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VIAGGIO APOSTOLICO IN MADAGASCAR, LA RÉUNION, ZAMBIA E MALAWI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI, AI RELIGIOSI, AI SEMINARISTI E AI NOVIZI

Antananarivo (Madagascar) - Domenica, 30 aprile 1989

 

Cari fratelli e sorelle.

1. Vi ringrazio vivamente per la vostra accoglienza affettuosa e fiduciosa. Mi piace ascoltare la vostra testimonianza sulla vita dei sacerdoti e dei religiosi in Madagascar; apprezzo il realismo con cui voi identificate le ombre e ricordate i progressi auspicabili; sono sensibile alla gioia, allo slancio, alla speranza che risiedono in voi. La mia venuta tra di voi vorrebbe incoraggiare questo progredire nella vita religiosa.

Ho appena incontrato i laici cattolici malgasci. Anch’essi rappresentano una grande speranza per lo slancio della Chiesa in Madagascar. Sono coscienti del ruolo che devono rivestire - in virtù del Battesimo e della Cresima - nei diversi servizi della Chiesa e nella testimonianza da portare in seno al mondo. A questo si sono applicati sin dall’inizio dell’evangelizzazione, sulla scia della beata Vittoria Rasoamanarivo. Ma contano molto su di voi che consacrate direttamente le vostre forze, i vostri talenti, il vostro cuore all’accrescimento del Regno di Dio; essi scoprono con gioia il risveglio e la maturazione, la moltiplicazione e la luminosità delle vocazioni religiose e sacerdotali. Senza di voi, la loro vita cristiana sarebbe malnutrita, le loro attività soffrirebbero di dispersività, il loro apostolato mancherebbe di sostegno ed il loro spirito evangelico di slancio verso l’Assoluto. Da parte loro, essi vi offrono uno stimolo, un’esigenza di competenza, un impegno concreto nei diversi settori della vita e, molto spesso, un esempio di santità.

2. Con voi, rendo grazie a Dio per la vitalità della Chiesa in Madagascar da un secolo e mezzo, vitalità cui le anime consacrate hanno dato un grande contributo. Basti qui ricordare il nome di fratel Raphaël Louis Rafiringa, il primo religioso malgascio.

Vorrei soprattutto che voi rendeste grazie a Dio per la vostra vocazione. È lui che vi ha chiamati, senza che voi poteste neanche meritarlo. Vi ha fatto segno in moltissime maniere, attraverso gli altri e attraverso la vita interiore, e voi vi siete messi in moto.

Nella vostra vita sacerdotale o religiosa, conoscete indubbiamente la pena ed a volte la difficoltà; non constatate sempre voi stessi il frutto del vostro apostolato. Ma il Signore, cui voi avete offerto la vostra persona e la vostra vita, non smette di stare con voi; avete la gioia di sapervi amati da lui e di rispondere al suo amore, avete l’onore di operare direttamente per il suo Regno e di rendere ai vostri fratelli e sorelle il più elevato dei servizi. Egli vi ha promesso cento volte tanto in questo mondo e la vita eterna (cf. Mc 10, 30). Sì, davvero, rendete grazie al Signore, con Maria, sua madre, per le tante meraviglie! Ed io lo prego affinché vi conservi nella sua gioia e nella sua pace.

3. Cari fratelli e sorelle, fra i tre orientamenti generali che ritengo opportuno ricordarvi, nominerò innanzitutto lo spirito di comunione fra voi tutti, con i vostri Vescovi, con tutto il Popolo di Dio, con la Chiesa universale. La comunione è quella che caratterizza i rapporti fra tutti i membri del Corpo di Cristo. Essa è propria dell’ordine del mistero della Chiesa, come ha ben sottolineato il Sinodo dei Vescovi riunitosi a Roma nel 1985 (cf. Relatio Finalis II, c, 1), oltre all’esortazione Christifideles Laici (Christifideles Laici, cf. 19). Essa è partecipazione alla pienezza della vita di Dio; è accoglienza della Parola di Dio; è adesione alla stessa dottrina di fede, alla stessa etica cristiana fondamentale; è partecipazione agli stessi sacramenti, è organizzazione secondo le medesime strutture essenziali. Si deve tradurre nella vita attraverso la carità che viene da Cristo, e comprende la ricerca del bene altrui, la solidarietà, il perdono, lo spirito di collaborazione, la convergenza degli sforzi in una pastorale d’insieme, l’aiuto mutuo tra regioni, in tutti i casi l’opzione preferenziale per i poveri. Ne va non soltanto dell’efficacia, ma della testimonianza di quel che è la Chiesa: una famiglia. La nazione malgascia che soffre a volte di divisioni ha bisogno di questa testimonianza. Il tema scelto per la mia visita riunisce quest’esigenza di comunione, simile al “fihavanana” caratteristico della vostra civiltà.

Ma la comunione non è uniformità; essa presuppone che ciascuno partecipi al bene dell’insieme con i suoi talenti, il suo carisma personale, la spiritualità del proprio istituto, la sua missione specifica della Chiesa. In un corpo, tutto i membri non hanno certo la stessa funzione, san Paolo ce lo ha dimostrato abbondantemente (cf. 1 Cor 12). Possa questo spirito di comunione ispirare i vostri rapporti e la vostra cooperazione fra missionari e figli di questo Paese, tra sacerdoti, laici e religiosi, tra gruppi etnici differenti!

4. Vi esorto inoltre ad approfondire il vostro rapporto con il Signore, per radicare profondamente in lui la vostra vita spirituale. Spontaneamente, il popolo malgascio ha il senso della presenza di Dio; esprime molto facilmente la sua fede attraverso un linguaggio poetico e simbolico; possiede il senso comunitario.

A voi, cari fratelli e sorelle, è dato ed è chiesto di andare più in là. Avete fatto il voto di seguire Cristo nella castità, nella povertà, nell’obbedienza, nella pratica delle beatitudini o della vita comunitaria, oppure avete ricevuto l’ordinazione sacerdotale per essere pastori in nome di Cristo, o ancora, vi preparate a questo. Cercate i mezzi di approfondire senza sosta la vostra vita spirituale e di aumentare le vostre risorse: ascolto e meditazione quotidiani della Parola di Dio, preghiera personale e comunitaria, partecipazione all’Eucaristia, riflessione o revisione di vita con altri, ricerca costante dello Spirito di Cristo e delle virtù che si addicono allo stato sacerdotale o religioso. L’incontro quotidiano delle bellezze o delle miserie umane, nel ministero o nell’apostolato, deve integrare le vostre preghiere; può stimolarli, a condizione di rapportare tutto al Signore, per la sua gloria. Non offritegli soltanto una parte del vostro tempo o delle vostre attività apostoliche generose, ma la vostra persona. I nostri fratelli e sorelle desiderano trovare in noi dei “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4, 1). Sì, che il vostro cuore aderisca a Cristo, amato al di sopra di tutto! E che la vostra disponibilità sostanziale testimoni la ricerca dell’Assoluto e del Regno di Dio che verrà!

5. Evidentemente, l’amore e la ricerca della santità devono andare di pari passo con l’acquisizione della competenza richiesta dal ministero o dai servizi da compiere nella Chiesa e nella società. Voi stessi parlate di perseguire “una solida formazione umana, religiosa e teologica” e notate come l’elaborazione teologica sia ancora insufficiente per portare a compimento l’opera d’inculturazione necessaria.

È infatti importante progredire nella conoscenza del disegno di Dio sul mondo e sugli uomini, così com’è rivelato nella Bibbia. Questo disegno di Dio è stato vissuto dalla Chiesa in circostanze molto diverse lungo tutta la sua storia. Nell’approfondire incessantemente il Credo essenziale, la Chiesa, assistita dallo Spirito Santo, ha raccolto un’esperienza e precisato una dottrina che illuminano la via di tutti i cristiani. Il successore di Pietro e tutti i Vescovi in comunione con lui hanno ricevuto la missione di conservare e presentare questo deposito della fede. I teologi, in sintonia con il Magistero, contribuiscono a valorizzarlo e ad approfondirlo riguardo alle diverse culture, per tutto quello che segna in concreto gli uomini e suscita nuovi problemi. Questo compito dev’essere seguito anche qui per una giusta inculturazione in terra malgascia, per quanto riguarda fra le altre la presentazione catechetica del messaggio evangelico, lo svolgimento della liturgia, l’adattamento della vita consacrata, l’impegno sociale dei cristiani. Se l’antropologia, la sociologia, la pedagogia, la semantica apportano un aiuto prezioso, la teologia conserva il suo ruolo di fondamento capitale e di luce. Tutta la Chiesa in Madagascar è implicata in quest’opera; i pastori ed i religiosi a titolo particolare. Cioè le esigenze della formazione nei seminari e le scuole, ma continuata anche durante tutta la vita sacerdotale e religiosa, grazie alle riunioni, alle pubblicazioni, a tutto quel che può assicurare una risorsa. I laici, fortunatamente molto attivi da voi, molto desiderosi di essere un fermento cristiano nella società, saranno evidentemente molto esigenti per coloro che la vocazione sacerdotale o religiosa pone al servizio del Popolo di Dio, con la missione di illuminarlo, di guidarlo e di prepararlo (cf. Epistula universis presbyteris Feria V in Cena Domini, anni MCMLXXXIX, missa, die 12 mar. 1989: vide supra, p. 647).

6. A queste considerazioni comuni a tutti voi, desidero aggiungere alcune parole particolari per i diversi gruppi che rappresentate.

Desidero innanzitutto salutare i sacerdoti, malgasci o missionari stranieri, religiosi o diocesani. Quanto cammino percorso dall’ordinazione del primo sacerdote malgascio del 1872, dall’ordinazione del primo Vescovo malgascio nel 1939! In alcune diocesi, in particolare sugli altopiani, siete divenuti relativamente numerosi; ma altrove i vostri ranghi sono ancora molto radi. Dovete fare fronte a molteplici compiti di evangelizzazione in villaggi dispersi, vegliare che i vostri fedeli abbiano accesso alla Parola di Dio ed ai sacramenti, formare i laici che vi aiuteranno ad animare le comunità di base. Certuni tra voi, soprattutto i preti secolari nelle regioni rurali, soffrono un isolamento che a volte li porta a scoraggiarsi.

Cari fratelli sacerdoti, prego il Signore che vi dia la sua forza e la sua pace. Considerate sempre la grazia inaudita del vostro sacerdozio. La fedeltà alla propria vocazione richiede coraggio. Ma il Signore vuole anche che voi sappiate unire le vostre forze. Siate attenti gli uni verso gli altri, sostenendovi fraternamente. Formate attorno al vostro Vescovo un presbiterio che esprima una profonda comunione, al di là delle diversità di temperamento, di metodo apostolico, differenze di etnia o di Paese di origine. Confidate nel vostro Vescovo come in un padre; egli avrà a cuore di riflettere con voi intorno alle condizioni spirituali e materiali della vostra vita. Desidero anche che il mutuo aiuto tra laici vi stimoli e vi sia di conforto.

Con le famiglie in particolare, preoccupatevi di suscitare delle vocazioni al sacerdozio e di formarle. È attraverso la qualità della vostra vita sacerdotale, attraverso la vostra gioia di servire il Signore e la sua Chiesa che lo Spirito Santo darà lo stesso desiderio ai giovani che vi incontrano.

7. Saluto ugualmente i religiosi. Rendo omaggio innanzitutto a coloro, uomini e donne, che si consacrano a Dio nella vita contemplativa, poiché so quanto sia preziosa la loro preghiera e benefica la loro luminosità per l’animazione spirituale e liturgica di tutta la Chiesa.

È ammirevole vedere tante famiglie religiose apostoliche lavorare nella complementarietà dei loro carismi spirituali! Il vostro primo servizio è quello di evangelizzare il Popolo di Dio, di formarlo alle responsabilità nella Chiesa; voi vi preoccupate inoltre del ricambio, sia perché formate giovani religiosi, sia perché preparate futuri sacerdoti diocesani. Ho notato che unite spesso le vostre forze formando degli inter-noviziati ed inter-juniorati. Vi benedica il Signore e vi moltiplichi!

E per quanto riguarda voi, care sorelle, sono felice di constatare il vostro dinamismo religioso. Dopo le prime sorelle di san Giuseppe di Cluny, il numero delle religiose malgasce si è accresciuto in maniera sorprendente: ecco che ora siete quasi milleseicento. Non è forse evidente vedere in ciò il segno che la consacrazione religiosa è sempre più largamente accettata e desiderata in questo Paese, considerata come una via per la piena realizzazione della femminilità? Voi siete molto impegnate al servizio della società: insegnamento ed educazione, servizi sanitari e sociali, promozione femminile molto apprezzabile e anche il ruolo che voi assumete direttamente nella pastorale, sia che si tratti di catechesi, sia di sostegno a movimenti, di animazione liturgica. La vostra testimonianza e la vostra azione rivestono un’importanza capitale per i laici e per i sacerdoti. Attive e contemplative, testimoniate che il Signore Gesù merita di essere amato e seguito per lui stesso, che il suo amore vi riempie e che è per causa sua che voi vi dedicate al servizio dei vostri fratelli e sorelle. Voi siete le testimoni della carità di Cristo.

Accanto ai religiosi e alle religiose, desidero salutare anche i laici consacrati. Gli istituti secolari costituiscono oggi una forma molto apprezzabile di presenza nel cuore del mondo e d’impegno della Chiesa. Essi aiutano i laici a tendere verso la santità attraverso i compiti temporali, unendo in maniera profonda la preghiera e l’azione.

8. Infine vedo nel vostro gruppo un certo numero di giovani novizi e studenti così come seminaristi maggiori.

Cari amici, avete già ascoltato la mia insistenza per una formazione filosofica e teologica molto seria, che è alla base dell’ulteriore approfondimento, di tutti gli sforzi d’inculturazione e delle applicazioni pratiche nella pastorale. Vi auguro di realizzare bene l’unità della vostra formazione, secondo queste tre componenti: teologica, spirituale, pastorale. In definitiva, vi preparate ad essere i pastori di cui il popolo malgascio ha bisogno. Un periodo di preparazione spirituale prima degli studi sembra una buona iniziativa. La vostra vita sacerdotale varrà in gran parte quel che vale attualmente la vostra formazione alla fede, alla preghiera, allo zelo missionario, alla vita di gruppo ma anche alla responsabilità personale, alle virtù sacerdotali e religiose. La Chiesa in Madagascar si affida a voi e conta sulla vostra disponibilità senza riserve.

9. Ci avviciniamo al tempo della Pentecoste. Pregate lo Spirito Santo di rinnovare senza sosta il vostro cuore di apostoli. Pregate la Vergine Maria di aprire la vostra anima allo Spirito Santo, nella fiducia e nella gioia.

Allora voi potrete dire con il Signore: “Lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri la buona Novella, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4, 18-19).

Cristo diceva ai suoi discepoli: “Non vi chiamo più servi . . . ma vi ho chiamati amici” (Gv 15, 15). Sì, siete tutti entrati in amicizia con il Signore. Egli vi dice anche: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).

Come Vescovo di Roma e successore di Pietro, in maniera particolare incaricato della fedeltà e dell’unità di tutta la Chiesa, sono felice di ripetervi queste parole per confermare la vostra speranza e il vostro zelo. Di tutto cuore, vi benedico: benedico tutti i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i laici consacrati, i novizi e i seminaristi del Madagascar, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Voglio aggiungere qualche parola in italiano, perché so che ci sono qui molti missionari italiani.

Oggi voi parlate più la lingua malgascia che quella italiana, ma sempre quella italiana rimane la vostra prima lingua. Ed un Papa che viene da Roma - città situata al centro dell’Italia - deve rendere testimonianza del vostro grande contributo missionario: contributo della Chiesa in Italia e di tutta la Chiesa e i cattolici, ma specialmente contributo dei missionari che vanno in diversi paesi, come qui in Madagascar. Vi saluto di cuore, vi porto la voce della vostra Patria, della Chiesa in Italia.

E ancora una parola ai missionari della Polonia.

Vi porto un cordiale saluto da Roma ma anche dal trono della Signora di Jasna Gora, dalla nostra Patria, nella nostra lingua, questa lingua dei padri, che tale rimane per sempre e dopo ci aiuta ad apprezzare i tesori delle lingue dei popoli ai quali andiamo portando la luce del Vangelo. Su queste vie missionarie Dio benedica voi tutti, cari connazionali: uomini e donne che qui state seguendo le orme del servo di Dio padre Jan Bejzym.

Tutti i giorni sia con voi, come lo era con lui, la Signora di Jasna Gora.



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