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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

Giovedì, 11 febbraio 1988

 

Carissimi fratelli nell’episcopato,
amici del Movimento dei Focolari!

1. Il tema scelto per il vostro convegno annuale è ricco di significato e di stimoli per la nostra vita quotidiana: “Maria, modello di perfezione”.

Dietro invito di monsignor Klaus Hemmerle, vi siete riuniti provenendo da diverse parti del mondo, per riflettere assieme su quel vasto argomento e - quasi rivivendo un nuovo “cenacolo” con Maria - per invocare ancora una volta con lei il dono dello Spirito Santo, affinché l’intercessione della Regina degli Apostoli conferisca alla vostra testimonianza quel timbro “materno” che essa deve avere, per riuscire veramente efficace nel mondo. “La Vergine infatti nella sua vita - ci insegna il Concilio (Lumen Gentium, 65) - fu modello di quell’amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini”.

Mi compiaccio vivamente pertanto, cari fratelli, di questa vostra iniziativa e, nel salutarvi tutti con larga effusione di cuore, mi auguro che da queste giornate di fraternità sacerdotale nella luce di Maria sorgano rinnovati e più fervidi propositi di generoso servizio nei confronti delle anime che vi sono affidate.

2. Maria è modello di perfezione, perché ella stessa “redenta in modo sublime in vista dei meriti del Figlio suo, . . . è figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia esimia precede di gran lunga le altre creature celesti e terrestri” (Lumen Gentium, 53). E Papa Pio IX, di venerata memoria, precisava nella lettera apostolica “Ineffabilis Deus” che Maria mostra “una tale pienezza di innocenza e santità, che dopo quella di Dio, non se ne può intendere una maggiore, e nessuno all’infuori di Dio, può raggiungerla col pensiero”.

Maria è un modello inesauribile di perfezione: per quanto ci sforziamo di imitarla, ella avrà sempre qualcosa da insegnarci; la sua santità e purezza trascendono assolutamente tutto il resto del genere umano, il quale porta le conseguenze del peccato e da esse deve liberarsi mediante un cammino di conversione e di penitenza. Maria, a differenza di tutti noi peccatori, non aveva bisogno di fare penitenza o di compiere particolari pratiche ascetiche, perché, essendo innocentissima, non aveva nulla di cui pentirsi. Le sue sofferenze, come quelle del suo divin Figlio, non sono servite ad espiare i propri peccati, ma quelli dell’umanità erede di Adamo.

Maria è così, nello stesso tempo, un membro “sovraeminente” e del tutto “singolare” della Chiesa (Lumen Gentium, 53) ed un modello imitabile da tutti: come ebbe a dire il mio venerato predecessore Paolo VI, Maria nella Chiesa santa occupa, “dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi” (Pauli IV “Allocutio occasione oblata alterae Sessionis Sacrosancti Concilii Oecumenici sollemnis conclusionis”, die 4 dec. 1963: Insegnamenti di Paolo IV, I [1963] 378).

3. Ella ci insegna ad essere quella “terra buona”, della quale parla Gesù nella parabola del seminatore, vale a dire “coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza” (Lc 8, 15).

Indubbiamente questo atteggiamento di disponibilità e di apertura non ha nulla dell’inerte passività di un soggetto privo di iniziativa e di responsabilità, ma al contrario suppone, nel soggetto umano, in Maria come in noi tutti, l’impegno di una tensione costante nell’acquisizione e nel progresso delle virtù. Maria, come ho detto, non ha certo dovuto - come dobbiamo fare noi - correggere le inclinazioni al male - in questo campo dobbiamo metterci alla scuola degli altri santi -; ella invece ci mostra la via per accedere dal bene al meglio, per superare prove e tentazioni e per progredire nella perfezione. Maria ci insegna come si avanza nella fede, nella speranza e nella carità.

4. Maria ci è modello di perfezione non solo perché propone agli occhi del nostro spirito un ideale assoluto e purissimo, ma anche perché ci guida, ci istruisce e consiglia concretamente e direi quasi quotidianamente per quanto riguarda la progressiva realizzazione dell’ideale nel corso della vita presente. Maria ci “precede”, vorrei dire, non solo in senso ontologico ma anche in senso storico. Ella ci guida nel nostro pellegrinaggio verso la patria celeste, indicandoci il cammino, difendendoci da insidie e pericoli, rendendoci vittoriosi sul maligno, confortandoci nelle fatiche e nelle sofferenze. Come ho detto nell’enciclica Redemptoris Mater (n. 6), “la sua eccezionale peregrinazione della fede rappresenta un costante punto di riferimento per la Chiesa, per i singoli e le comunità, per i popoli e le nazioni e, in un certo senso, per l’umanità intera. È davvero difficile abbracciare e misurare il suo raggio”.

Maria, pertanto, è un eminente modello per noi pastori di come debbono essere condotte le anime; ella è il modello del modo quale la Chiesa stessa, madre e maestra deve condurre le anime. Ella non pretende, certo di sostituirsi al carisma proprio dei successori degli apostoli. Maria non è sacerdote. Ella dà tuttavia un contributo indispensabile e complementare, legato al mistero proprio della sua maternità e femminilità.

Ascoltiamo questo contributo di Maria! Cerchiamo di discernerlo con pastorale e saggia prudenza, cerchiamo di valorizzarlo e di trarne beneficio noi stessi! Sarà per la nostra santificazione e per quella di molte anime.

Con tali pensieri ed auspici, rinnovo tutta la mia gioia per questo fraterno incontro, e, sotto gli auspici della beata Vergine di Lourdes che oggi ricordiamo nella liturgia, imparto a tutti voi una speciale benedizione che estendo volentieri alle Chiese locali affidate alla vostra cura pastorale.

 

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