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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE SANTI PIETRO E PAOLO

Solennità dell’Epifania del Signore - Sabato, 6 gennaio 1990

 

Carissimi.

1. Dopo aver insieme pregato per alcuni istanti davanti al presepio del Redentore e nella vostra bella cappella, desidero dirvi la mia viva gioia per essere qui, ancora una volta, tra di voi nella sede dell’Associazione, che si trova nella stessa Casa del Papa, come vollero i miei predecessori.

Il nostro ritrovarci in questa sera è quindi un incontro di famiglia, in cui l’affetto e la stima reciproca determinano un clima di intensa letizia e di serena pace. Letizia e pace che hanno a fondamento il mistero del santo Natale, nel quale ci è dato di contemplare e di partecipare al dono della carità del Padre: Gesù, nostro Signore e nostro fratello.

Tanto più crescerà la consapevolezza di essere oggetto della predilezione di Dio, che ci offre suo Figlio, tanto più la trepidazione dei pastori e lo stupore dei magi - come ha fatto cenno il vostro presidente Gian Luigi Marrone nelle parole di saluto, che ricambio di vero cuore - diverranno adorazione e impegno.

2. Non è possibile, in effetti, porsi davanti a Cristo senza adorarlo, vale a dire senza avere quel realistico, maturo atteggiamento di preghiera davanti al Verbo Incarnato: atteggiamento che invoca, loda e supplica Dio nella consapevolezza della nostra pochezza e della nostra indigenza spirituale. Né si può stare accanto al Signore della vita senza essergli vicini nel collaborare alla sua opera redentiva.

L’odierna solennità liturgica dell’Epifania mette in evidenza come il cristiano adulto deve portare la fede nel mondo, recando ai fratelli la verità lieta e sorprendente dell’opera e del messaggio del Salvatore. Come i magi, occorre in certe occasioni lasciare le proprie case per “vedere” e adorare il Redentore; come i pastori, dopo aver veduto il Bambino Gesù, occorre far conoscere agli altri quanto di lui è stato annunciato (cf. Lc 2, 17-20)

Ciò facendo, sarete veramente fedeli laici che, in modo maturo, rispondono all’appello di Cristo a lavorare nella sua vigna, a prendere parte viva, consapevole e responsabile, alla missione della Chiesa in quest’ora magnifica e drammatica della storia, dell’imminenza del terzo millennio. Impegnatevi pertanto con sempre maggiore entusiasmo perché la vostra Associazione, che vive e opera nel cuore della Chiesa, sia come questa “costruita e plasmata come comunità di fede: più precisamente come comunità di fede confessata nell’adesione alla Parola di Dio, celebrata nei sacramenti, vissuta nella carità, quale anima dell’esistenza cristiana” (Christifideles laici, 33)

3. Vi invito, pertanto, a crescere nella fede limpida e operosa, mediante la pratica assidua dei sacramenti e la partecipazione alla vita dell’Associazione, che prevede momenti di formazione catechistica, di attività liturgiche e di iniziative di carità.

Mentre accolgo con compiacimento l’attestazione della vostra costante fedeltà e sintonia con l’azione della Cattedra di Pietro, vi esorto a perseverare in quell’impegno di apostolato laicale, che distingue il nostro sodalizio, il quale prende forza e ispirazione dalla salda fede di san Pietro e dall’ardore apostolico di san Paolo.

Vi auguro che la gioia, che nasce dal dono di Gesù e si dilata nella dedizione a Dio e al prossimo, dimori sempre in voi e nelle vostre famiglie.

Tutti benedico di cuore, chiedendo alla Madonna, “Virgo Fidelis” che la pace, la letizia e la carità divina accompagnino ciascuno di voi e i vostri cari lungo tutto questo nuovo anno, da poco iniziato. La materna intercessione della Beata Vergine Maria trasformi questo augurio in una reale pienezza di doni celesti.

E di cuore vi imparto la mia benedizione.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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