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VIAGGIO APOSTOLICO IN MADAGASCAR, LA RÉUNION, ZAMBIA E MALAWI

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON L’EPISCOPATO NELLA NUNZIATURA APOSTOLICA

Lusaka (Zambia) - Martedì, 2 maggio 1989

 

Cari fratelli Vescovi.

1. In occasione della mia visita pastorale al vostro Paese vi saluto tutti con spirito di amore fraterno: “A quanti sono amati da Dio” nello Zambia, “che sono chiamati a essere santi: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (cf. Rm 1, 7). Essere qui è per me motivo di grande gioia; grazie per il vostro gentile invito. Sono lieto di avere l’opportunità di rafforzare i vincoli della comunione ecclesiale che abbiamo celebrato insieme durante la vostra visita “ad limina” a Roma lo scorso anno.

La mia visita coincide con i preparativi per l’ormai prossimo centenario della Chiesa dello Zambia nel 1991. Nel vostro Paese la Chiesa da umili origini è cresciuta e fiorita. Oggi conta nove diocesi, numerose parrocchie e stazioni rurali, un crescente numero di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, l’impegno laicale aumenta e ci sono molte istituzioni educative mediche e sociali.

Gioisco con voi per il dono della salvezza in Cristo che il Padre ha voluto fare allo Zambia attraverso il potere dello Spirito Santo. Grazie agli zelanti sforzi dei missionari, uomini e donne, il Vangelo è stato portato qui per obbedire al comandamento di Cristo di ammaestrare tutte le nazioni (cf. Mt 28, 19). Ma la sfida di portare avanti l’opera di evangelizzazione non cessa mai. Con san Paolo possiamo dire: “Guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16). Tutta la Chiesa africana è continuamente chiamata a proclamare il Vangelo di Gesù Cristo.

Per questo motivo sono stato lieto di annunciare all’inizio di questo anno una speciale assemblea per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Questo è il risultato di numerose richieste da parte di vari gruppi e individui nel corso degli anni così come della mia personale esperienza, maturata nel corso delle visite precedenti, della vitalità della Chiesa africana. Confido che l’assemblea speciale sarà un momento di grazia particolare per la Chiesa in Africa. So che vi unirete a me nella preghiera per l’effusione dello Spirito Santo su quest’evento e sulla sua preparazione.

2. Alla vigilia del centenario della Chiesa nello Zambia, i vostri pensieri devono inevitabilmente rivolgersi alle necessità spirituali e alle aspirazioni di tutti coloro che vivono nel vostro Paese. Nel corso della vostra visita “ad limina” lo scorso anno, ho trattato alcuni dei seguenti argomenti: ho parlato del matrimonio e della famiglia, dei giovani, dei seminaristi e dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dell’impegno dei laici nelle piccole comunità cristiane, dell’ecumenismo, delle comunicazioni sociali e dei bisogni dei rifugiati. Oggi desidero continuare le mie riflessioni. Desidero soprattutto discutere sul Magistero della Chiesa e sul ruolo del Vescovo diocesano quale autentico maestro di fede per il suo popolo.

Cristo stesso disse ai suoi apostoli di fare discepoli in tutte le nazioni, insegnando loro ad osservare tutto ciò che lui aveva comandato (cf. Mt 28, 19-20). Prima di tornare al Padre, Gesù promise di mandare lo Spirito Santo sulla sua Chiesa per guidarla all’interno di tutta la verità (cf. Gv 16, 13). Con l’unzione dello Spirito della verità l’intero Popolo di Dio è stato reso capace di aderire alla fede ricevuta, per approfondire i suoi misteri e applicarli più pienamente nella vita quotidiana (cf. Lumen Gentium, 12).

Quali successori degli apostoli, al Papa e ai Vescovi è stata affidata la missione di predicare la Parola di Dio. Il Concilio Vaticano II insegna che i Vescovi sono gli araldi della fede, che portano nuovi discepoli a Cristo e sono “dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo”, che predicano al popolo affidato alla loro cura. Spetta ai Vescovi insegnare la fede, farla fruttare ed essere vigili verso gli errori che minacciano il loro gregge (Lumen Gentium, 25).

Nell’assolvere questo grande compito, cari fratelli, dobbiamo essere certi che Dio, che ce lo ha affidato, ci darà anche la grazia per adempierlo. Da parte nostra, dobbiamo sempre perseverare nel nostro compito di insegnare, dobbiamo cercare i mezzi più validi ed efficaci per assolverlo e non dobbiamo mai perdere la fiducia nel potere dello Spirito Santo la cui grazia abbiamo ricevuto alla nostra ordinazione.

3. Nella Chiesa locale, il Vescovo diocesano è “il moderatore di tutto il ministero della Parola” (Codex Iuris Canonici, can. 756). Come tale egli è chiamato a collaborare attivamente con molte persone al servizio del Vangelo. Ad ogni livello della vita della Chiesa, è vostro dovere assicurare che la Parola porti frutti e cresca nella vita dei credenti (cf. Col 1, 6). Per tutti i membri della Chiesa ciò richiederà una continua formazione nella dottrina e disciplina cristiana e nelle ricchezze della vita spirituale. I sacerdoti, i religiosi e i laici devono formarsi continuamente nella vita cristiana, per mantenere la fede, secondo la loro vocazione particolare. La loro conoscenza della fede deve essere approfondita; la sua pratica deve determinare le loro scelte e azioni e l’amore per lei deve far nascere il desiderio di condividerla con gli altri.

I sacerdoti sono i vostri indispensabili compagni di insegnamento, nel santificare e guidare il Popolo di Dio e quindi devono ricevere una formazione spirituale ed intellettuale pari alle loro responsabilità. Per questo motivo vi esorto a prestare particolare attenzione alla formazione di coloro che si preparano al sacerdozio e anche di continuare l’educazione di coloro che sono già stati ordinati cosicché i vostri sacerdoti possano essere un solo cuore e una sola mente con voi nel ministero della proclamazione della Parola (cf. Presbyterorum Ordinis, 7). Amore per Cristo significa aver cura del suo gregge, soprattutto di quelli che ancora non lo conoscono e di quelli che si sono allontanati. Mi unisco a voi nel chiedere a Dio di benedire l’opera del Centro spirituale di Emmaus che avete istituito per cercare dei sacerdoti educandoli adeguatamente a servire il gregge di Cristo.

4. Il vostro dovere di Vescovi di far sì che la fede “risplenda e porti frutto” (cf. Lumen Gentium, 25) richiede anche di provvedere alla crescita spirituale dei laici. Potete essere giustamente fieri delle numerose organizzazioni laiche dello Zambia e di tutti i catechisti e i responsabili laici che fanno molto al servizio del Vangelo. I cattolici sono chiamati ad occupare posti di responsabilità nella vita civile e culturale di questo Paese. Ma voi dovete vigilare affinché il buon seme del Vangelo non venga gettato o soffocato e non appassisca tra le tentazioni e le preoccupazioni della vita moderna (cf. Lc 8, 11-14). Dovete rispondere alle molte e profonde questioni che lo Zambia deve affrontare mentre guarda al futuro. Come Pastori e maestri vorrete fare tutto il possibile per aiutare il vostro popolo a comprendere la fede cattolica alla luce dei loro problemi sulla vita e delle sfide che possono essere sollevate dagli altri.

Questo compito di insegnare esige allo stesso modo un approccio sistematico alla catechesi degli adulti adatta a diversi gruppi di persone. Una speciale attenzione meritano coloro il cui stato sociale, economico e culturale può indebolire il loro senso di identità cattolica o il loro legame con la comunità della Chiesa. Né posso omettere di menzionare la sollecitudine richiesta ai Pastori, verso coloro che trovano difficile assolvere gli obblighi cristiani del matrimonio e della vita familiare, secondo l’insegnamento della Chiesa. I maestri della fede devono costantemente invitare il popolo alla conversione, alla perseveranza, ad un amore più profondo fondato sulla Croce. Ci dobbiamo ispirare alle parole di san Paolo: “Comportatevi da cittadini degni del Vangelo” (Fil 1, 27).

Nel contesto della formazione dei laici, il vostro ruolo di maestri esige anche attenzione per l’educazione religiosa dei giovani. Sono a conoscenza e condivido la vostra preoccupazione per i giovani dello Zambia, che costituiscono una così gran parte della popolazione. Molti di loro non possono proseguire la loro istruzione o trovare un lavoro. Aiutandoli, la Chiesa manifesta l’amore che Cristo ha per loro. Insegnando loro il Vangelo li aiuta a rispondere ai loro profondi interrogativi sulla vita e sulla salvezza. Nelle scuole cattoliche in particolare dovrebbero riuscire a trovare una sana catechesi nella dottrina cattolica e nella vita cristiana, specie attraverso l’istruzione e il buon esempio di maestri ben preparati spiritualmente ed intellettualmente per questo compito importante.

Infine, cari fratelli, vi esorto a servirvi dei mezzi di comunicazione per promuovere la missione di Magistero della Chiesa. L’uso della stampa, della radio e della televisione non servirà solo ai cattolici; influenzerà e informerà anche l’opinione pubblica sulla Chiesa e sul suo Magistero. So che la Chiesa nello Zambia è libera di usare i mezzi di comunicazione. Non esitate dunque a servirvi delle risorse e dei talenti necessari per assolvere questo importante ministero come parte della vostra opera di maestri della fede.

La prossima domenica, il 7 maggio, sarà la XXIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Nel mio messaggio per questa occasione, io sottolineo che: “Il problema che la Chiesa oggi deve affrontare non è più se l’uomo della strada può afferrare un messaggio religioso, ma come servirsi dei mezzi di comunicazione per dargli il pieno impatto del messaggio evangelico. Il Signore ci incoraggia direttamente e semplicemente ad avere una veduta più ampia nella nostra testimonianza e nella nostra comunicazione: “Non temete dunque . . . quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti” (Mt 10, 26-27)” (Nuntius scripto dotus ob diem ad communicationes sociales fovendas dicatum, 6, die 24 ian. 1989: vide supra, p. 163).

5. Cari fratelli, vi incoraggio e desidero esservi vicino nel vostro fedele servizio a Cristo e nel vostro zelante impegno per amore del Vangelo nello Zambia. Di fronte alle nuove sfide vi state sforzando di far conoscere Cristo alla gente affinché a sua volta lo trasmetta agli altri. State costruendo la Chiesa con il vostro esempio guidando i fedeli ad una conoscenza sempre più profonda della sua vita e della sua missione. Come dice san Paolo, so che “colui che ha iniziato in voi quest’opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (cf. Fil 1, 6).

Con affetto fraterno nel Signore e pienamente fiducioso nel potere della grazia divina che opera nelle vostre Chiese locali, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.



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