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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE FAMIGLIE ADERENTI ALLA CONFEDERAZIONE
DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI CATTOLICHE DI FRANCIA

Venerdì, 3 novembre 1989

 

Signor Cardinale,
cari fratelli nell’Episcopato,
cari amici.

1. Al termine del vostro pellegrinaggio a Roma, sono lieto di incontrarvi presso la tomba di Pietro. Ringrazio il Cardinal Decourtray e il vostro presidente di avermi presentato le associazioni familiari cattoliche di Francia di cui siete un’importante delegazione.

Preghiera e riflessione hanno caratterizzato le vostre giornate in questa città dove, sulle orme di Pietro, primo degli apostoli, di Paolo, l’apostolo delle nazioni, i martiri, i santi e numerose generazioni di cristiani hanno lavorato intensamente all’edificazione della Chiesa. Anche voi, famiglie cristiane, prendete una coscienza rinnovata della vostra vocazione e della vostra missione, nella Chiesa e nel mondo.

L’insegnamento dell’ultimo Sinodo dei Vescovi ha riassunto qual è il compito dei fedeli laici. Voi avete voluto a vostra volta riflettere sul contenuto dell’esortazione apostolica post-sinodale; me ne rallegro. Era giusto fare questa sosta di meditazione, al fine di ripartire pieni di zelo nel vostro cammino di battezzati, sposi, genitori, giovani e bambini. Famiglie, voi costituite la cellula fondamentale della Chiesa. Riconoscete la vostra missione e sappiate che tutta la comunità ecclesiale conta sulla vostra vitalità e sulla vostra generosità!

2. In quanto membri delle associazioni familiari cattoliche, la prima testimonianza che ci si attende da voi, è di famiglie che vivono la propria vocazione secondo il Vangelo, in accordo con le indicazioni date dall’insegnamento della Chiesa. In questo senso, il vostro presidente ha parlato della vostra adesione a questo insegnamento che vi pare insieme vero e vicino alla vostra condizione. La testimonianza delle famiglie è essenziale: risponde all’intento profondo della dottrina morale della Chiesa che rispetta l’essere umano, vuole il suo bene, l’invita ad essere fedele a Dio creatore.

È vero che vi trovate ogni giorno ad affrontare l’incomprensione o la contestazione dei principi etici fondamentali per la vita e lo sviluppo di ciascuno nella coppia e nella famiglia. Si giunge a dare poco valore alla fedeltà coniugale e perfino all’istituzione matrimoniale. Rivendicando la libertà di accettare o rifiutare la paternità e la maternità, si perviene ad alterare nel suo significato l’esercizio della responsabilità delle coppie, certo legittimo, ma a condizione di non fare violenza alla condizione naturale della sessualità umana che è dono di Dio. Si giunge anche, purtroppo, a non rispettare la vita stessa del bambino già concepito, a dichiararsi padroni del suo diritto di vivere. Insomma, nel mondo contemporaneo, le relazioni interpersonali vengono spesso ridotte a un desiderio di possesso, senza una reale accoglienza dell’altro. Si pensa di esaltare l’autonomia dell’uomo e si nega la sorgente viva dell’amore che è in Dio e l’infinita generosità di cui Dio rende capaci coloro che si sanno amati da lui.

3. Di fronte a quanto ci preoccupa, sapete bene che non basta parlare o mettere in guardia. La testimonianza più convincente viene data da coloro che vivono le esigenze evangeliche, le comprendono profondamente e vi trovano la loro realizzazione in una concezione equilibrata della vita familiare. Con il Battesimo avete accolto in voi la presenza del Salvatore e l’aiuto della sua grazia; siete membra vive della comunità ecclesiale; potrete proporre il “modello” cristiano della famiglia tanto meglio, quanto più il vostro modo di agire sarà fondato nella carità di Cristo salvatore. Per restare fedeli agli impegni del matrimonio, gli sforzi e le rinunce necessari, compiuti in unione con il sacrificio redentore di Cristo e offerti nel sacramento dell’amore salvatore che è l’Eucaristia, saranno come il frutto di una generosità senza irrigidimenti e perfino piena di letizia.

In un movimento familiare come il vostro, si può fare molto per assimilare l’insegnamento morale, dargli la semplice espressione che viene dall’esperienza, con maggior credito quando si vedono delle famiglie che si aiutano tra loro a risolvere ogni genere di difficoltà! Le famiglie sappiano mostrarsi accoglienti e capaci di aiutare quelle in difficoltà, bisognose di sostegno e comprensione.

Ho ricordato alcuni obiettivi della pastorale familiare: aiutare le famiglie a crescere in modo sereno e a svolgere il loro ruolo nella Chiesa. La prima responsabilità di questa pastorale è dei Pastori delle diocesi e di quelli da loro incaricati. Vi incoraggio a continuare una fiduciosa collaborazione con loro, in complementarietà con movimenti di spiritualità, con le organizzazioni di formazione per giovani e adulti, e quelle che preparano al matrimonio, poiché tutti lavorano per lo stesso scopo.

4. C’è un compito che vorrei sottolineare perché ne avete una responsabilità particolare. Penso all’educazione religiosa dei bambini e dei giovani. Così ne parla il documento post-sinodale: “Certamente i genitori cristiani sono i primi e insostituibili catechisti dei loro figli, a ciò abilitati dal sacramento del Matrimonio (Christifideles Laici, 34). I genitori per primi svolgono questo ruolo in casa nel risveglio religioso dei piccoli. Successivamente, la parrocchia e l’istituzione scolastica costituiscono un ambito essenziale per la formazione religiosa dei giovani. Ma, a questo livello, i genitori non possono essere degli osservatori esterni. Tocca a loro sostenere attivamente la scuola cattolica e anche collaborare personalmente alla catechesi, nelle scuole cattoliche come nelle strutture pubbliche. Tutti sono consapevoli delle difficoltà del compito e della necessità di coordinare l’impegno di molti di buona volontà. Occorre che i genitori stabiliscano un rapporto profondo e continuativo con gli educatori e che, avendone la possibilità, svolgano un ruolo attivo, se necessario dopo aver seguito la giusta formazione proposta dai responsabili diocesani. Le famiglie non dimentichino che la catechesi è una missione della Chiesa, madre che alleva i suoi figli e le sue figlie nella fede. E tutti i membri del Popolo di Dio sono chiamati a partecipare all’azione di “tradizione”, cioè di trasmissione della Rivelazione ricevuta da Cristo.

5. Da un altro punto di vista, le vostre associazioni di famiglie compiono una importante funzione statutaria: far sentire la voce dei cristiani nella società e presso le autorità, al fine di ottenere per la famiglia condizioni più favorevoli, in particolare sul piano giuridico ed economico. A questo proposito, ricordo semplicemente quanto dice l’esortazione post-sinodale: “Urge così un’opera vasta, profonda e sistematica, sostenuta non solo dalla cultura, ma anche dai mezzi economici e dagli strumenti legislativi, destinata ad assicurare alla famiglia il suo compito di essere il luogo primario della “umanizzazione” della persona e della società” (Christifideles Laici, 34). Tali iniziative acquisteranno presto una nuova dimensione, nella prospettiva europea; dovete esaminare con attenzione quali conseguenze avrà per le famiglie l’intensificarsi dei rapporti tra i paesi.

Vorrei anche accennare brevemente ad un tema di riflessione importante in questo contesto: la condizione della donna nella società. Il Sinodo ha presentato la concezione cattolica; io stesso ho poi sviluppato la meditazione e la riflessione in una lettera apostolica. Come ho appena detto per l’insieme delle questioni di carattere etico, questi insegnamenti saranno compresi meglio da coloro cui si rivolgono, se le donne e gli uomini che costituiscono il Popolo di Dio sapranno assimilarli personalmente e darne una giusta pressione, testimoniata dalla loro esperienza.

6. Prima di concludere, desidero rivolgermi ai vostri bambini, che partecipano a questo pellegrinaggio. Cari amici, ho appena parlato ai vostri genitori, e il mio discorso vi è sembrato certo un po’ difficile; grazie per essere stati pazienti.

Mi rallegro per la vostra presenza. Mi piacerebbe che voi conservaste un bel ricordo dei momenti lieti trascorsi con la famiglia a Roma, centro della Chiesa. Ricordatevi di san Pietro: siamo sulla sua tomba; ricordatevi di san Paolo. Entrambi sono stati fedeli a Cristo fino alla fine. La loro fede e il loro entusiasmo nel comunicarla ci sono ancor oggi di incoraggiamento. Ricordatevi anche di Maria, la madre di Gesù che è anche madre nostra; nei giorni lieti come in quelli tristi, voi sapete che ella ascolta la nostra preghiera con tenerezza. Miei giovani amici, vi auguro si scoprire sempre, diventando grandi, la bellezza del messaggio del Vangelo e la felicità di essere fratelli nell’immensa famiglia che è la Chiesa di Cristo.

7. Al termine di questo incontro, desidero salutare con molta cordialità i sacerdoti che hanno l’incarico della pastorale familiare nelle vostre diocesi e quelli che seguono le vostre associazioni. Li incoraggio vivamente nel loro ministero.

Alle famiglie qui radunate, a quelle da voi rappresentate, confermo la loro missione, che ha la sua origine nel Battesimo e nel sacramento del Matrimonio. Seguendo Maria, accogliete la presenza di Cristo nella vostra vita e il suo appello alla santità! Seguendo Pietro e Paolo, siate pronti a rendere conto della speranza che è in voi! (cf. 1 Pt 3, 5). Vivete nell’unità dell’amore che è dono supremo di Dio! Vi lascio la parola di Gesù: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga . . . Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Gv 15, 16-17).

Invoco su voi tutti la benedizione di Dio.

 

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