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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DI ALCUNE
COMUNITÀ NEOCATECUMENALI

Sabato, 12 dicembre 1987

 

Carissimi fratelli e sorelle.

1. Vi saluto di cuore e vi do il benvenuto in questo incontro, che, per le vostre comunità, costituisce una tappa significativa del cammino neocatecumenale.

Saluto le comunità di recente formazione, che provengono da Roma, da Catania, da Palermo, da Perugia, e le altre comunità, che, pur avanti nel cammino di perfezionamento, non hanno avuto finora l’opportunità di pregare insieme sulla tomba dell’apostolo Pietro.

Voi, oggi, siete venuti qui, per fare atto di fedeltà al suo successore e per cantare davanti a lui il Credo come espressione di una fede rinnovata e consapevolmente accolta. Il rito vuole così sottolineare soprattutto il vostro impegno di ecclesialità.

Da Roma il vostro pellegrinaggio proseguirà con intendimento più specificatamente mariano, per il santuario di Loreto, dove voi avete in animo di esprimere a Maria la volontà di accoglierla ciascuno nella sua casa, come fece l’apostolo Giovanni sotto la croce. Dopo di che le vostre comunità hanno in programma d’intraprendere la tappa finale del Cammino neocatecumenale.

Saluto, perciò, di cuore voi tutti qui presenti, con un pensiero affettuoso anche alle altre comunità, che voi oggi rappresentate. A tutti desidero rivolgere la mia parola d’incoraggiamento con l’augurio che il vostro itinerario sia ricco di frutti autenticamente evangelici.

2. Voi venite a quest’incontro all’indomani di un Sinodo, che ha concentrato la propria attenzione sul ruolo specifico dei laici cristiani nel mondo contemporaneo. Venite nel corso di un anno spiritualmente intenso, che la Chiesa ha voluto dedicare a Maria nella prospettiva dell’ormai prossimo terzo millennio dell’era cristiana.

Nell’esortarvi a perseverare con impegno e generosità lungo le tappe graduali del vostro cammino, vi invito a non avere ripensamenti di fronte alle inevitabili difficoltà. Chi vuole contribuire alla realizzazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II non si volge indietro, abbandonando l’aratro nel solco. Vi esorto, perciò, caldamente a non considerare mai esaurito l’impegno della formazione personale e comunitaria. È perciò il Concilio a ricordare con insistenza che “la formazione deve essere perfezionata lungo tutta la vita a misura che lo richiedono i nuovi compiti che si assumono” (Apostolicam Actuositatem, 30). La vita del cristiano è una scalata senza soste.

Voi vi proponete di riscoprire, per viverla in pieno, la grandezza e la bellezza del Battesimo, che trasforma la vita umana dal profondo, collocandola in una dimensione incommensurabilmente più alta. Non perdete mai di vista un orientamento di fondo: il Battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell’unità, “che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati” (Unitatis Redintegratio, 22). La Chiesa si costruisce giorno per giorno con la grazia divina e col contributo di tutti i battezzati. È necessario, quindi, che le associazioni dei laici chiamati a svolgere ruoli da protagonisti, senza perdere la propria identità, siano più che infondate sulla reciproca carità, in spirito di comprensione e di collaborazione, seguendo le chiare indicazioni del recente Sinodo in ordine alla interazione tra i vari movimenti laicali, sotto la guida della gerarchia.

3. Ho scritto nell’enciclica mariana, ricordando l’indirizzo di un grande santo della Chiesa, che la consacrazione a Cristo per le mani di Maria è mezzo efficace per vivere fedelmente gli impegni battesimali (Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris Mater, 48). È Maria che precede la Chiesa nel cammino verso l’eternità mediante la fede. Davanti a lei ci sentiamo veri fratelli e sorelle. È lei che prepara, per il futuro, le vie della cooperazione all’opera di salvezza (Ivi, 49-50).

La benedizione, che vi imparto di cuore, sia pegno dell’abbondanza dei doni celesti.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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