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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN AUSTRALIA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto di Fairbairn (Australia), 24 novembre 1986

 

Signor primo ministro, signore e signori.

1. È con grande gratitudine e gioia che metto piede sul suolo australiano: gratitudine a Dio che mi ha permesso di effettuare questa visita, e gioia al pensiero di essere tra amici. La ringrazio, eccellenza, per le sue gentili parole di benvenuto da parte del popolo australiano, e ringrazio lei e il primo ministro, come molti altri illustri cittadini australiani, per avermi invitato. Desidero anche esprimere la mia gratitudine ai vescovi australiani per il loro invito, e alla comunità cattolica per la sua generosa adesione agli inviti ufficiali. La mia gratitudine si estende, infatti, a tutti i cittadini di questo Paese.

Vengo in Australia seguendo le orme del mio predecessore Paolo VI, che fu il primo Papa nella storia a visitare l’Australia. Per me personalmente è la seconda volta. La mia prima visita nel vostro meraviglioso Paese ebbe luogo nel 1973 in occasione del Congresso eucaristico internazionale a Melbourne. In quell’occasione mi si offrì la possibilità di venire a Canberra, dove incontrai il primo ministro e altri eminenti membri del Parlamento. Visitai anche il monumento ai Caduti e la Australian National University. Conservo tuttora caldi ricordi di quella visita, che fu seguita da brevi visite alle capitali dei vari Stati oltre che a Geelong e Queanbeyan.

2. In questa occasione, tuttavia, vengo come pellegrino, come uno che viaggia in atto di devozione religiosa. Vengo qui come Pastore del popolo cattolico, per celebrare con esso l’Eucaristia, per rafforzarlo nella fede, per confermare la sua speranza e invitarlo a un amore sempre più generoso per Dio nostro Padre e per gli uomini e le donne in ogni luogo. Vengo come fratello cristiano di tutti coloro che riconoscono Gesù Cristo come Signore, e professano che egli è il Figlio di Dio e il “solo mediatore fra Dio e gli uomini” (1 Tm 2, 5). Aspetto con impazienza il momento di pregare con i miei fratelli cristiani, di ascoltare con loro la parola di Dio nelle Scritture, e di incoraggiarli nella fedeltà alla fede che abbiamo in comune.

Per tutti gli australiani, popolo di indubbia buona volontà, vengo come amico: per esortarvi a perseguire nella vostra vita tutti quei valori degni della persona umana; per incoraggiarvi ad essere aperti di cuore, generosi verso gli sventurati e solleciti verso gli emarginati. Con le parole di san Paolo: “Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti” (1 Ts 3, 12).

3. Tutti gli inviti e le lettere che ho ricevuto dagli australiani mi dicono che vi attendete dal Papa che egli vi ricordi cose che forse i vostri cuori vi dicono, ma che spesso sono cancellate dal caos della vita d’ogni giorno. Cercherò di rispondere alle vostre speranze e aspettative, di modo che insieme durante questi giorni possiamo rivolgere i nostri cuori a Dio e in lui trovare la piena giustificazione della nostra dignità umana.

Il messaggio che porto e propongo a tutti coloro che vorranno liberamente ascoltare la mia voce non è mio. È il messaggio di Gesù Cristo. Molti di voi lo seguono nel discepolato e altri ancora tra voi rispettano i suoi insegnamenti. Ma sia che professiate o no la fede in Gesù Cristo, o parliate di questa fede con lo stesso mio linguaggio, vi chiedo di riflettere sulle profonde verità della paternità di Dio e dell’unità di tutti gli uomini quali figli di Dio. Vi chiedo di riflettere su cosa potrebbe essere il mondo se ognuno in ogni luogo riconoscesse queste verità e vivesse la propria vita in accordo con esse.

Noi siamo fatti - noi tutti - per la vita e per l’amore. Abbiamo bisogno di reciproco incoraggiamento e sostegno. Nell’amorevole provvidenza di Dio nostro Padre, il mondo viene inteso come una dimora per l’intera famiglia umana; c’è posto per tutti e può esservi sostentamento per tutti. E ognuno ha il diritto di seguire il proprio destino con dignità e di condividere le buone cose che Dio ha messo a disposizione dei suoi figli.

Se questi pensieri fanno vibrare una corda dentro di voi, innalzate i vostri cuori e meditate il mistero di Dio e il mistero dell’umanità. Attraverso la tranquilla meditazione e il pacifico scambio di riflessioni scoprirete o riscoprirete il vostro rapporto personale con Dio e con il prossimo, e scoprirete quanto potrete essere efficaci nel costruire una società degna dei vostri figli e dei figli dei vostri figli

4. Cari amici: saluto tutti voi, con rispetto, stima e amore. Vorrei avere la possibilità di parlare a ciascuno di voi, di stringere la mano di ognuno, di benedire ciascun bambino, di abbracciare ogni persona che è malata o inferma. Offro tuttavia a ciascuno di voi i miei voti più sentiti, e prego affinché possiamo essere dolcemente tenuti insieme tra le forti braccia di Dio Padre di noi tutti.

Ovunque volgiate il vostro sguardo, li c’è una sfida a mostrare la vostra fede in Dio, una sfida a mostrare il vostro amore e la vostra sollecitudine per tutti coloro che condividono con voi il dono della vita umana e ne portano il peso. Da questa vostra terra, così benedetta da Dio, dovete innalzare gli occhi e vedere sempre meglio i bisogni degli altri ovunque essi siano. Come australiani siete chiamati in modo particolare a difendere tutte le dimensioni della giustizia del mondo e tutte le esigenze della solidarietà umana universale.

Caro popolo dell’Australia: sono venuto qui nella tua terra per essere anche testimone della grandezza della tua missione e della tua immensa capacità di fare il bene. Anche in questo senso, innalzando i nostri cuori generosi diciamo: Avanza, Australia bella.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 



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