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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLA
CONFERENZA ITALIANA DEI SUPERIORI MAGGIORI (CISM)

Sabato, 30 novembre 1985

 

Carissimi fratelli.

1. È per me motivo di vivo compiacimento accogliervi oggi qui, in occasione del XXV anniversario dell’erezione canonica della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori.

Venticinque anni or sono, proprio il 30 novembre, il cardinale Valerio Valeri, l’allora Prefetto della Sacra Congregazione per i Religiosi, firmava il decreto di erezione, mentre il 15 novembre 1960 il mio predecessore Giovanni XXIII, di venerata memoria, ricevette in udienza particolare il primo Consiglio nazionale della Conferenza. Voi rappresentate i 27.000 religiosi presenti oggi in Italia, e gli 8000 religiosi italiani, che, sparsi nei cinque continenti, annunciano alle genti il Vangelo di Cristo.

2. Le finalità che vi animano sono definite dal nuovo Codice di diritto canonico, che dice testualmente: “I Superiori Maggiori possono utilmente associarsi in Conferenze o Consigli per conseguire più agevolmente, nell’unione delle forze, il fine proprio dei singoli Istituti, salvi sempre l’autonomia, l’indole e lo stile proprio di ognuno, sia per trattare affari di comune interesse, sia per instaurare un opportuno coordinamento e cooperazione con le Conferenze Episcopali e anche con i singoli Vescovi” (Codex Iuris Canonici, can. 708).

Già Papa Giovanni XXIII vi aveva dato lo scopo di “approfondire l’intesa tra i Superiori Maggiori dei singoli Istituti, studiare i problemi riguardanti la formazione religiosa, specialmente dei giovani, trasmettervi i frutti delle diverse esperienze di governo e di azione apostolica, per rispondere con maggiore preparazione alle esigenze della vita odierna”. Anche il documento Mutuae relationes del 14 maggio 1978, invita alla mutua collaborazione tra i religiosi, affermando: “il loro scopo primario è la promozione della vita religiosa inserita nella compagine della missione clericale; e la loro attività consiste nell’offrire servizi comuni, iniziative di fraternità, proposte di collaborazione, rispettando naturalmente l’indole propria di ciascun Istituto. Ciò senza dubbio contribuirà ad offrire validi aiuti al coordinamento pastorale, specialmente se in determinati periodi si farà anche una conveniente revisione degli Statuti operativi e se innanzitutto si cureranno le mutue relazioni tra le Conferenze episcopali e i Consigli dei Superiori Maggiori, secondo le direttive che saranno date dalla Santa Sede”.

3. Il vostro movimento associazionistico data di fatto già dal 1957, anche se l’erezione canonica, dopo un periodo di esperimento, è avvenuta alcuni anni dopo. Fin dall’inizio risulta, nelle assemblee regionali e nazionali, il vostro impegno nel trattare i problemi concernenti la vita religiosa e della Chiesa.

Avete opportunamente insistito sulla promozione vocazionale e sulla formazione religiosa e sacerdotale: due problemi che ritornano spesso nelle vostre assemblee e nei documenti pubblicati a conclusione delle stesse. Questi problemi si presentano urgenti anche oggi, a tale scopo avete costituito uffici e segretariati settoriali, come l’Ufficio nazionale vocazioni CISM, in stretta collaborazione con il Centro nazionale vocazioni della CEI, e l’Ufficio per la formazione religiosa e sacerdotale.

Altri problemi che investono i diversi aspetti della vita religiosa, sia al suo interno che nei suoi rapporti con la Chiesa locale e universale, sono stati oggetto di studio e di riflessioni nelle vostre annuali assemblee. Fra quelli tuttora più urgenti e interessanti, sottolineo i seguenti: “Il religioso nella società secolarizzata”, “L’evangelizzazione”, “La vita religiosa e i giovani religiosi oggi”, “Rinnovamento e futuro della vita religiosa”, “Vita religiosa e parrocchia”; nonché l’ultimo tema che avete trattato poche settimane fa a Collevalenza: “La consacrazione religiosa e la responsabilità del Superiore Maggiore”.

La vostra Conferenza volle rispondere agli orientamenti del Concilio e alle direttive della Santa Sede, creando occasioni di incontro e offrendo contributi di idee, proposte ed esperienze; ma soprattutto favorendo un clima di accoglienza e di fraternità.

4. Cari fratelli, da voi e da tutti i religiosi d’Italia mi attendo che, nella docilità all’impulso dello Spirito, perseveriate con coraggio nella sequela di Cristo e nella totale donazione a Dio, così che la vostra disponibilità generosa verso gli uomini del nostro tempo possa dare un sempre rinnovato e fecondo contributo alla causa del Regno di Dio e della gloria del Padre celeste.

La vostra testimonianza di unione con Dio nella preghiera, accompagnata da una sete ardente per la giustizia e la salvezza dell’uomo, possa essere un segno di speranza, uno sprone al vero progresso spirituale e un invito, per molti giovani, a unirsi a voi nel vostro lavoro e nel vostro sacrificio per l’avvento dei tempi futuri promessi dalla Parola di Dio.

Privi di ambizioni e di interessi mondani, possiate voi sempre essere, nel cuore del mondo, quel fermento evangelico del quale la società italiana ha bisogno per rispondere al piano divino della salvezza.

Questa è la via che vi hanno tracciato i vostri santi fondatori, mossi dallo Spirito di Dio. Via che è condizione essenziale per la missione che vi è stata affidata nella Chiesa e nel mondo.

È questa la missione della vita religiosa nella Chiesa universale. Non dovete tuttavia dimenticare che, pur appartenendo ad un Istituto di diritto pontificio, dovete sentirvi sempre pienamente partecipi della famiglia diocesana e assumervi l’impegno del necessario adattamento. In questo senso l’esenzione di cui i vostri Istituti godono, diventa un servizio: un servizio alla Chiesa locale per la Chiesa universale.

5. Con vero piacere constato che nella Chiesa di Roma, di cui sono Vescovo, questo valore dell’integrazione dei religiosi nella Chiesa locale è molto sviluppato a tutti i livelli. Delle 303 parrocchie della diocesi di Roma, più della metà sono affidate ai religiosi e spesso sono le parrocchie più popolose e cariche di gravi problemi. Vi ringrazio per questo prezioso servizio. Come pure vi ringrazio per il lavoro e la multiforme attività che i vostri religiosi svolgono per la Chiesa universale nell’insegnamento presso le Università Pontificie e per la Santa Sede, nei vari dicasteri e organismi della Curia Romana.

In questa tappa importante del vostro camminare assieme - il XXV dell’erezione canonica - l’augurio che formulo per voi che rappresentate i Superiori Maggiori d’Italia, per il vostro Consiglio nazionale, per tutti i confratelli, è quello di un ulteriore e fecondo consolidamento della vostra istituzione, affinché grazie al materno soccorso di Maria santissima, modello di ogni vita religiosa la vostra attività corrisponda sempre meglio alla volontà del Padre e alle attese dell’uomo alla ricerca di Dio.

Con tali voti e sentimenti vi imparto di cuore una larga e speciale benedizione, che estendo a tutti i confratelli della diletta nazione italiana.

 



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