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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE DI SANTA MARCELLINA
NEL 150° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

Mercoledì, 9 novembre 1988

 

1. È con animo particolarmente lieto che vi accolgo oggi, religiose della Congregazione di santa Marcellina, insegnanti, alunne ed ex-alunne, provenienti dalle numerose scuole dell’Istituto, operanti in Italia, in Europa, in America. Con gioia accolgo anche voi, medici ed infermieri degli ospedali e delle case per anziani rette dalle Suore Marcelline.

Il mio cordiale benvenuto a tutti.

Saluto innanzitutto il signor Cardinale Sebastiano Baggio e lo ringrazio per le nobili parole con cui ha interpretato i sentimenti delle suore e di tutti i presenti. Saluto in particolare la Superiora Generale, suor Maria Paola Albertario e con lei tutte voi, religiose marcelline, che oggi, in occasione del 150° anniversario di fondazione della vostra famiglia religiosa, offrite mediante questa vostra visita una eloquente testimonianza di fedeltà a Cristo, alla Chiesa ed al successore di Pietro.

È questo, care sorelle, un felice momento della vostra storia ed un’occasione propizia per riscoprire la vostra identità vocazionale, guardando con occhio attento al messaggio che sta alle origini dell’Istituto, nell’intento di interpretarlo alla luce dei segni dei tempi, al fine di servire con autentica e fedele originalità l’uomo d’oggi.

2. Il metodo educativo suggerito dal fondatore, monsignor Luigi Biraghi, richiede che sappiate leggere attentamente ciò che passa nell’animo delle giovani alunne, per cogliere in primo luogo l’ansia di verità e di bene che esse portano dentro di sé, e per aiutarle a tradurla in scelte concrete con generosa consequenzialità.

I giovani sono profondamente coinvolti ed affascinati dalla cultura del nostro tempo e riescono ad individuarne i valori autentici, quali la pace, la libertà, la giustizia, la comunione e la partecipazione, la promozione della donna, la solidarietà. Essi sono però, altresì, fatti oggetto di una serie di stimoli e di pressioni da cui non sempre riescono a difendersi: l’interesse preponderante verso le realtà temporali e verso il loro utilizzo consumistico, la passione per quanto è immediatamente godibile e la disattenzione, invece, per la dimensione trascendente della vita, la dipendenza dalla moda del momento anche a scapito del primato della verità. Conseguenza di ciò è una sorta di interiore scissione tra la fede che conoscono e professano e le lusinghe con cui li alletta la vita quotidiana. Ne deriva non di rado un comportamento contraddittorio, nel quale si insinuano scelte povere di quei valori e ideali che, tuttavia, essi spesso continuano ad apprezzare e a desiderare.

È in questo contesto che la vostra azione educativa è chiamata ad inserirsi in modo penetrante e creativo, mettendo in luce l’originalità del metodo suggerito a voi dal fondatore e da madre Marina Videmari, sua prima collaboratrice, e così sapientemente applicato da suor Maria Anna Sala, che ho avuto io stesso la gioia di iscrivere nell’albo dei beati.

3. Come è noto, l’ispirazione di fondare una congregazione religiosa venne a monsignor Biraghi da una constatazione di carattere contingente, unita ad una intuizione di metodo tratta dalla storia della Chiesa milanese. La constatazione concerneva la soppressione di numerosi istituti religiosi, promossa dall’emergente laicismo del secolo XIX; l’intuizione fu di ripristinare nella comunità cristiana il modello di vita offerto da santa Marcellina, sorella ed educatrice dei santi Satiro e Ambrogio. Egli volle, così, fondare un istituto di suore che collaborassero alla ricostruzione della famiglia e della comunità cristiana, poggiando sul fondamento di una profonda vita interiore e di una fraternità semplice e cordiale, alimentata dall’amore al sacrificio, dall’umiltà, dalla dedizione alacre e fattiva al prossimo. In tale contesto si inseriva il carisma proprio dell’Istituto: “insegnare Gesù” nell’attività educativa, forma precipua dell’apostolato della Congregazione. Le suore marcelline, nate educatrici, devono continuare ad esserlo in ogni ambito del loro lavoro: negli ospedali, nelle case di assistenza agli anziani, nelle opere parrocchiali e missionarie, non meno che nelle aule di scuola.

Il fondatore volle imprimere all’apostolato delle sue suore uno stile particolare che è opportuno mantenere vivo, alla luce anche dei buoni risultati che esso ha dato nel corso degli anni. Tale stile risulta caratterizzato da uno spiccato spirito di famiglia, grazie al quale si stabilisce tra le suore e le alunne un rapporto di affetto, di semplicità e di lealtà; e da uno spirito di completa dedizione, che impegna le suore ad essere sempre in mezzo alle alunne.

Il “metodo benedetto”, voluto da monsignor Biraghi come arco portante della sua pedagogia, consiste, infatti, nell’educare “vivendo insieme”, in modo da formare la gioventù con la forza dell’amore, “più con l’esempio che con molti precetti”.

4. È questa la linea nella quale ancor oggi conviene perseverare. Se la dissociazione tra valori e vita costituisce il problema fondamentale della gioventù contemporanea e la principale ragione di molte crisi, è ovvio che occorre aiutare i giovani a ricomporre in sé una sintesi valida, sicura, armoniosa tra fede religiosa e scelte di comportamento, grazie a cui essi possano arrivare a calare nella concretezza della vita i valori irrinunciabili derivanti dal Vangelo. I giovani devono essere aiutati a guardarsi dalle illusioni dei falsi idoli. Per questo sarà sempre necessario prospettare loro itinerari e mete di bene, chiarirne i dubbi, indicare criteri di orientamento non improntati al mero tornaconto individuale, correggere con fermezza, con prudenza e con motivazioni sicure i comportamenti biasimevoli o le valutazioni avventate.

5. La via sicura per raggiungere tali obiettivi passa attraverso la vostra testimonianza di amore a Cristo. La dimensione cristocentrica proposta da monsignor Biraghi alla vostra comunità educante è davvero la regola aurea e, nello stesso tempo, la forza più potente di cui disponete. Possano le giovani vite che vi crescono accanto essere conquistate dalla gioia con cui voi seguite la via del Vangelo, l’esempio di Cristo umile, povero, obbediente, casto. Possano esse scoprire prima di tutto in voi che la sintesi tra la parola divina e la vita scaturisce dalla forza della fede e dal fuoco dell’amore.

Con questi auspici invito tutte le alunne ed ex-alunne delle vostre scuole a guardare con fiducia e disponibilità interiore al servizio che voi offrite loro. Invito soprattutto le famiglie ad essere compartecipi dei vostri principi, degli indirizzi, delle prospettive, degli ideali sui quali si fonda tutta la vostra opera, mentre a tutti imparto di cuore una speciale propiziatrice benedizione apostolica.

 

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