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VISITA PASTORALE A GENOVA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON 20.000 GIOVANI NEL PALAZZO DELLO SPORT

Domenica, 22 settembre 1985

 

Carissimi!

1. Giunto ormai al centro del mio pellegrinaggio nell’amata e stimata Genova, eccomi all’atteso incontro con voi, giovani, che di questa terra rappresentate l’ultima generazione, nella quale tutte le precedenti in qualche modo si riversano, facendovi confluire un carico eccezionale di storia, di cultura, di genialità, e anche di santità.

Il mio cordiale ringraziamento va ai due giovani che hanno sintetizzato con efficacia i sentimenti che vi animano in questa gioiosa occasione.

In questa assemblea possiamo vedere convenuta non una parte soltanto di Genova, poiché voi, in quanto giovani e in nome della vostra condizione di vita, richiamate per così dire Genova tutta. Voi siete Genova, perché della vostra città incarnate la giovinezza della società che qui si muove; delle famiglie che in essa vivono; voi siete la giovinezza della Chiesa che qui, fin dai primi tempi cristiani, è piantata.

Questa città, così intrepida nelle sue iniziative e prosperosa nei suoi commerci, da secoli alla ribalta e attualmente non immune da difficoltà e da tentazioni disgreganti; questa città ha in voi il suo futuro e oggi la sua speranza più cospicua. Per questo ripeto specificamente per voi ciò che scrissi nel marzo scorso a tutti i giovani del mondo: “La vostra giovinezza non è solo proprietà vostra, proprietà personale o di una generazione: essa . . . è un bene speciale di tutti” (Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 1, 31 marzo 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 758), un bene incalcolabile e irripetibile nella storia della vostra città e per il suo stesso domani.

L’avvenire di Genova converge col vostro e in esso confluisce: il vostro bene e il bene di Genova non sono separabili tra loro. “Da voi dipende il termine di questo millennio e l’inizio del nuovo” per questa città e per questa diocesi. Fin d’ora siete, pur in formazione, il volto e l’anima della Genova dell’anno 2000.

Saprete essere degni di tanta eredità? Saprete non sciupare nulla di questo patrimonio straordinario, ma anzi confermarlo, mantenerlo, incrementarlo (cf. Ivi, 11: l. c., pp. 783 ss.) con il vostro apporto? Saprete conservare e sviluppare il profilo interiore e originale, il carattere austero e dinamico, l’indole civilissima e cristiana della vostra città?

Io sono certo di sì.

2. Stamane avete pregato e cantato in attesa di questo nostro incontro; nelle settimane precedenti siete saliti con fiaccole al Santuario della Madonna del Monte, avete vegliato, meditato e pregato sui testi biblici, e sostato in adorazione dinanzi a Gesù Eucaristia. Avete inteso anche riscoprire il gusto di qualche sacrificio, di qualche digiuno, di qualche gesto di riconciliazione. Avete cercato di incrementare i segni di amore nel vostro ambiente, e tutto perché l’incontro col Papa fosse occasione per comprendere alla radice il dono della giovinezza “da vivere nella Chiesa per la comunità degli uomini”. E infatti, la lanterna di sassolini, che ora mi avete donato - riproduzione suggestiva del monumento che è il simbolo della vostra città - documenta l’impegno che avete profuso, e segnala la tensione verso il bene che, portandovi all’incontro col Papa, vi vuole vivi e veri per le migliori sorti di Genova.

Ma il vostro cammino viene da più lontano: parte, per ciascuno di voi, dalla prima fanciullezza e ha preso forma nelle rispettive comunità familiari e parrocchiali. Ognuno di voi è il frutto di un’educazione tuttora saldamente perseguita nelle parrocchie e nelle associazioni e movimenti ecclesiali.

Incontri di catechismo, riunioni formative, iniziative spirituali e apostoliche, campi-scuola e convegni: tutte tappe salienti delle vostre storie personali, della storia anche di questa generazione cristiana. Per l’insieme di questa pedagogia, che è stata per voi e tuttora rimane tirocinio a una vera umanità e a una fede autentica, vi invito a ringraziare sentitamente, insieme con me, il Signore.

3. Grazie a questo itinerario educativo, voi avete appreso i comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa; siete stati educati a sentire la voce della coscienza, a discernere il bene dal male, a stimare e a scegliere i valori morali, da comprovare mediante la verità delle opere. Non solo. Se siete giunti fino ad oggi, è anche perché avete in qualche modo sperimentato, in prima persona, il tipo di incontro che un giorno capitò al giovane ricco di cui parla il Vangelo: “Gesù, fissandolo, lo amò” (Mc 10, 21).

Ecco, qui si capisce quanto è importante parlare con gli occhi e guardare negli occhi. Io ho molto meditato questo passo del Vangelo in cui si parla di questo incontro tra Gesù e il giovane, e sono arrivato anche a una conclusione: c’è una conversazione, un dialogo indispensabile che va fatto con gli occhi, guardando l’altro; questo ci insegna Gesù. Imparate anche voi quest’arte.

Non vi è dubbio che almeno una volta, voi giovani cattolici, questo sguardo l’avete incrociato e che l’insieme di tante occasioni formative è valso, quanto meno, a farvi balenare negli occhi e nel cuore “lo sguardo amorevole” di Gesù.

D’altra parte, io non so augurarvi un’esperienza più grande. E vi ripeto l’assicurazione: Gesù “guarda con amore ogni uomo. Il Vangelo lo conferma ad ogni passo. Si può anche dire che in questo “sguardo amorevole” di Cristo sia contenuto quasi il riassunto e la sintesi di tutta la buona novella” (Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 7, 31 marzo 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 771 s.).

Da questo sguardo è suscitata anche in voi “l’aspirazione a qualcosa di più”, mediante la quale il giovane viene come portato, per mano dello Spirito Santo, di tappa in tappa, fino a formulare in sé l’interrogativo: che cosa devo fare? Signore, che cosa vuoi da me? “Qual è la tua volontà? Io desidero compierla” (Giovanni Paolo II, Epistula Apostolica ad iuvenes, Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 9, 31 marzo 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 777).

Ecco, amici, dove sgorga per ciascuno il cammino della rispettiva vocazione di vita. Applicarsi a scoprirla concretamente, costantemente - lo scrivevo già a tutti i giovani del mondo - è un “lavoro appassionante”, un “affascinante impegno interiore”, nel quale “si sviluppa e cresce la vostra umanità, mentre la vostra giovane personalità va acquistando la maturità interiore” (Ivi: l. c., pp. 777 s.).

Sotto lo sguardo amorevole di Gesù, una vita secondo i comandamenti si apre come un fiore e diviene una vita nella consapevolezza del dono. E se la chiamata di Dio può avvenire su strade diverse, vi sia chiaro tuttavia che si tratta di un’avventura superiore a ogni altra, più profonda e più convincente di tutte le altre.

4. In questa aspirazione “a qualcosa di più”, che è implacabile nell’animo giovanile, e per questo benefica e benedetta, io desidero confermarvi. È Pietro, “roccia” per chiamata divina, come dice anche il canto che è stato composto per questa occasione, che vi esorta a non appiattirvi nella mediocrità, a non assuefarvi ai desideri mondani, a non voler vivere solo a metà, con aspirazioni ridotte o, peggio, atrofizzate. Il Papa è venuto per invitarvi al cammino, alla novità continua da cercare dentro di voi, con la vostra stessa vita. Giovani genovesi, non “lasciatevi vivere”, ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro!

D’altra parte, voi stessi sapete che non c’è incontro vero che non lascia traccia. Per questo non ci può essere l’incontro con “l’amorevole sguardo” di Gesù senza che la vita, dentro e fuori, non ne rimanga intaccata. Anzi, la prova che avete incrociato lo sguardo del Maestro è proprio il vostro modo di vivere, l’ordine delle vostre scelte, la consequenzialità di esse, in una parola: il vostro comportamento di creature nuove, secondo le “Beatitudini” del Vangelo.

So che, al pari dei vostri coetanei che vivono in altre parti d’Italia e del mondo, voi siete molto sensibili al tema della pace. Se n’è avuta eco anche in questo incontro. E io desidero approfittare di questa occasione per farvi una confidenza. Il parlare di pace, da parte del Papa, ai Grandi della terra, l’indirizzare a loro messaggi, l’intercedere a favore dei fratelli più sfortunati e più tormentati, tutto questo è destinato a incidere nel futuro se in concomitanza cresce una generazione nuova di persone capaci di pensare in positivo i rapporti tra le persone, i gruppi, le nazioni. E qui voi siete chiamati in causa, perché - come ho detto ai Giovani di Azione Cattolica - “la sequela di Cristo è sequela di pace, nella pace. Pace nell’accogliere il messaggio del suo amore. Pace nell’accogliere il suo Spirito. Pace nel vivere nella sua grazia, nella sua intimità, mediante i Sacramenti e soprattutto l’Eucaristia” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982] 1457). In tal modo, nel vostro piccolo, ma fin d’ora, voi gettate in avanti un’ipoteca di pace e contribuite a cambiare l’aria che ora tutti respiriamo.

Aggiungerei che si deve desiderare che lo possano sentire, che lo possano condividere tutti i giovani del mondo, in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi nazione, in qualsiasi sistema: che lo possano sentire tutti i giovani! Se alcuni, come voi che state qui, avvertono questo ed altri non lo sentono, c’è ancora la speranza che i giovani possano convertire gli altri giovani nonostante tutte le separazioni e le divisioni del nostro mondo contemporaneo?

Parimenti, voi soffrite per la disoccupazione che come una vera calamità colpisce in particolare a livello giovanile. Se da una parte vi supplico di non abbattervi, dall’altra desidero unire la mia voce alla vostra per chiedere ai gestori della cosa pubblica e delle imprese di voler considerare in tutta la sua importanza il sacrosanto diritto al lavoro, che non solo dà accesso ai beni materiali dell’esistenza ma forma l’uomo.

5. Lungo questi binari, il vostro impegno per la pace e la giustizia deve canalizzarsi in una dimensione di servizio, di presenza coerente nella realtà civile e sociale, di partecipazione piena di senso, di volontariato anche. Come ho visto stamattina nel Piccolo Cottolengo: c’erano tanti volontari e anche tanti giovani e li vedo anche molte volte a Roma e nelle altre città. Questo è per esprimere il mio apprezzamento per tutta l’opera del volontariato italiana, soprattutto al volontariato dei giovani. Tuttavia, la scelta del servizio non si compie con qualsiasi disposizione interiore, ma attraverso un lavoro di affinamento su voi stessi, sulla vostra personalità, per farne scaturire quegli atteggiamenti che sono inequivocabilmente del cristiano: povertà e castità, semplicità e mitezza, sobrietà e spirito di sacrificio.

La preghiera sia la vostra arma segreta e potente. Per essa vi irrobustite dinanzi alle sfide del vivere quotidiano, e acquisite quel realismo cristiano che è indispensabile per diventare maturi. Ma soprattutto, grazie alla preghiera, voi potete vivere in effettiva e costante comunione con Dio.

Ecco, amici, alcune mete essenziali per il vostro futuro che - lo ripeto - è anche il futuro di Genova, dell’Italia, dell’Europa e del mondo. Esso dipende in gran parte da voi, giacché Dio non vi fa mancare la sua grazia.

Così io vi penso, così vi seguirò. E prego per voi la Vergine della Guardia, che è avvocata dei giovani e patrona specialissima di questa Città e della gioventù del mondo, perché vi tenga sotto il suo sguardo e stretti al suo cuore, per consegnarvi a quello del suo figlio Gesù.

A lei, la Vergine Maria, Madre di Cristo e madre nostra, invito ora a rivolgere il pensiero e il cuore, quando reciteremo insieme la preghiera dell’Angelus.

Ma carissimi, essendo così in spirito davanti a questo santuario benedetto della vostra città, non posso non portarmi col pensiero anche davanti a un Santuario da me conosciuto e che mi sta tanto a cuore: il Santuario della Madonna Nostra Signora di Guadalupe, che sta in Messico. Vogliamo essere spiritualmente presenti in quella terra, in quella città grandissima, così provata.



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