondo del reale, al fine di trarne i principi sicuri e immutabili di un vero progresso umano, civile, culturale e spirituale secondo il piano di Dio.

Missione dell’insegnante cattolico è quella di condurre amorevolmente e gradualmente l’uomo a questa profonda consapevolezza, è quella di aiutarlo a purificare e ad educare la propria ragione, per renderla disponibile ad accogliere, con l’assistenza dello Spirito Santo, la verità della fede.

Come sappiamo, la ragione con le sue sole forze ha la capacità di dimostrare l’esistenza di Dio, come primo principio assoluto e necessario, e di conoscerne anche, per analogia, gli attributi; la rivelazione di Cristo aumenta la luce propria della ragione naturale e richiede la fede nella sua parola. È perciò necessario preparare e purificare la ragione, affinché sia ben disposta ad accogliere la “parola di Dio” e a prestare il suo assenso.

Occorre stimolare la ricerca della verità in materia religiosa. Questo è uno dei principali compiti dell’educatore cattolico nel mondo d’oggi, soprattutto nella scuola pubblica. Infatti, come dice il Concilio, “a motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di responsabilità personale, sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione” (Dignitatis humanae, 2).

Se pertanto molti non accettano la verità di fede, si può e si deve introdurli, mediante un dialogo paziente e caritatevole, alla comprensione dei valori spirituali e religiosi partendo dalle evidenze della ragione, delle quali tutti noi, credenti e non-credenti, in quanto persone, siamo capaci.

4. In questa missione delicata e non facile, occorre normalmente una lunga e accurata preparazione. Ecco la funzione provvidenziale del vostro istituto. Per assolvere alla finalità che vi ho appena proposta, occorre chiedere al Signore una forte dose di quella santa “discrezione” della quale parla spesso santa Caterina da Siena: vale a dire, quella spirituale capacità di discernimento, che consenta di valutare le moderne correnti di pensiero alla luce dei principi perenni del pensiero cristiano, così da ritenere e da aiutare a “ritenere ciò che” (in esse) “vi è di vero, a scoprire le radici degli errori e a confutarli” (Optatam totius, 15).

Condurre il discepolo a questa spirituale maturità di giudizio, è e dev’essere sempre il supremo obiettivo educativo del maestro cristiano. Cristo si è proposto questo, nell’inviarci il suo Spirito di sapienza, come spiega molto bene San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi, quando parla dell’“uomo spirituale”, affermando che egli “giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno” (1 Cor 2, 15).

La donna educatrice, opportunamente preparata, può e deve rendere oggi alla Chiesa e al mondo, nel campo di questa spirituale sapienza, un servizio utilissimo e insostituibile, che mette in luce ed esalta le qualità e le ricchezze più proprie dell’anima femminile, nella sua capacità di diffondere la verità e di suscitare sempre nuove energie di bontà. È chiaro che queste cose valgono in modo particolare per le Religiose, ma ora intendo riferirle a qualunque forma di vocazione femminile.

La Madre Tincani fu precorritrice su questo punto, e resta sempre modello di docente e di discente per il suo intenso impegno spirituale, per la sua serietà professionale, per la sua cristallina fedeltà alla Chiesa.

5. La Madre Tincani affidò alla Madonna la scelta del direttore spirituale che poi l’aiutò nella realizzazione delle sue imprese più impegnative. In tal modo appare chiaro che la grandezza di quella religiosa fu sotto il segno della Vergine Santissima, di Colei che, per ogni donna, è modello di maestra e discepola, del Signore Gesù. E il migliore discepolo è il migliore insegnante.

Maria Santissima Assunta, alla quale è intitolata la vostra università, sia sempre dunque per ogni professoressa e studentessa modello ineguagliato e attuale, carico di virtualità sempre nuove, tali da arricchire la Chiesa.

Non è un caso che questo secolo abbia registrato una notevole promozione della donna accanto a un forte progresso della Mariologia, e addirittura dello stesso dogma mariano. Perciò lo stesso titolo del vostro Istituto sia un chiaro appello a una sempre maggiore attenzione ai valori essenziali della dottrina e del culto mariano, in corrispondenza ai segni dei tempi e alle indicazioni della Chiesa di oggi in ordine a un miglioramento della vita cristiana e a uno sviluppo della cultura cattolica e della promozione della donna nella società e nella Chiesa.

Nella gioia di questo pensiero rivolto alla Madre di Dio, formulo per l’intero istituto e per i responsabili della sua guida i miei più fervidi voti per un suo costante e fruttuoso progresso al servizio delle anime e della Chiesa e, mentre invoco a tal fine l’abbondanza delle grazie celesti, a tutti di cuore imparto la mia Apostolica Benedizione.

 

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