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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II ALL’ASSEMBLEA
DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE IN ITALIA

Venerdì, 4 marzo 1988

 

Carissimi direttori,
Delegate e responsabili delle Pontificie Opere Missionarie in Italia!

1. Sono lieto di accogliervi in speciale udienza al termine del vostro convegno nazionale, svoltosi in questi giorni nella città di Pescara. Desidero innanzitutto esprimervi il mio compiacimento per questa vostra presenza, mentre con grande gioia rivolgo il mio saluto più cordiale al direttore nazionale, monsignor Enzo Serenelli, ai suoi vari collaboratori e a tutti voi, che, inviati dai vostri Vescovi, avete studiato per quattro intense giornate l’importante e sempre attuale problema delle missioni.

Alla luce e secondo le indicazioni delle varie relazioni, avete meditato e discusso nei “gruppi di studio” sull’originalità del carisma delle Pontificie Opere Missionarie, sul loro inserimento nel piano pastorale della Chiesa locale, sulla globalità del progetto e sulla qualificazione degli operatori in esso impegnati, cercando di approfondire la spiritualità, l’attualità, la responsabilità delle Pontificie Opere Missionarie, in ordine alla evangelizzazione dei popoli e alla animazione delle diocesi e delle parrocchie.

Ringrazio Dio per questa vostra sensibilità e disponibilità, cari sacerdoti e laici, ed auspico vivamente che la vostra azione, animata da rinnovato fervore missionario, possa mantenere sempre ardente, nei molteplici gruppi pastorali, l’ansia per l’annuncio del Vangelo.

Il Signore benedica i vostri sforzi e i vostri sacrifici e li renda fecondi per le missioni, che amate e servite con entusiasmo e dedizione.

2. Il tema “Cooperazione all’evangelizzazione dei popoli - Pedagogia dei valori universali”, che avete trattato durante il convegno, vi ha certo ulteriormente illuminati sull’impegno missionario, che deve distinguere ogni diocesi ed ogni parrocchia, e sull’impegno operativo, che bisogna mantenere ed inculcare, coinvolgendo in modi diversi tutti i fedeli.

Infatti, pur nel mutare dei tempi e delle mentalità, rimangono sempre valide e attuali le parole di Gesù agli apostoli: “Ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo ovile e un solo pastore” (Gv 10, 16); “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21); “Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19-20). Questa è la volontà certa di Dio, espressa dal comando di Cristo, il quale soggiunge: “Non temete! . . . Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (cf. Mt 28, 20).

Dalla Pentecoste la Chiesa non ha cessato di annunziare il Vangelo a tutti i popoli e il cristianesimo si è dilatato nel mondo intero, portando a tutte le nazioni la “buona novella” di Gesù Cristo “la luce vera che illumina ogni uomo che viene nel mondo” (Gv 1, 9). Anche il Concilio Vaticano II ha ribadito con autorità e solennità che “la Chiesa nel tempo è per sua natura missionaria”; infatti “dalla missione del Figlio e dello Spirito Santo essa deriva, nel piano di Dio la sua origine” (Ad Gentes, 2). “L’attività missionaria - dice ancora il Concilio - non è né più né meno che la manifestazione, cioè l’epifania e la realizzazione, del piano divino nel mondo e nella storia: con essa Dio, attraverso la missione, attua all’evidenza la storia della salvezza. Essa con la parola e la predicazione, con la celebrazione dei sacramenti, di cui è centro e vertice la santissima Eucaristia, rende presente quel Cristo, che della salvezza è l’autore” (Ad Gentes, 9).

3. Indubbiamente, oggi, l’opera missionaria si è fatta più difficile per tanti motivi. Eppure il comando di Cristo, che esprime la positiva e definitiva volontà di Dio, rimane tuttora valido e quindi la vostra opera nelle diocesi e nelle parrocchie è preziosa e necessaria. Infatti, diceva Paolo VI nella esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, “evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella santa Messa, che è il memoriale della sua morte e della sua risurrezione” (Evangelii Nuntiandi, 14).

Il motivo fondamentale della evangelizzazione, e quindi della “missione”, è pertanto far conoscere agli uomini che Dio si è incarnato in Cristo che è morto in croce per la nostra salvezza: “Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” (1 Cor 15, 3-4). La promozione umana è concomitante alla evangelizzazione: l’impegno sociale nasce necessariamente dall’impegno religioso, come ampiamente dimostra la storia delle missioni. Penso con viva commozione ai circa 18 mila missionari italiani fra sacerdoti, religiosi, religiose e volontari laici - sparsi nel mondo ed esprimo il mio sentito compiacimento per il “Fondo mondiale di solidarietà”, alimentato da tutte le comunità della Chiesa per sostenere ed assistere le Chiese più povere nelle loro necessità pastorali e sociali.

4. Perseverate dunque con entusiasmo nei vostri impegni in seno alle rispettive diocesi, cercando di mantenere ardente lo spirito missionario in tutte le categorie di persone, nelle famiglie, nelle scuole, nei seminari, nei movimenti laicali. Pregate intensamente il Signore e la Vergine santissima, che vi illuminino e vi sostengano nel promuovere e nel formare comunità ecclesiali dal cuore profondamente missionario.

Vi assista nel vostro lavoro santa Teresa del Bambino Gesù, la celeste patrona delle missioni. Ella, che cento anni fa, il 9 aprile 1888, entrava nel Carmelo con lo scopo eminentemente apostolico di “salvare le anime” mediante la preghiera, il sacrificio, la costante unione con Cristo, consumò la sua breve vita nell’ansia bruciante della glorificazione di Dio sulla terra.

Glorificate anche voi il Signore sulla terra col vostro impegno missionario, seguendo le orme della santa di Lisieux, vostra patrona, con l’aiuto e l’ispirazione di Maria santissima, Regina delle Missioni.

Vi accompagna sempre la mia preghiera, insieme con la mia benedizione.

 

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