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VISITA PASTORALE A TORINO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON GLI AMMALATI NELLA PIAZZETTA REALE DI TORINO

Torino - Domenica, 4 settembre 1988

 

Carissimi fratelli e sorelle.

1. Al termine di questa mia visita ai luoghi di don Bosco non poteva mancare un incontro con voi, provati dalla sofferenza, che siete sempre oggetto di un particolare affetto in tutti i miei viaggi apostolici ed in tutto il mio ministero.

A voi, dunque, un saluto cordialissimo e l’espressione della mia gioia di potervi incontrare ed esservi vicino per condividere, nel nome di Cristo, la vostra condizione e le vostre prove. Fermandomi in mezzo a voi, desidero rivolgervi una parola di consolazione e di speranza che valga a sostenervi e ad incoraggiarvi.

2. La sofferenza è la via obbligata della salvezza e della santificazione. Per diventare santi, possiamo mancare di questo o di quel carisma, di questa o di quella attitudine particolare, ma non possiamo essere dispensati dal soffrire. Il soffrire è un ingrediente necessario della santità. Come lo è l’amore. E di fatti, l’amore che Cristo ci insegna e che egli per primo ha vissuto dandocene l’esempio, è un amore crocifisso, è un amore che espia e salva attraverso la sofferenza.

L’amore è più importante della sofferenza: le dà il suo senso e la rende accettabile. Vi può essere amore senza sofferenza. Ma la sofferenza senza l’amore non ha significato; con l’amore - accettata come l’ha accettata Cristo, come l’accettano i santi - essa acquista un valore inestimabile.

3. Cari fratelli e sorelle! Possa la vostra anima essere piena di quell’amore evangelico che trasfigura e rende leggera la sofferenza! Voglia il Signore Gesù concedere ai vostri cuori pace e fortezza, nel sopportare le prove. Resti salva e salda l’anima nonostante il martirio del corpo! Io chiedo ardentemente per voi al Signore la vostra guarigione; ma chiedo anche la grazia interiore, che è vita dell’anima. Chiedo che siate pronti ad accogliere i misteriosi voleri divini. Chiedo che sappiate lottare fino all’ultimo. Chiedo che vi lasciate illuminare dal senso evangelico della sofferenza: è qui infatti il valore centrale ed originale di tutta la morale cristiana, della vera saggezza di vita che Cristo ci ha insegnato e per primo ha vissuto. È qui la molla, la forza decisiva della nostra eterna salvezza, al di là di ogni altra azione virtuosa, che, nel suo genere, conserva pur sempre il suo significato e il suo valore.

4. Sapete, cari fratelli e sorelle, quanto io conto su di voi, quanto la Chiesa conta su di voi. Il contatto con voi, nel mio ministero e nei miei viaggi apostolici, dà ad essi - lo sento - come un sigillo d’autenticità, una garanzia d’efficacia, una misteriosa e profonda solidarietà spirituale. Sento che, così facendo, sono sulle orme del Salvatore dell’uomo. Dio parla attraverso la sofferenza, apre cammini nuovi, orizzonti nuovi, e dà la forza di affrontarli con coraggio e fiducia, dà la forza di portare a termine quelle imprese che il Signore suggerisce o comanda.

Ognuno di noi, come ho detto, ha un compito particolare, ha una missione particolare in questa vita. Possiamo soffrire per la verità, possiamo soffrire per la giustizia, per la pace, per la redenzione sociale dell’uomo. La sofferenza, in Cristo ci rende figli di Dio.

Chiediamo a Cristo maestro che ci illumini sempre sul significato della sofferenza. Tutti noi abbiamo da imparare da questo mistero apparentemente così ripugnante e - in Cristo - pur così ricco di valori spirituali. Santa Caterina da Siena diceva che la croce è scuola di tutte le virtù. Ci crediamo veramente? È questo uno dei massimi compiti della vita presente: approfondire, per quanto è possibile, ciò che Cristo ci insegna sul dolore salvifico. Il saper vivere bene quaggiù dipende da noi. Da qui dipende la felicità nella vita presente e nella vita futura.

5. Vi auguro, fratelli e sorelle carissimi, di poter far vostri questi pensieri che, con cuore di fraterno affetto, ho voluto proporvi; mi auguro che trovino risonanza in voi e che possiate farne tesoro.

Vi ringrazio di essere venuti a questo incontro. Gesù stesso penserà a ricompensarvi e a darvi tutte le consolazioni che desiderate e che egli solo può darvi. Io, da parte mia e in suo nome, vi benedico tutti di cuore, insieme con i vostri cari presenti ed assenti ed ai vostri accompagnatori.

Grazie, grazie, e che il Signore sia con voi!  

Dopo aver impartito la benedizione il Santo Padre aggiunge le seguenti parole:  

Carissimi fratelli e sorelle.

Vi invito ogni giorno ad un incontro durante il sacrificio dell’Eucaristia. Vi invito tutti e vi tengo presenti tutti, e insieme con voi celebro questo sacrificio della nostra redenzione. Siete indispensabili, la vostra presenza è insostituibile. Vi ringrazio ancora una volta.

Sia lodato Gesù Cristo.

 

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