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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN PELLEGRINAGGIO DELL’ARCIDIOCESI DI MILANO

Sabato, 17 marzo 1990

 

1. Il mio cordiale saluto a lei, signor cardinale Carlo Maria Martini, in questo momento di festa, che l’arcidiocesi milanese ha voluto dedicarle, nel ricordo del decimo anniversario della sua elezione alla sede dei santi Ambrogio e Carlo. Saluto anche il vicario generale, mons. Renato Corti, e gli altri vescovi ausiliari. Rivolgo il mio pensiero affettuoso ai sacerdoti ambrosiani qui presenti e a tutti quelli che dal vasto territorio dell’arcidiocesi sono spiritualmente convenuti presso la tomba di Pietro per questa lieta circostanza.

Saluto, infine, tutti voi fedeli laici milanesi, che avete voluto partecipare a questo pellegrinaggio per attestare la vostra affezione e il vostro attaccamento all’arcivescovo, vostro padre e pastore, successore degli apostoli nella vostra terra. A lui esprimo il mio augurio e il mio compiacimento, al termine del primo decennio del suo servizio pastorale, invocando sulla sua persona e sull’intera Comunità ecclesiale affidata alle sue cure “grazia, misericordia e pace da Dio padre e da Cristo Gesù Signore nostro” (1 Tm 1, 2).

2. Mi pare particolarmente felice la scelta di solennizzare con un pellegrinaggio a Roma la celebrazione di questa ricorrenza: non solo perché qui avvenne l’ordinazione episcopale dell’arcivescovo, ma anche perché la sede ambrosiana ha sempre professato un singolare vincolo di comunione con la Cattedra di Pietro. Nella vostra presenza presso la “memoria” dell’apostolo rivive la profonda convinzione che animò tutta l’azione di sant’Ambrogio, il quale amava affermare: “Ubi Petrus, ibi Ecclesia; Ubi Ecclesia, ibi nulla mors sed vita aeterna”: “Dove è Pietro, ivi è la Chiesa, e dov’è la Chiesa ivi non c’è morte ma vita eterna” (S. Ambrogio, In Ps. 40, 30).

 È del resto a tutti ben nota la volontà del grande vescovo di armonizzare pienamente la vita della propria Chiesa con quella di Roma. Diceva infatti: “In omnibus cupio sequi Ecclesiam Romanam . . . cuius typum in omnibus sequimur et formam”: “In ogni cosa io desidero seguire la Chiesa Romana . . . il cui modello e forma noi seguiamo sempre” (De Sacram, III, 5).

Questa udienza è pertanto motivo di conforto per me, e mentre confido nella vostra preghiera e nell’impegno di costante, generosa sintonia col ministero petrino che mi è stato affidato, vi ringrazio di cuore per l’affetto che mi dimostrate con la schiettezza di sentimenti che è tipica della gente lombarda.

3. Il pensiero torna spontaneamente alle molteplici occasioni che, nel corso di questi dieci anni, ho avuto di incontrarmi col popolo milanese. La partecipazione al Congresso Eucaristico nazionale, la visita pastorale ai luoghi di san Carlo, la beatificazione del card. Andrea Carlo Ferrari, il messaggio per il centenario del Duomo, e quello per la “rinnovazione dell’alleanza dei giovani con Gesù Cristo, Signore della terra, della cultura, della civiltà”. In queste e in altre circostanze ho potuto constatare “la grande tradizione di santità, spiritualità, vigore civile e umano” che - come già riconosceva l’indimenticabile Papa Paolo VI - qualifica i fedeli ambrosiani. È una tradizione che il vostro arcivescovo si è impegnato a mantener viva in questi anni di intenso ministero, profondendo tra voi i tesori della sua dottrina e del suo zelo.

E non solo tra voi. Mi è caro in questa circostanza esprimergli il mio grato apprezzamento per quanto egli ha fatto e tuttora fa anche a servizio della Chiesa universale, offrendo in particolare la sua preziosa collaborazione in alcuni Dicasteri della Curia Romana e negli organismi della Conferenza Episcopale Europea.

4. In questa ricorrenza decennale, mentre benedite il Signore per i passi finora compiuti insieme col vostro Pastore, voi ripercorrete le tappe del suo magistero tra di voi. Esse sono riassunte nell’invito a un’esperienza cristiana più viva attorno all’Eucaristia, partendo da un rinnovato impegno di vita interiore per culminare in un esercizio più generoso della carità. È un’esperienza che ha avuto i suoi momenti forti nell’appello al silenzio contemplativo, all’ascolto della Parola, al riconoscimento della centralità dell’Eucaristia nella vita cristiana, alla pronta disponibilità per la missione a servizio del Regno di Cristo.

“Educare, comunicare e vigilare” sono le fasi attraverso le quali si svolge questo cammino di adesione alla chiamata di Gesù, maestro e pastore delle anime. Su questo programma sta maturando il Sinodo, che voi state preparando nell’intento di elaborare un piano pastorale aggiornato alle situazioni nuove che la vostra Chiesa sta vivendo. Voi volete così gettare un ideale “ponte” col Sinodo del 1972, promosso dal carissimo fratello, il card. Giovanni Colombo, al quale pure va il mio fervido saluto. Egli ricorda in questi giorni il 25° anniversario di elevazione alla porpora cardinalizia, il 30° di episcopato, e nella sua età veneranda tuttora offre alla comunità milanese fattiva testimonianza di zelo, di amore alle anime e di ininterrotta preghiera per tutti voi, in fraterna comunione col successore e con l’intero presbiterio.

5. Nell’affidare la sua persona alla protezione divina rinnovo a lei, signor card. Carlo Maria Martini, fervidi auguri e rivolgo alla Chiesa che ella dirige con pastorale sollecitudine l’esortazione dell’apostolo Pietro: “Dopo aver santificato le anime vostre con l’obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati . . . dalla parola di Dio, viva ed eterna” (1 Pt 1, 22-23).

A conferma di questi voti imparto a lei, al venerando suo predecessore, ai collaboratori, soprattutto ai vescovi ausiliari e ai sacerdoti, come anche a tutti i religiosi e ai fedeli della cara arcidiocesi ambrosiana, la mia affettuosa benedizione.

 

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