Index   Back Top Print

[ IT  - PL ]

PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN AUSTRALIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ POLACCA

Melbourne (Australia), 28 novembre 1986

 

Cari fratelli e sorelle, compatrioti nella terra australiana!

1. Permettetemi di salutare insieme a voi l’arcivescovo di Melbourne che ci ospita qui, e tutti i cardinali e i vescovi convenuti a questo incontro. Abbiamo appena ascoltato i consigli rivolti da san Paolo alla tanto da lui amata comunità ecclesiale di Filippi. Abbiamo ascoltato parole che incoraggiano alla perseveranza, alla concordia, all’umiltà e all’obbedienza a Cristo dalla quale scaturisce il bene per un altro uomo, per il prossimo.

Nello stesso spirito vorrei oggi incontrare voi, abitanti dell’Australia, ai quali mi uniscono legami di sangue e le stesse origini. Quante cose vorremmo e dovremmo dirci stasera, riuniti qui nel nome di Cristo! Egli è con noi, e accende di nuovo quel fuoco che ha portato sulla terra (cf. Lc 12, 49).

2. Guardo voi, convenuti in questo stadio di Melbourne, e insieme a voi e tramite voi abbraccio con lo sguardo, pieno di affetto, tutta la comunità polacca che vive in Australia. Quando rivolgiamo lo sguardo alla più alta vetta della terra australiana, che porta il nome del nostro eroe nazionale Tadeusz Kosciuszko, ci sentiamo subito rincorati. Essa è in un certo senso il primo segno e simbolo della presenza dei nostri compatrioti nella formazione di questa terra così grande e così lontana.

Tra i pionieri che sono venuti per primi in questo continente non c’erano molti polacchi. La storia della loro presenza su questa terra ci è stata appena ricordata da mons. Szczepan Wesocy. Gliene siamo grati. Ringrazio il rettore della Missione cattolica polacca e il presidente del Consiglio superiore delle organizzazioni polacche in Australia per le parole di benvenuto. E a voi tutti, qui presenti, dico: Dio vi ringrazi per la vostra sollecitudine nel preparare questo incontro, per molte lettere che ho ricevuto, soprattutto dai ragazzi, per la preghiera e la testimonianza offerta in tanti luoghi compresi nel mio pellegrinaggio, ovunque si trovino i polacchi.

In occasione dell’incontro odierno desideriamo ricordare e abbracciare con la preghiera tutti i nostri compatrioti che hanno legato con l’Australia la loro vita: vivi e morti, sia quelli celebri, come Pawel Strzelecki il cui nome è riportato dalle enciclopedie, sia quelli meno noti o addirittura sconosciuti concreatori dell’Australia contemporanea.

Diverse vie hanno condotto i polacchi dalla Patria in Australia, ma di solito erano vie della sofferenza e della croce . . . Molti sono venuti qui portando in sé esperienze della guerra, dei campi di concentramento, del fronte: esperienze di fuoco e ferro. Come non ricordare con la commozione quelli della battaglia di Tobruk e altri eroi che durante la seconda guerra mondiale hanno lottato per la libertà “vostra e nostra” sui vari fronti del mondo, e quelli costretti dalla guerra all’esilio, che alla fine proprio qui hanno trovato l’approdo definitivo per sé e per i loro figli. Hanno lottato nella speranza che il loro sacrificio avrebbe costituito il fondamento per la costruzione di una Patria migliore, di un mondo migliore, di un mondo più umano. Hanno lottato per il volto cristiano della propria Nazione, per il dominio dell’ordine di Dio che è l’unico a poter stabilire la pace e la giustizia tra gli uomini e i popoli; poiché solo un profondo ordine morale può assicurare l’avvenire di ogni società.

Come non ricordare i sacerdoti che, liberati dai campi di concentramento, sono venuti in Australia, firmando il contratto per un lavoro manuale, per portare ai compatrioti, in quel momento estremamente difficile, il loro servizio pastorale; e poi tutti gli altri sacerdoti fino a quello che è venuto per ultimo. Come non ricordare membri della Società di Cristo per gli emigrati della Polonia: gesuiti, francescani, domenicani, orionisti, salesiani, resurrezionisti. E anche le religiose di diverse congregazioni, soprattutto le resurrezioniste e le nazaretane.

Come non ricordare oggi la fatica di quelli che hanno costruito le chiese a Marayoung, a Essendon, a Maylands e nelle altre località. Come non ricordare l’arcivescovo Jósef Gavlina che riposa al cimitero di Monte Caxino, il quale ha organizzato la pastorale polacca in Australia; come non ricordare i meriti dei soldati polacchi e di tutti quelli che hanno promosso le organizzazioni polacche dei combattenti e dei giovani, le organizzazioni culturali e religiose, l’associazione degli scout polacchi che apporta un contributo insostituibile all’educazione della gioventù. Tutte quelle persone hanno dato la prova delle qualità e delle capacità della nostra Nazione. Superando le difficoltà iniziali man mano hanno acquisito la sicurezza, e grazie alla perfetta organizzazione, alla sincera collaborazione e solidarietà hanno raggiunto la posizione attuale. E poi tutte le nostre madri, tutti i nostri padri, tutte le famiglie cattoliche che insieme al segno della croce e alle fondamentali verità della fede hanno trasmesso ai loro figli e nipoti la lingua e le notizie sul loro paese d’origine. Oggi vogliamo rendere a ognuno e a tutti il dovuto omaggio.

Abbiamo già parlato di tutte queste cose quindici anni or sono, quando, come arcivescovo di Cracovia e delegato dell’episcopato polacco, ho avuto l’occasione di visitare quasi tutte le comunità polacche in Australia. Ho sempre vivo nel cuore il ricordo di quella visita. Oggi, come ospite della Chiesa e di tutta l’Australia, ho la possibilità di partecipare a questo incontro, in un certo senso simbolico e molto più breve di quello che abbiamo avuto allora.

3. Tuttavia, anche se il nostro incontro è breve, cercheremo di dire tutto quello che c’è da dire. Desidero, quindi, ringraziare di cuore la terra australiana, la gente, il Governo, la Chiesa per la loro ospitalità.

A voi, carissimi fratelli e sorelle, proprio nel nome di Cristo devo e voglio ricordare una duplice responsabilità; responsabilità delle vostre origini, di tutto ciò che contiene le vostre radici, che costituisce la vostra effettiva identità, e responsabilità della realtà nella quale entrate, della realtà che state creando, della vostra nuova Patria. Il nome di questa responsabilità è solidarietà. Questo nome è caro ai polacchi, lo è stato soprattutto negli ultimi anni. L’ho visto sugli striscioni in diversi luoghi.

Desidero parlare anche della solidarietà umana con ciò che contribuisce alla vostra formazione e con ciò che voi state conformando. Qui si verifica il vero valore dell’uomo, qui si verifica l’uomo stesso; questa verifica riguarda il suo cuore, la sua coscienza, parti più sensibili dell’uomo dove egli pensa e sente, dove prende coscientemente le sue decisioni.

4. L’Australia è un enorme paese di emigranti. L’emigrazione, spostamento delle persone sul globo terrestre, incontri e nuove relazioni interpersonali, tutto ciò costituisce una delle espressioni del superamento del peccato commesso dall’uomo in tutto ciò che ha come simbolo la biblica torre di Babele. Infatti dimostra che la nostra terra, il nostro mondo non è il territorio della “lotta per l’esistenza”, degli antagonismi, dell’odio e della morte che gli uomini si procurano a vicenda, ma è semplicemente la patria degli uomini. La patria indica il Padre. Il Padre è Dio Creatore, il Bene supremo: Dio Amore. Solo lui possiede la chiave del cuore umano. Ci ha offerto questa chiave nel suo Figlio, Gesù Cristo, e da quel momento nessun cuore umano dovrebbe degenerare, creare le divisioni e l’odio, poiché è stato creato e redento per l’Amore.

Oggi, dando in questo stadio la testimonianza di Cristo, do anche la testimonianza del cuore umano, dei nostri cuori polacchi.

5. Dalla mia visita precedente nel 1973 nel mio cuore è rimasta profondamente impressa l’immagine della “Casa Polacca” in Australia. Ho visitato molte di queste Case, ne ho benedette alcune. Sono centri della buona tradizione, raggruppano le organizzazioni polacche sociali e religiose; i bambini e i giovani vi imparano la lingua e la storia. I pastori che rimangono in stretto contatto con questi centri, offrono ai compatrioti non solo il servizio pastorale ma li aiutano a conservare lo spirito polacco. Da questa casa, in un certo senso simbolica, vorrei passare in tutte le case dove vivono le famiglie polacche, e rivolgere a loro - come ho fatto in altre occasioni - un appello: o famiglia cattolica, famiglia polacca, scopri la chiamata che è in te e che non si fa sopprimere! Diventa quello che sei. Riunita insieme intorno al Verbo e al sacramento come Chiesa domestica, diventa, così come grande Chiesa, maestra e madre!(cf. Familiaris Consortio, 17-38).

6. Vorrei rivolgermi in un modo particolare alla nuova generazione. Prima di tutto vorrei congratularmi con voi per la vostra danza con la quale avete conquistato il cuore del Papa. Sono addirittura tentato di chiedervi il bis. Ma non subito, lo farò prima di partire. Penso a tutta la nuova generazione. Penso a quelli che sono nati e cresciuti già in Australia, sia a quelli che hanno ancora tanti ricordi e la nostalgia della patria. Voi, cari giovani amici, avete bisogno di una saggezza particolare, di una particolare capacità di sintetizzare il passato con il presente e con il futuro. La corrente della vita quotidiana vi trascina forse oltre la vera realtà e la vera gerarchia dei valori. Perciò non potete cedere alla distrazione a cui è posta la vita di oggi, né cadere nel fascino illusorio della civiltà materialistica o nelle frustrazioni che vanno di pari passo con questa civiltà materialistica: civiltà della convivenza e del consumo.

L’uomo vive la vita veramente umana grazie alla cultura, e il compito primario della cultura è il continuo rinnovamento della memoria dell’uomo, affinché egli possa assumere sempre di nuovo gli impegni che lo aspettano. Pertanto il presente non può staccarsi dal passato. La patria dell’uomo non è solo lo spazio nel quale egli è venuto al mondo e nel quale vive, ma anche quello nel quale può leggere i valori conservati nei documenti e in tutta la tradizione, che danno il senso alla sua vita. Proprio questo fatto costituisce la fonte dell’ispirazione e il motivo dell’impegno nella ricerca e nello sviluppo dei valori di portata universale. La nostra fede, che nella sua dimensione universale entrerà tra poco nel terzo millennio - e per noi, polacchi, nella dimensione nazionale -, costituisce un patrimonio ultramillenario lungo quanto la nostra storia. Essa non si identifica con nessuna cultura concreta, ma nello stesso tempo offre a ogni uomo un punto d’appoggio che gli permette di uscire al di là dell’orizzonte che delimita ciò che è passeggero. Perciò bisogna conservare e rinnovare la memoria, e aprirsi - soprattutto nella preghiera - alle azioni della Sapienza divina. Il presente non esiste e non può esistere senza il passato. Non c’è la creatività senza la memoria. La memoria garantisce la comunità e l’unità, ma non preserva dal cadere nel nulla.

Ricordate, cari giovani compatrioti, che il Papa durante l’incontro con voi in Australia vi ha raccomandato di “ricordare” e di costruire su questa memoria la vostra vita. Questa memoria - sia lontana che recente - ci dice che non si può costruire il mondo, il futuro, non si può progettare la vita umana a spese di Dio, né si può progettarla contro Dio. Conservate quindi la memoria di quel millennio polacco e cristiano, rinnovatela sempre e illuminatela con lo Spirito di Cristo per salvare la vita.

Gli uomini che ricordano le proprie origini, che apprezzano le loro tradizioni possono dare molti contributi alla vita di ogni Paese. Ogni benessere, raggiunto a spese di Dio, porta la morte. L’indimenticabile card. Stefan Wyszynski così diceva ai giovani polacchi (4 ottobre 1970): “Anche a voi chiederanno dei grandi sacrifici, una fede potente, un amore ardente e - nei casi di sconfitta - la fiducia nel Dio giusto. In questi momenti vi aiuterà l’esperienza, acquisita dalla Nazione nel corso della storia . . . Abbiamo una ricca esperienza religiosa, morale, sociale, nazionale e politica. Sappiamo bene che tutte le forze, grazie alle quali la Nazione esiste e cresce, sono dovute in larga misura alla nostra ispirazione e spiritualità religiosa, della quale nei momenti più difficili si è nutrita la nostra spiritualità patriottica e la nostra cultura nazionale”.

Cristo è venuto al mondo e ha preso la parte dell’uomo. Cerca continuamente dei discepoli, dei seguaci che aderendo alla sua parola, attingendo dalla sua forza, comportandosi a favore del bene, del bello e della vita, cerchino in Dio il significato e il valore ultimo di tutte le cose di questo mondo, e soprattutto della causa più importante che è l’uomo. L’uomo stesso.

La Chiesa serve questa grande causa. Esiste affinché il mondo - e soprattutto l’uomo - possano raggiungere la maturità che è loro propria: affinché si realizzino in Cristo. Voi siete “nel mondo”, nel mondo australiano, avete quindi delle grandissime possibilità ma anche una maggiore responsabilità nei confronti di quel maturare, del realizzarsi di questo continente e di tutto il mondo in Cristo. In questo consiste la vostra missione e il vostro apostolato. Non temete! Cristo ha vinto il mondo! (cf.Gv 16, 33). Ha vinto e vince nell’uomo e tramite l’uomo.

In questo momento Cristo vi guarda, guarda le nuove generazioni, guarda voi, il vostro maturare, la vostra maturità. Questa attesa dovrebbe diventare il contenuto della vostra vita personale, familiare, professionale e sociale. Di fronte al materialismo e all’indifferenza sempre più grande che essa suscita, dobbiamo dare la precedenza a Cristo, alla Sapienza divina e alla legge divina. Affidiamo tale ordine e lo sforzo di assicurare un’adeguata posizione ai valori spirituali: verità, giustizia, libertà e amore alla Madre del Cristo, del Verbo Incarnato che amiamo e onoriamo come Regina di Polonia nell’immagine di Jasna Gora. Nelle sue mani materne ripongo quella ricchezza che Dio ha previsto per voi e predestinato in Cristo. Benedico di cuore voi e tutta la comunità polacca in Australia. Portate questa benedizione del Papa come un frutto particolare di questo incontro. Portatela e consegnatela ai vostri cari: nelle famiglie, nelle parrocchie, negli ambienti di lavoro.

Dite a tutti che stiamo uniti nella memoria e nella preghiera. Per la Signora di Jasna Gora, con Cristo e con il Padre eterno al quale appartengono le sorti delle nazioni e il futuro della terra.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana