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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL PONTIFICIO COMITATO
PER I CONGRESSI EUCARISTICI INTERNAZIONALI

Venerdì, 11 marzo 1988

 

Cari Cardinale Rossi e Cardinale Kim,
venerabili fratelli e cari amici.

1. Sono felice di ricevervi, delegati nazionali per i Congressi Eucaristici Internazionali. Vi siete riuniti a Roma da molte diverse regioni del mondo per un incontro con il Comitato Pontificio per i Congressi Eucaristici Internazionali e con i membri del Comitato Ospitante del 44° Congresso eucaristico Internazionale che si terrà a Seul, in Corea, dal 5 all’8 ottobre 1989. L’intendimento del vostro incontro è di individuare i mezzi per promuovere la preparazione pastorale per questo grande avvenimento ecclesiale in tutte le Chiese locali.

Il Congresso eucaristico Internazionale di Seul sarà proprio un’occasione molto importante (una “Statio Orbis”) per tutta la Chiesa cattolica, sia per le significative celebrazioni ed espressioni di devozione eucaristica che avvengono al Congresso, sia per la partecipazione spirituale delle Chiese locali di tutto il mondo.

2. Il tema del Congresso è “Christus pax nostra”. Questo tema assume significato non solo per la Chiesa in Corea, la nazione ospitante, ma per la Chiesa in ogni continente ed inoltre per tutti i credenti. La profonda aspirazione alla pace presente nel cuore di uomini e donne di tutte le fedi religiose è stata manifestata chiaramente ed in modo impressionante nell’incontro di preghiera per la pace tenutosi ad Assisi il 27 ottobre 1986. In questa assemblea si senti anche proclamare che “la pace porta il nome di Gesù Cristo”.

È pertanto appropriato che ci sia un’intensa preparazione spirituale al prossimo congresso, fatta di riflessione e preghiera, con una sincera apertura della mente e del cuore al dono della pace fatto da Cristo.

Colgo l’occasione del nostro incontro di oggi per contribuire a questa preparazione spirituale, offrendo alcuni spunti su cui i singoli fedeli e le comunità ecclesiali possono utilmente riflettere.

3. Per i cristiani, Gesù Cristo è l’unica sorgente della autentica pace. Non ci può essere speranza di vera pace nel mondo escludendo Cristo. Gesù stesso l’ha detto chiaramente nell’ultima cena: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14, 27). La pace che egli dà non è superficiale. Piuttosto, essa giunge ai più intimi recessi del cuore umano. Per questo motivo Gesù aggiunge subito: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”. Questa pace rende sereni; essa produce quella profonda pace dell’anima che continua a risplendere in mezzo a tutte le vicende umane.

Come può Cristo assicurare questa pace? Egli l’ha guadagnata con il suo sacrificio. Ha dato la sua vita per riconciliare l’uomo con Dio. C’era inimicizia tra i peccatori e Dio; il Salvatore ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e ha ricomposto una profonda armonia tra la nostra coscienza e la volontà del Padre.

Di più, con questo stesso sacrificio egli ha guadagnato la riconciliazione tra gli esseri umani. Secondo san Giovanni, Gesù doveva morire “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 52). San Paolo sottolinea con forza ancora maggiore questa verità quando afferma che nel riconciliare l’uomo con Dio, Cristo ha riconciliato tra di loro i popoli: ha abolito l’odio e l’inimicizia, e ha riunito tutta l’umanità in “un solo uomo”. Così instaurando una più perfetta unità “Egli è la nostra pace” (cf. Ef 2, 14-16). Egli in verità ci ha “rappacificato con il sangue della sua croce” (Col 1, 20).

4. Il sacrificio che trae in unità la famiglia umana è reso presente nell’Eucaristia. E così, ogni celebrazione eucaristica è la fonte di un nuovo dono di pace. In particolare, quando Cristo dà se stesso come cibo e bevanda nella comunione eucaristica, egli comunica il suo amore particolare, e rende i suoi discepoli capaci di amarsi gli uni gli altri come lui stesso li ha amati. Di conseguenza, in virtù di questo amore, egli li rende capaci di raggiungere una piena e autentica pace. Il dono di sé che Cristo fa è più forte di tutte le potenze di divisione che opprimono il mondo.

Alcune caratteristiche della pace che fluisce dall’Eucaristia sono degne di una speciale notazione nel contesto del congresso dell’anno prossimo.

La nostra prima considerazione è che, come esito della vita di Cristo che penetra l’anima, nasce una pace che si estende a tutti gli aspetti della vita della persona. Per la crescente disponibilità della persona ad accettare la volontà divina, si stabilisce una pace che supera ogni ansietà e paura.

Successivamente questa pace si estende alle relazioni sociali. Rinnovando e alimentando l’unità della Chiesa, l’Eucaristia sostiene la pace e la comprensione, e anche lo spirito di collaborazione, tra tutti i membri della comunità cristiana. Non invano, in ogni celebrazione eucaristica, viene rivolta a Cristo una preghiera per l’unità e la pace della Chiesa. Attraverso l’amore senza limiti che comunica al cuore degli uomini, Cristo nell’Eucaristia spinge i fedeli a cercare relazioni costruttive con tutti, e a lavorare instancabilmente alla diffusione della pace nel mondo. L’amore che l’Eucaristia nutre nei cuori sprona i cristiani a lavorare per la pace nella società. Chi vive di questo amore è persuaso che i conflitti possono essere risolti e la giustizia sociale può prevalere.

Infine, questo stesso amore contribuisce ad avvicinare tra loro le nazioni, rafforzando la risoluzione a preservare la pace, la volontà di fare giuste concessioni e il desiderio di maggiore comprensione ed armonia tra tutti i popoli della terra.

5. I cristiani sono chiamati a credere fermamente nel potere dell’Eucaristia di donare la pace e l’unità. L’Eucaristia rende sempre più possibile realizzare su più ampia scala la beatitudine proclamata da Gesù: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9). Nell’Eucaristia i figli del Padre ricevono la vita di Cristo, che non è altro che la vita del Padre stesso (cf. Gv 6, 57), la vita d’amore che li guida alla pace, per la felicità loro e di tutti coloro cui questo dono divino è destinato.

In questa prospettiva possiamo ben capire come un congresso eucaristico debba anche far nascere nuove iniziative ecumeniche. Parlare di cristiani divisi è una contraddizione di termini, perché il cristiano è discepolo di Cristo e Cristo mori “per riunire insieme i figli di Dio” (Gv 11, 52). La preparazione di un congresso eucaristico può essere, perciò, un momento per dare testimonianza, in unità con i nostri fratelli e sorelle cristiani, alla nostra comune fede in Cristo, il solo salvatore e portatore di pace.

6. Altre riflessioni sul tema “Cristo nostra pace” dovrebbero far crescere la conoscenza e la stima (anche attraverso l’adorazione eucaristica) del posto centrale che l’Eucaristia occupa nella Chiesa.

Dunque questo grande avvenimento che è il 44° Congresso eucaristico Internazionale di Seul dovrà coinvolgere ogni Chiesa particolare, ogni parrocchia, ogni comunità religiosa e ogni movimento ecclesiale. Tutti devono sentirsi chiamati a prendere parte al congresso attraverso una più intensa catechesi sull’Eucaristia, una partecipazione più attiva e meglio informata alla liturgia eucaristica, e un senso dell’adorazione capace di interiorizzare la celebrazione del mistero pasquale, con una preghiera che trasforma la vita intera in offerta per la vita del mondo, secondo l’esempio di Cristo (cf. Gv 10, 10-11).

Per concludere questo incontro, desidero ringraziare il Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e i membri del Comitato Ospitante di Seul che si sono riuniti nell’accurata preparazione di questa riunione dei delegati nazionali. Similmente mando il mio incoraggiamento di tutto cuore ai delegati nazionali che non sono potuti venire a Roma, insieme ai vostri collaboratori, in particolare in Corea e in tutta l’Asia.

L’esperienza già fatta dei Congressi Eucaristici Internazionali insegna che l’attenzione e il coinvolgimento delle Chiese locali dipendono in buona parte dall’impegno dei delegati nazionali e dei loro collaboratori.

Invito la Chiesa tutta a pregare per il successo del 44° Congresso Internazionale eucaristico. La beata Vergine Maria, Regina della pace, ispiri ed illumini noi tutti perché, come esito di questa “Statio Orbis” di Seul nel 1989, sia meglio capito il significato fondamentale dell’Eucaristia per l’unità e la pace nel mondo.

A voi tutti che siete presenti e a tutti coloro che nelle Chiese locali sono impegnati a preparare il congresso, con gioia imparto la mia speciale benedizione apostolica.

 

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