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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A S.E. IL SIGNOR WARNASENA RASAPUTRAM,
NUOVO AMBASCIATORE DELLO SRI LANKA PRESSO LA SANTA SEDE

Venerdì, 21 aprile 1989

 

Signor ambasciatore.

È un piacere offrirle un cordiale benvenuto e accettare le lettere che la accreditano come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica socialista democratica di Sri Lanka presso la Santa Sede. Sono grato per gli ossequi e i voti espressi da parte del suo Presidente, sua eccellenza Ranasinghe Premadasa, che la prego di ricambiare con l’assicurazione delle mie preghiere per il suo bene, per la pace nel suo Paese e la riconciliazione in tutto il suo diletto popolo.

Sua eccellenza ha parlato delle buone relazioni esistenti tra il suo governo e la Santa Sede. È mia fervida speranza che la collaborazione e la comprensione che hanno caratterizzato le nostre relazioni in passato si rafforzeranno sempre più in futuro.

Pur non svolgendo una missione specifica nel campo politico, economico o sociale, la Chiesa estende la sua missione religiosa ai vari ambiti in cui gli uomini e le donne si impegnano alla ricerca della felicità che è possibile in questo mondo, in linea con la dignità personale ricevuta da Dio (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 41). Lei ha ricordato l’importante contributo della Chiesa cattolica alla società dello Sri Lanka non solo nel campo dell’educazione, ma anche nelle diverse sfere sociali, culturali e artistiche. Nonostante le sue risorse limitate, la Chiesa nello Sri Lanka è attivamente e fruttuosamente impegnata in questi ambiti, come pure nella promozione dei valori della famiglia. Essa lavora per il rispetto dell’inalienabile dignità della persona e persegue lo sviluppo umano dei popoli attraverso i principi della sua dottrina sociale. Questi principi non costituiscono un sistema politico o un’ideologia, ma piuttosto sono il risultato dell’attenta riflessione della Chiesa sulle complesse realtà e i problemi dell’esistenza umana alla luce della sua fede e tradizione (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 41).

Sono lieto di venire a conoscenza, signor ambasciatore, del suo apprezzamento per l’impegno della Santa Sede nel costruire la pace all’interno della vita sociale e della vita civile di ogni nazione come pure nella comunità internazionale. La Santa Sede è convinta che la pace non può essere ridotta solo al mantenimento di un equilibrio di potere, ma comporta un processo dinamico che dipende da diverse condizioni e fattori. Tra le condizioni della pace è di singolare importanza l’esistenza di uno spirito di reciproca accettazione e rispetto tra i differenti gruppi etnici all’interno di un paese. Mi sono occupato di questo argomento nel messaggio di quest’anno per la Giornata Mondiale della Pace. Là ho indicato due principi che costituiscono la base necessaria per ogni vita sociale. “Il primo principio è l’inalienabile dignità di ciascuna persona umana, senza distinzioni relative alla sua origine razziale, etnica, culturale, nazionale o alla sua credenza religiosa . . . Il secondo principio riguarda l’unità fondamentale del genere umano, il quale trae la sua origine da un unico Dio creatore” (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1989, 3, die 8 dec. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 3 [1988] 1788). Ponendo a fondamento questi principi, il processo di pace richiede che l’intera umanità si impegni per eliminare gli atteggiamenti di pregiudizio e discriminazione. Questo è un compito particolarmente urgente là dove tali atteggiamenti sono stati incorporati nelle politiche legislative.

La Santa Sede segue con trepidazione la violenza e il terrorismo presenti nel suo Paese. Colgo questa occasione per esprimere la mia fervida speranza di riconciliazione attraverso il dialogo e i negoziati come via obbligata verso una giusta risoluzione dei complessi problemi che impediscono la pace nello Sri Lanka. Gli atti terroristici sono crimini contro l’umanità ed è chiaro che “colpire ciecamente, uccidere innocenti o compiere sanguinose rappresaglie non favorisce un’equa valutazione delle rivendicazioni avanzate dalle minoranze, per le quali i terroristi pretendono di agire!” (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1989, 3 die 8 dec. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, 3 [1988] 1788). La riconciliazione attraverso la giustizia e nel rispetto delle legittime aspirazioni di tutte le parti coinvolte è la sola strada possibile per giungere ad una pacifica risoluzione delle attuali ostilità.

Nel momento di assumere le sue nuove responsabilità, signor ambasciatore, le offro i miei migliori auguri per un positivo svolgimento della sua missione. Colgo l’occasione per assicurarle la collaborazione della Santa Sede. Sull’eccellenza vostra, il suo Presidente e il popolo della Repubblica socialista democratica di Sri Lanka invoco abbondanti benedizioni di Dio onnipotente.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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