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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI CONVENUTI A ROMA PER LA CANONIZZAZIONE
DI SIMÓN DE ROJAS E DI ROSE PHILIPPINE DUCHESNE

Lunedì, 4 luglio 1988

 

Carissimi fratelli e sorelle.

Nella solenne celebrazione di ieri la Chiesa ha levato al Signore un canto di giubilo ed esultanza, proclamando santo fra Simón de Rojas, illustre membro dell’Ordine della Santissima Trinità, fondato da san Giovanni di Mata circa ottocento anni fa.

Per assistere alla canonizzazione di questo sacerdote, gloria della amata Spagna, terra di santi, voi siete venuti a Roma, centro della cattolicità, da vari Paesi europei, come anche dal Canada, dall’America Latina, dal Madagascar, dall’India e da Papua-Nuova Guinea.

A tutti di cuore il mio cordiale benvenuto: vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli.

Il mio saluto particolare alla famiglia trinitaria, qui rappresentata da molte persone, che con la loro consacrazione e donazione particolare a Dio e alla Chiesa, rendono vivo e attuale il carisma dell’Ordine trinitario nel mondo di oggi.

In questa occasione, desidero sollecitarvi a un rinnovato impegno di fedeltà alle esigenze della vostra consacrazione particolare alla Santissima Trinità e alla missione di liberazione e di misericordia che caratterizza la vostra spiritualità e il vostro apostolato.

Sull’esempio di san Simón de Rojas, fate della vostra vita un cantico di esultanza al Padre, in Cristo redentore, animati dalla forza dello Spirito. Sia la preghiera, il rapporto sereno e intimo con Dio, la sorgente da cui promana il servizio redentivo e misericordioso che deve caratterizzare i membri della famiglia trinitaria. Coltivate, come il “Padre Ave Maria”, la devozione mariana, vedendo nella Vergine un modello e uno stimolo per comprendere e vivere la vostra vocazione e consacrazione. Impegnatevi, con vero spirito evangelico, nel servizio ai fratelli più bisognosi, ai poveri, ai “prigionieri” del nostro tempo “per la loro fede in Cristo”, come dice la vostra Regola originaria.

Il nuovo santo deve essere per tutti voi testimone eccezionale di preghiera, di vita mariana, di vita in unità di amore per Dio e per il prossimo.

Non posso terminare senza affidarvi un compito che certamente adempirete con gioia: portate il saluto affettuoso del Papa alle religiose trinitarie di clausura, che non hanno potuto partecipare alle nostre celebrazioni, pur essendo unite nello spirito e nella preghiera.

A tutti i partecipanti e alle vostre famiglie imparto di cuore una speciale benedizione apostolica.

Cari amici, sono felice di salutare i pellegrini giunti a Roma per questa gioiosa ricorrenza. La canonizzazione di Rose Philippine Duchesne è un momento speciale nella storia della Chiesa, un momento in cui vediamo con maggiore chiarezza l’amorevole Provvidenza di Dio che guida il corso degli eventi umani, portando a compimento per vie imperscrutabili la vittoria dell’amore sul peccato e sulla morte. È uno di quei momenti in cui con gioia pronunciamo le parole di san Paolo: “A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli!” (Ef 3, 20-21).

Santa Rose Philippine fu una donna di viva fede e costante preghiera, una donna piena di zelo per le necessità missionarie della Chiesa. Il suo amore, che non conosceva limiti, era sempre impaziente di raggiungere i bisognosi in Paesi e culture diverse dalla propria. In procinto di iniziare la sua lungamente attesa missione tra gli indiani americani, scriveva a santa Madeleine Sophie Barat che “andare ad ammaestrare i bambini indiani è una grazia, un dono di Dio, non un servizio”. E il suo entusiasmo non vacillò mai. Ancora a settant’anni ella era un valido pioniere del Vangelo in viaggio attraverso le pianure del Missouri e Kansas nell’America del Nord per fondare una scuola per le ragazze della tribù indiana Potawatomi.

Come spiegare tanto infaticabile zelo, tanta costante dedizione all’impegno missionario della Chiesa? Certo, solo con un cuore ardente dell’amore di Dio, un cuore sempre in sintonia d’amore con il Sacro Cuore del Signore Gesù.

Anche a voi, cari pellegrini di lingua francese, va il mio saluto pieno di gioia e gratitudine. Santa Rose Philippine Duchesne è nata e vissuta per circa cinquant’anni in terra di Francia. Cordialmente saluto la sua famiglia umana: i discendenti dei Duchesne-Perier sono venuti numerosi insieme alle religiose del Sacro Cuore di Madre Barat. Saluto anche i diocesani di Grenoble, Lyon, Parigi. In questo breve incontro desidero far comprendere per il bene di tutti e di ciascuno il richiamo sempre attuale che scaturisce dalla mirabile esistenza della nuova santa.

Insieme a lui, avanziamo risolutamente sul cammino della fiducia totale nel Signore. Recatasi nel Nord-America senza conoscere niente dei luoghi e delle popolazioni da assistere ed evangelizzare, continuò sempre a gettare i suoi affanni nel cuore di Dio. Il suo spirito contemplativo ci è di richiamo. Nei trentaquattro anni di intensa attività, pieni di preoccupazioni di ogni genere e non privi di insuccessi, ella cercò sempre di guardare ogni cosa e ogni persona con lo sguardo di Cristo. Questa dimensione spirituale occupa uno spazio sufficiente nella nostra vita? Un altro segno di santità di madre Duchesne deve essere ricordato e imitato. Sappiamo che ella conobbe la barriera della lingua. La aggirò magnificamente con la testimonianza concreta, quotidiana della vita. Nella civiltà di oggi, che porta facilmente a usare e abusare delle parole, è indispensabile verificare spesso se la nostra vita quotidiana è abbastanza silenziosa, trasparente, benefica nel suo normale svolgimento. Infine, nella sua azione missionaria, santa Rose Philippine, senza fare della teoria sulla inculturazione del Vangelo, manifestò sempre un profondo rispetto per le culture incontrate. Non è questa una luce e un incoraggiamento per la Chiesa contemporanea, per gli istituti missionari? Che santa Rose Philippine Duchesne ci conduca tutti per i sentieri del Vangelo che ella ha percorso con passione ardente, affinché, là dove la Provvidenza ci ha chiamati, noi lavoriamo senza tregua per l’affermazione del Regno del nostro Signore Gesù Cristo! Cari pellegrini di Francia, vi benedico di tutto cuore.

 

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