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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELL'AFRICA AUSTRALE
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 27 novembre 1987

 

Cari fratelli vescovi.

1. Nell’incontrarvi, oggi, abbraccio nell’unità di nostro Signore Gesù Cristo tutti i fedeli dei paesi che voi rappresentate: la Repubblica del Sud-Africa, la Repubblica di Botswana, il regno di Swaziland e Namibia. La nostra presenza qui oggi evoca la lode a Dio, la cui provvidenza è stata manifestata nella storia della vostra evangelizzazione, e il cui amore e potenza ha sostenuto il vostro popolo attraverso tutte le vicissitudini del loro passato.

Riflettendo sul ruolo dei vescovi, il Concilio Vaticano II ci offre questo splendido sommario di ciò che essi sono: “Nei vescovi . . . nostro Signore Gesù Cristo, il supremo sacerdote, è presente in mezzo a coloro che credono” (Lumen Gentium, 21). Precisamente perché voi rappresentate Gesù Cristo in mezzo alla vostra gente, voi siete per loro segni viventi di Cristo, segni viventi della speranza cristiana. [...]

2. [...] La Santa Sede si è dimostrata sempre ferma nel proclamare la dignità umana. Diciotto anni fa, in Africa, Paolo VI disse: “Deploriamo il fatto che . . . persistono situazioni sociali basate su discriminazioni razziali e spesso volute e sostenute dai sistemi di pensiero; tali situazioni costituiscono un manifesto e inammissibile affronto ai fondamentali diritti della persona umana . . .” (Pauli VI, Ad honorabiles Viros e publico Legumlatorum Coetu Reipublicae Ugandensis, die 1 aug. 1969: Insegnamenti di Paolo VI, VII [1969] 552s.). Nel 1974 nel suo Messaggio al Comitato speciale delle Nazioni Unite sull’Apartheid, Paolo VI fece appello ancora una volta al bando della discriminazione sistematica. Così facendo espresse la convinzione che “la causa è urgente e l’ora è tarda” (Pauli VI, Ad Membra Consilii Nationum Consociatarum versantis in quaestione «Apartheid», die 22 maii 1974: Insegnamenti di Paolo VI, XII [1974] 460).

Fino ad allora gli eventi della storia hanno confermato questo giudizio. La ragione stessa ci suggerisce che nessun’altra violenza deve essere accettata come soluzione alla violenza, ma che “deve aprire la strada alla ragione, alla mutua fiducia, agli scambi sinceri e all’amore fraterno”(Ivi). Nel presente contesto dell’Apartheid la chiamata alla conversione diventa sempre più rilevante e necessaria per la vostra gente. L’unica giusta soluzione al problema è la conversione dei cuori.

3. In questo periodo state riesaminando il vostro ruolo di pastori, rivalutando le vostre specifiche priorità e metodi nella luce delle necessità del momento, con una chiara visione dei fini da perseguire. Vi state chiedendo cosa è stato fatto e come deve essere fatto, chiedete alla vostra gente di confrontare la situazione della loro vita individuale e della loro società con il Vangelo e il suo potere trasformante.

Con la grazia di Dio e l’azione dello Spirito Santo diventa sempre più chiaro a molti che il ruolo della Chiesa nel mondo è quello di operare in vista della trasformazione cristiana della società, da raggiungersi per mezzo di cambiamenti che siano conformi al messaggio evangelico. In tutti questi cambiamenti il Signore Gesù stesso è attivo e opera con il potere dello Spirito Santo.

Tutto ciò che è in relazione ai cambiamenti della società è connesso alla conversione del cuore. Per questo motivo i vescovi si soffermano con insistenza su questa necessità e mostrano una particolare sollecitudine nel ribadire l’enorme potere dell’amore. Siete convinti che la vostra esperienza di unità con la preghiera contribuirà realmente alla meta che deve essere costantemente riaffermata, la trasformazione cristiana della società. Il potere dell’amore nel quale ponete la vostra fiducia non è primariamente un amore umano, ma un amore divino, l’amore di Dio per tutti i poveri, gli oppressi, l’amore di Dio riversato nel cuore di Cristo, che nel rivelare l’amore ci insegna ad amare, a perdonare, ad essere giusti e ad essere riconciliati. La costante proclamazione dell’amore di Dio, insieme alla quotidiana testimonianza di questo amore, ha un’efficacia che ancora non comprendiamo pienamente nell’evocare la risposta dell’amore umano. Con il sacrificio eucaristico, la preghiera, la predicazione della Parola e la riflessione su di essa, la forza dell’amore divino può permeare la società.

4. Le necessità attuali continuano a richiamare con insistenza la dignità umana e il fondamento della dignità umana nei misteri della creazione e della redenzione. Questi bisogni fanno appello a coloro che detengono il potere di riconoscere i diritti degli oppressi, così come il ruolo della società e la funzione della pubblica autorità in relazione con il bene comune e l’intero disegno di Dio per l’umanità. Ma “l’ora” che Paolo VI nel 1974 caratterizzò come “tarda” oggi richiede più che mai un’aggiunta di affermazioni profetiche e appelli alla mobilitazione dell’intera comunità ecclesiale, nello spirito del Vangelo che è lo spirito di conversione individuale dei cuori, con le armi del Vangelo, portate avanti la trasformazione della società. A questo punto è necessaria una speciale forma di educazione cristiana che insegna la prospettiva della liberazione e della giustizia cristiana, e tiene conto della realtà salvifica della morte e risurrezione di Cristo.

Nel dirci di essere fermi nella battaglia cristiana, san Paolo descrive gli strumenti del Vangelo. In questi discorsi egli parla della “spada dello Spirito che è la parola di Dio” (Ef 6, 17). Questa spada è capace di “distinguere i pensieri e le intenzioni del cuore” (Eb 4, 12), è la grande arma a disposizione della comunità cristiana nella sua lotta contro i mali della società. Quando la comunità della Chiesa si raduna in preghiera per riflettere sulla parola di Dio, lo Spirito Santo stesso elargisce l’amore di Dio sul suo popolo e dà ad esso quella speranza che non delude (cf. Rm 5, 5). Con questa speranza e questo amore e con fiducia in Dio è possibile raggiungere ciò che con mezzi umani non è mai stato possibile ottenere. Cari fratelli: Gesù ci assicura “Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio (Lc 18, 27).

5. Tutti gli sforzi che la Chiesa fa per aiutare o promuovere la trasformazione cristiana della società sono nel contesto dell’ubbidienza del Vangelo di Cristo. Essi sono condizionati dalla sua comprensione dell’evangelizzazione come proclamazione del dono della salvezza data all’umanità con il mistero pasquale di Cristo. La Chiesa augura a tutti i suoi membri di comprendere i “profondi legami che esistono tra l’evangelizzazione e il progresso umano” (Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 31).

Il progresso umano comprende sia lo sviluppo integrale che la liberazione cristiana. In questo senso Paolo VI chiese: “Come è possibile infatti proclamare il nuovo comandamento senza promuovere la giustizia, la vera pace, e l’autentico progresso dell’uomo?” (Ivi).

L’essere umano che è creato e redento da Dio è degno di una totale e radicale liberazione, liberazione non solo dalle strutture che violano la dignità umana, ma liberazione dal peccato stesso. È estremamente necessario assicurarsi che all’atto di smantellare quelle strutture esse non vengano sostituite da altre che potrebbero perpetuare in forma differente condizioni non dignitose dei figli di Dio, che negano la libertà necessaria alla liberazione cristiana e che si oppongono ai valori fondamentali del Vangelo. Il trionfo del Vangelo è l’universale trionfo dell’amore sull’odio per mezzo della conversione dei cuori, su questo trionfo si basa la vera trasformazione cristiana della società secondo il Vangelo. L’intransigenza, la prospettiva di un conflitto inevitabile, la violenza vecchia e nuova, tutto ciò deve sottomettersi alla “spada dello Spirito che è la parola di Dio”.

La Chiesa nella vostra regione è chiamata molto chiaramente in questo tempo a porre tutta la sua fiducia nella parola di Dio e in “Colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3, 20).

6. Ripensando alla missione del laicato nelle vostre Chiese locali, sono convinto che il recente Sinodo dei vescovi vi abbia suggerito molte riflessioni che saranno utili nel vostro piano pastorale. Una accresciuta consapevolezza da parte dei laici della loro dignità e della loro chiamata a contribuire attivamente alla missione di Cristo e della sua Chiesa, ha generato un nuovo entusiasmo che pervade la Chiesa sotto l’azione dello Spirito Santo. È un altro dono del Signore che prego che sia un ulteriore aiuto alla Chiesa in Sud-Africa, nel soddisfare i bisogni di questo momento.

Nel trattato sull’evangelizzazione, Paolo VI affermò che “il primo mezzo di evangelizzazione è la testimonianza di un’autentica vita cristiana” (Pauli VI, Evangelii Nuntiandi, 41). Queste parole diventano cura speciale, sfida per tutti i religiosi delle vostre diocesi. Sì, dobbiamo tutti essere convinti che la testimonianza dell’amore consacrato ha un’efficacia soprannaturale che supera di gran lunga il potere dell’edificazione esterna. In questo campo i religiosi svolgono un ruolo importante come testimoni dell’amore di Dio, nel seguire il messaggio del Vangelo.

Anche i vostri sacerdoti, con i seminaristi, devono essere consapevoli che i loro contributi alla soluzione di tutti i problemi della libertà e della giustizia devono fondarsi sulla conversione del loro cuore e nella loro fedeltà di amore. Proclamando la parola di Dio ai fedeli, ascoltandola nei loro cuori e applicandola alla propria vita essi saranno più efficaci operatori di pace e riconciliatori del popolo di Dio.

Cari fratelli vescovi: il vostro contributo all’unita tra di voi, lo sperimentare insieme l’amore di Cristo, e il portare testimonianza a questo amore sono atti di direzione pastorale, un contributo pastorale alle Chiese locali che presiedete, che amate e servite.

7. Ci sono molti problemi particolari che sono oggetto della vostra attenzione ma non possono essere adeguatamente commentati in questo momento. Uno di essi è l’importante questione della Namibia. Siate certi che la Santa Sede sta seguendo questo problema in tutti i suoi dettagli con profondo interesse e viva sollecitudine per il bene del popolo stesso.

La mia ultima parola a voi, cari fratelli, è una parola di speranza. Con grande amore in nostro Signore Gesù Cristo, invio il mio messaggio di speranza a tutti i vostri cari sacerdoti, religiosi e laici. Ricordate sempre che Cristo è con voi. Il suo Spirito dimora in voi, e la sua parola vi sostiene. Cristo non abbandona mai i suoi discepoli, e a tutti voi egli ripete: “Abbiate fiducia! Io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33).

 

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