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VISITA PASTORALE IN ROMAGNA

DISCORSO

DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA CERIMONIA DELLO «SPOSALIZIO DEL MARE»

Cervia (Ravenna) - Domenica, 11 maggio 1986

 

1. Ringrazio vivamente per le cortesi e cordiali parole che mi sono state ora rivolte dal signor ministro Oscar Luigi Scalfaro, a nome anche del presidente della Repubblica e del Governo italiano, e dal signor sindaco, il quale si è fatto interprete dei sentimenti di tutti voi, Cervesi, qui radunati per prendere parte all’antica e sempre suggestiva cerimonia della benedizione del mare, detta popolarmente “sposalizio del mare”. Sono grato inoltre al caro fratello mons. Tonini, arcivescovo di Ravenna e vescovo di questa vostra diocesi di Cervia.

Saluto voi tutti con grande affetto, mentre da questo molo il mio sguardo si distende ammirato su questo stupendo mare Adriatico e abbraccia tutti coloro che hanno la sorte di vivere nella cornice di questo scenario attraente. Sono molto lieto di essere con voi, cari Cervesi e ospiti. Vorrei che questo incontro vi sia di incoraggiamento a spendere bene il dono della vita nella coerenza della fede e nella testimonianza della carità cristiana.

2. Ho benedetto il mare come si benedice la casa, perché il mare per voi è lo spazio di casa allargato, il luogo della condivisione delle vicende cittadine. L’ho benedetto come si benedicono i campi che danno sostentamento. L’ho fatto per esprimere insieme con voi sentimenti di gratitudine per il passato e per invocare protezione per il futuro.

Per voi l’Adriatico è generoso, come e più che i campi. E voi lo tenete prezioso, come gli agricoltori la terra. Il mare è la vostra terra: i marinai cervesi non solo vivono sul mare, ma vivono del mare e quasi per il mare. A loro mando il mio saluto affettuoso. Benedicendo il mare, pensavo a tutti gli uomini che sul mare faticano e dal mare traggono il loro sostentamento; pensavo alle loro famiglie, raccomandandole alla Madonna, perché le assista sempre come Madre.

Il rito di questa sera da secoli voi lo chiamate “sposalizio del mare”. Ed è una similitudine molto bella, nata in clima cristiano, dal significato molto forte. Essa vuol dire che voi pensate al mare non solo quale mezzo di vita, ma quasi come a una realtà vivente che fa corpo con la città. Auspico che questo rito conservi sempre la ricchezza di significato con cui è nato e col quale è stato vissuto per generazioni. Con l’incarnazione Cristo ha stabilito un particolare legame con tutta la realtà della natura, mentre con la sua redenzione ha conferito ad essa dignità e nobiltà, che sono insieme un privilegio e un impegno.

Questo richiamo al carattere sacro della natura non vuol essere qualcosa di fittizio o di mitico. Il mare è veramente un dono: è l’erario della città. L’eredità da trasmettere integra ai figli. Ma è anche il richiamo ai valori fondamentali della cultura e della spiritualità umano-cristiana. Il mare è tra le realtà della natura che più parlano all’animo umano, chiamandolo a guardare oltre, a elevarsi in alto. Ecologia vuol dire tutto questo: rispetto, ammirazione, attenzione affettuosa, e suppone animi capaci di contemplazione, di gratitudine, di poesia.

3. Trovandomi in una città come Cervia - località turistica molto frequentata del litorale adriatico, che ha conosciuto in questi ultimi decenni uno sviluppo sociale ed economico veramente rapido - non posso non rivolgere una breve parola anche sul fenomeno del turismo, diventato ormai di massa, portando profondi mutamenti non solo nelle strutture e nelle istituzioni, ma anche nella mentalità degli uomini con conseguenti riflessi in campo culturale e morale.

Per questo occorre che la realtà del turismo sia vista alla luce di Cristo. Occorre cioè riconoscere ciò che è positivo, in quanto destinato a ricreare le forze e distendere lo spirito spesso affranto in una vita sempre più logorata dal ritmo stressante della civiltà odierna; ma occorre anche prendere coscienza del rischio che il turismo diventi fenomeno negativo, se ridotto a esperienza consumistica e, in definitiva, alienante. In questo contesto si impone l’esigenza di un’educazione che porti a concepire il turismo come elemento di formazione umana e spirituale della persona, vivendolo di conseguenza come una pausa di serena distensione, di elevazione dello spirito, di una più profonda comunione con Dio, attraverso la natura, e come una possibilità di intrecciare nuovi rapporti di amicizia per una più piena realizzazione di sé, nello scambio interpersonale.

In questa prospettiva è molto importante una convinta educazione al vero senso dell’accoglienza, del rispetto degli altri, delle loro idee e delle loro culture; al senso della gentilezza e della comprensione verso gli ospiti che in sì gran numero affollano le case e gli alberghi di questa vostra città. Ma occorre soprattutto una educazione religiosa perché il turismo valga ad elevare gli uomini alla contemplazione del creato e ad aprirli al dialogo con Dio, trascendente autore delle bellezze profuse nella natura.

4. Benedirò fra poco la prima pietra di una nuova “Casa dell’accoglienza”. Insieme con essa e prima ancora desidero benedire voi fratelli e sorelle di Cervia che avete fatto vostra l’iniziativa del Movimento per la Vita, sostenendola con grande fervore, come mi diceva il vostro arcivescovo.

Ringrazio il Signore per la consolazione che mi procura quanto avete già realizzato e quanto programmate per il futuro. Esprimo apprezzamento per tutti coloro che - come le Suore della Carità, il Movimento per la Vita e la parrocchia - vi si sono impegnati. Iniziative come questa costituiscono un’autentica risposta al comandamento dell’amore per il prossimo, che Cristo ha dichiarato massimo fra tutti. Grazie ad essa sono state salvate 45 vite di esseri umani. Anche per loro Iddio ha creato questo mare e questo cielo.

Mi congratulo con la comunità parrocchiale di Cervia: questa è una testimonianza preziosa. È la risposta della Chiesa a questo nostro tempo che, perdendo il senso di Dio, rischia di smarrire anche la stima della vita umana. Questa vostra opera proclama una grande verità: ogni vita umana vale più dell’intera creazione materiale; ogni vita umana è sacra, intangibile: ucciderla è rendersi responsabili di un grave crimine. Con questa vostra opera, cari fedeli di Cervia, voi volete affermare che non siete disposti a cedere ai compromessi di coloro che vorrebbero mettere sullo stesso piano bene e male, vita e morte. Questa vostra opera è testimonianza di amore. E ciò è motivo di conforto per tutti. Là dove c’è amore per i fratelli, lì c’è la presenza di Dio. E voi, impegnandovi ad avviare un’istituzione di non piccolo costo, avete mostrato un amore ammirevole. Confido che saranno molti ad aiutarvi, anche tra i turisti ospiti. Il Papa vi esprime il suo plauso e vi incoraggia a perseverare.

Unendo ora insieme i due riti compiuti questa sera - la benedizione del mare e la benedizione della prima pietra di una nuova Casa dell’accoglienza - mi piace vedere un medesimo atteggiamento di fondo che ispira l’uno e l’altro rito: la Cervia affezionata al suo mare è la stessa Cervia che si preoccupa della vita di ogni essere umano, in armonia col Creatore e con i suoi disegni di amore. Auspico che Cervia continui ad essere fedele a questi valori e a questi ideali, in coerenza con le sue nobili tradizioni.

Nel lasciare questa terra ospitale per far ritorno in Vaticano, vi assicuro che porterò nel mio cuore e nelle mie preghiere i vostri volti, le vostre preoccupazioni e le vostre speranze.

Di cuore benedico voi e i vostri familiari, con un particolare pensiero per i bambini, gli ammalati e gli anziani.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 


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