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VIAGGIO APOSTOLICO IN ZIMBABWE,
BOTSWANA, LESOTHO, SWAZILAND, MOZAMBICO

INCONTRO ECUMENICO DI GIOVANNI PAOLO II
NELLA «IGREJA DA POLANA» DI MAPUTO

Maputo (Mozambico) - Domenica, 18 settembre 1988

 

Cari fratelli e sorelle, rappresentanti delle Chiese
e delle comunità cristiane del Mozambico.

1. “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ef 1, 2). Sono gli auguri e la preghiera che vi porgo sinceramente incontrandomi qui con voi, nel nome del Signore, e con amore verso gli abitanti del Mozambico. Porgo anche i miei saluti ai presenti e alle vostre Chiese e comunità in tutto il Mozambico.

Porgo un cordiale saluto alla delegazione del Consiglio delle Chiese del Sudafrica, guidata dal suo presidente. Mentre vi sono grato per la vostra fraterna presenza qui oggi, desidero anche esprimere il mio apprezzamento per questo gesto di solidarietà con le comunità cristiane e il popolo di questo Paese.

Quali cristiani, siamo uniti dal comune Battesimo. E abbiamo appreso dall’apostolo Paolo questa importante verità: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti in Cristo . . . tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 27-28). In virtù di questo unico Battesimo, ci presentiamo al mondo con una responsabilità comune che ci viene dall’obbedienza a Cristo, che ha chiesto ardentemente al Padre: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).

2. Questa responsabilità comune è così vera e così importante, che ci deve spingere a fare tutto il possibile - e con sollecitudine - perché vengano eliminate le divisioni che ancora esistono tra noi; e in tal modo, possiamo mettere in pratica il desiderio di Cristo, di una perfetta unità fra i suoi discepoli.

Esiste, in realtà, un rapporto fondamentale fra l’unità dei cristiani e la proclamazione del Vangelo. In fondo, è una questione di fedeltà alla comune vocazione cristiana e di significato della fede, dono gratuito di Dio, che esige una corrispondenza da parte dell’uomo in un comportamento coerente; esige che l’uomo prenda coscienza del suo compito di “riordinare” il mondo, secondo il disegno divino della creazione. E così, la credibilità del messaggio evangelico è legata all’unità dei cristiani (cf. Unitatis Redintegratio, 1).

3. Le divisioni che esistono fra noi, pertanto, pregiudicano la vitalità e l’incisività del nostro annuncio; e tali divisioni finiscono addirittura per essere uno scandalo agli occhi del mondo, soprattutto per le giovani Chiese dell’Africa. Tuttavia, nonostante queste divisioni, grazie a ciò che abbiamo in comune, è possibile offrire una testimonianza sincera, anche se limitata, dinanzi al mondo, che anela di ascoltare il messaggio di amore e di speranza, che è la buona novella della salvezza, ottenuta da Gesù Cristo per tutti gli uomini.

La vostra presenza qui, in questo giorno, è l’espressione del vostro desiderio e della ricerca di offrire insieme questa comune testimonianza all’amato popolo del Mozambico: un popolo che ha fame e sete di Dio. E questa sua aspettativa potrà essere soddisfatta pienamente solo in Cristo.

4. Esistono molti modi di offrire, come cristiani, una testimonianza comune. Per esempio: il lavoro svolto insieme in campo biblico, i servizi caritativi, la promozione dei diritti umani, il dialogo ecumenico, la preghiera comunitaria, quando se ne presenta l’occasione, e, infine, l’annuncio di Gesù Cristo a quanti ancora non lo conoscono. “La cooperazione di tutti i cristiani esprime vivamente quella unione, che già vige tra di loro, e pone in una luce più piena il volto di Cristo servo” (Unitatis Redintegratio, 12).

Al tempo stesso, i sinceri sforzi ecumenici che si sono fatti in campo sociale, possono essere di aiuto per alleviare le sofferenze di coloro che mancano dei beni di prima necessità, possono contribuire alla difesa e promozione degli uomini e delle donne, soprattutto dei più deboli, che la società contemporanea, in molte parti del mondo, spesso tende ad abbandonare a se stessi e a marginalizzare, come se non esistessero o come se la loro vita non contasse. Per una cooperazione che renda più efficaci le iniziative, “tutti i cristiani debbono scoprire ciò che già li unisce, ancor prima che si realizzi la loro piena comunità” (Redemptor Hominis, 12).

La nostra testimonianza comune manifesta al mondo che coloro che credono in Cristo e vivono secondo il suo Spirito, essendo così diventati figli del Padre comune, possono impegnarsi affinché vengano superate le divisioni umane e a poco a poco le divergenze esistenti tra i cristiani. Attraverso la cooperazione, coloro che credono in Cristo possono più facilmente imparare a comprendersi e a stimarsi reciprocamente e a spianare la via che conduce all’unità dei cristiani (cf. Unitatis Redintegratio, 12).

5. È un peccato che, mentre da un lato si esorta ad un serio impegno ad offrire una testimonianza comune, dall’altro le nostre divisioni si complicano, a causa della nascita di nuove Chiese e dell’aumento delle sette, fenomeno che purtroppo si verifica anche nel vostro Paese. Da questa realtà emerge uno spirito contrario al Vangelo che, per voi “guide” cristiane, non deve cessare di costituire motivo di riflessione, sollecitudine e preghiera.

6. Cari fratelli e sorelle in Cristo, spero che queste mie parole siano da voi ben accolte, poiché sono consapevole del vostro interesse e dei passi già fatti, nella testimonianza comune di Cristo e del suo messaggio nel Mozambico. Ormai esistono, ne rendiamo grazie al Signore, alcune forme di incontro e cooperazione che sono diventate abituali. Dio benedica queste iniziative!

Rimane, tuttavia, un lungo cammino da percorrere. Continuate a cercare la verità nella carità, perché sia sempre più efficace anche l’impegno comune a contribuire all’unità del popolo mozambicano nel costruire la nazione.

Nutro la speranza e chiedo a Dio che il vostro desiderio di unità e l’impegno a lavorare insieme continuino a crescere in armonia con la volontà di Cristo. Per questo, “A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, a lui la gloria nella Chiesa e in Gesù Cristo per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen!” (Ef 3, 20-21).



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