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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONVEGNO DI STUDI SUL TEMA
«EVANGELIZZAZIONE E BENI CULTURALI DELLA CHIESA IN ITALIA»

Venerdì, 2 maggio 1986

 

Illustri Signori.

1. Sono lieto di porgere a tutti voi il mio saluto più cordiale, con un particolare e deferente pensiero ai signori cardinali Egano Lambertini e Luigi Dadaglio. Desidero poi salutare mons. Pietro Garlato, che ha organizzato il presente Convegno di studi sul tema “Evangelizzazione e beni culturali della Chiesa in Italia”, d’intesa col Ministero italiano dei Beni culturali.

Nel manifestare il mio apprezzamento per la qualificata attività che svolgete e confortare i vostri propositi di presenza, cristianamente ispirata, nel mondo culturale e artistico, vi do il benvenuto qui in Vaticano, dove è facile cogliere l’apertura al trascendente che è propria dell’arte, la quale con una molteplicità di stili manifesta la pluriforme intuizione che gli artisti hanno avuto della realtà intera: di quella terrena e di quella celeste.

2. Nell’arte cristiana la freschezza e la novità dell’esperienza religiosa sono state egregiamente espresse mediante opere, che ben a ragione possono essere considerate manifestazioni luminose dello spirito, perché con bella varietà rivelano la percezione e la consapevolezza che i credenti - lungo i secoli e fino ai giorni nostri - hanno avuto dell’avvenimento salvifico. A riunire tali diverse forme d’arte è la tradizione, la quale offre così a tutte le generazioni ciò che la Chiesa crede e spera, perché sia accolto, compreso e quotidianamente vissuto.

Le ricchezze custodite nella pratica e nella vita del popolo di Dio sono rivelate dall’arte in modo così degno, che fanno avvertire nella loro chiara armonia il valore dello spirito, l’appassionata domanda dell’uomo al Signore, l’incontro col Mistero fatto carne. È una domanda amorosa, non priva di sofferenze, che imprime alla materia il volto dell’uomo pellegrino e il riverbero dell’infinita maestà del Creatore, origine prima e scopo ultimo di ogni vita.

L’Incarnazione ha reso possibile l’interpretazione del Mistero mediante segni sensibili, rivelando agli uomini la luce profonda di Dio. Con questo evento il Verbo è entrato a far parte della storia: l’Uomo-Dio è stato veduto, conosciuto, amato. L’arte cristiana registra l’umanità visibile e le azioni divine del Cristo, mentre con la trasparenza del suo linguaggio apre un varco all’intuizione di qualche aspetto dell’Ineffabile.

3. La bellezza, unita alla verità, brilla in ogni essere, svelandone l’intimo segreto. Di conseguenza l’arte è autentica quando riveste il connotato della bellezza e diventa allora universale, leggibile, di immediata penetrazione, con gaudio per lo spirito che ne trae incitamento a cose nobili e grandi.

La Chiesa tiene in gran conto l’arte vera, perché vi vede un elemento fondamentale di cultura e di umanità, ed è pure convinta che la fede può esercitare e, di fatto, ha frequentemente esercitato sulla produzione artistica una funzione illuminante e ispiratrice. “Fra le più nobili attività dell’ingegno umano - insegna il Concilio Vaticano II - sono, a pieno diritto, annoverate le arti liberali, soprattutto l’arte religiosa e il suo vertice, l’arte sacra. Esse, per loro natura, hanno relazione con l’infinita bellezza divina, che deve essere in qualche modo espressa dalle opere dell’uomo, e sono tanto più orientate a Dio e all’incremento della sua lode e della sua gloria, in quanto nessun fine è stato loro assegnato se non quello di contribuire il più efficacemente possibile, con le loro opere, e indirizzare le menti degli uomini a Dio” (Sacrosanctum Concilium, 122).

Per questo la Chiesa ha chiamato le arti al servizio della liturgia, affidando ad esse il compito di un aiuto al dialogo degli uomini con Dio e ammettendo negli edifici sacri quelle forme artistiche che, “con linguaggio adeguato e conforme alle esigenze liturgiche, innalzano lo spirito a Dio” (Gaudium et Spes, 62), in un culto che dispone le persone al reciproco amore e a un unico servizio all’Onnipotente.

4. La storia delle arti in Italia, fin dai primi tempi del cristianesimo, registra una coincidenza di luce e di splendore, che ha le sue testimonianze suggestive in ogni secolo. L’impegno artistico ha così prodotto un patrimonio culturale immenso e di alta qualità, che oggi è legittimamente considerato patrimonio di tutti i popoli.

So che in questi giorni avete preso in considerazione i modi concreti di una possibile collaborazione con lo Stato italiano, perché questa eredità artistica sia fruibile da tutti, senza tuttavia perdere la natura della sua matrice originaria. Sia la vostra collaborazione ampia, sincera, aperta e intelligente, come si conviene a chi vuol contribuire all’affermarsi della civiltà dell’amore.

L’amore, in definitiva, ha permesso la creazione dell’opera d’arte ed è ancora l’amore che deve ora ispirare una conservazione, la quale giovi non solo alla memoria storica ma anche alla crescita dell’uomo contemporaneo in riferimento ai valori trascendenti. Il visibile linguaggio dell’arte, come dissero con felice intuito i Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente, trova ancor oggi una palpitante espressione nei templi, dove gli artisti hanno lasciato non tanto un’immagine di se stessi e della loro visione della vita, quanto piuttosto la rappresentazione della fede della comunità cristiana.

5. Perciò, da parte dei sacerdoti e degli operatori pastorali, l’arte sacra va seguita e aiutata a ricuperare le sue leggi. Al riguardo, una scuola di formazione potrà essere il Museo diocesano, che raccogliendo alcune voci significative del passato artistico, promuoverà una genuina sensibilità al linguaggio dell’arte, diventando privilegiato luogo di incontro del passato con l’oggi e insostituibile palestra di maturazione per gli artisti di domani.

Mentre formulo gli auspici più fervidi per i programmi futuri, che mirano a fare in modo che i fedeli abbiano sempre decorosi edifici sacri, dove essere guidati all’approfondimento della fede, nella saldezza della speranza e nella comunione dell’amore, prego il Signore affinché vi assista con la sua luce e la sua grazia.

Con questi sentimenti vi imparto di cuore l’apostolica benedizione, che estendo volentieri ai vostri cari.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 


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