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VISITA PASTORALE A MALTA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA ALLA CATTEDRALE DI VICTORIA

Victoria (Malta) - Sabato, 26 maggio 1990

 

Caro Vescovo Cauchi,
Fratelli e sorelle,

1. “Sia lodato Gesù Cristo”. È con grande gioia che ripeto queste parole, oggi, in mezzo a voi, poiché è nel nome di Cristo che vengo a Malta come Pastore e come pellegrino. Porto alla Chiesa che è a Gozo l’affetto e i saluti di tutto il Popolo di Dio sparso per il mondo, poiché, in quanto membri del corpo di Cristo, siamo tutti uniti in un vincolo vitale di carità e di pace; siamo tutti uniti nel rendere lode a Cristo, nostro Capo, tramite il potere dello Spirito Santo, per la gloria di Dio Padre.

Sono profondamente grato al Vescovo Cauchi per le sue cordiali parole di benvenuto, e a tutti voi per essere venuti qui oggi per essere vicini al Papa in questa magnifica Cattedrale dedicata all’Assunzione di Nostra Signora in cielo. Questa chiesa Madre di Gozo, insieme alle altre belle chiese per le quali la vostra Diocesi è conosciuta, innalza le nostre menti e i nostri cuori all’eterna bellezza che è Dio. Esse ispirano preghiera e contemplazione sui misteri della fede.

Ma senza di voi - il Popolo di Dio che forma questa Chiesa locale - senza la vostra fede viva, questi edifici, pur con tutta la loro bellezza, sarebbero vuoti e senza vita. Essi sono solo dei segni esteriori della realtà immensamente più profonda alla quale pensava San Paolo quando scriveva: “Voi siete l’edificio di Dio” (1 Cor 3, 9); “Voi siete edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2, 20-22).

2. Cari amici, la vostra presenza qui oggi esprime sia l’unità che la diversità del tempio spirituale che voi siete. L’intera Diocesi è qui rappresentata: il clero e il popolo, insieme al loro Vescovo. È proprio in una varietà di ministeri, carismi e stati che voi siete “fatti uno” dallo Spirito Santo nel predicare il Vangelo, professare la fede, celebrare i sacramenti e nell’impegnarvi a essere il sale della terra e la luce del mondo (cf. Mt 5, 13-14). Veramente, come insegna il Concilio Vaticano II, “Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità” (Lumen gentium, 9).

Rendo grazie oggi per la fedeltà con la quale la vostra Chiesa locale “riconosce Dio e lo serve” nella fede cattolica. Voi tutti potete essere fieri delle vostre solide tradizioni religiose del grande numero di sacerdoti e di religiosi delle molte iniziative cattoliche nei campi dell’educazione, della carità e dei servizi sociali dei vari movimenti laicali, come anche del crescente impegno dei laici nella vita diocesana e parrocchiale. In tutti questi modi la Chiesa che è in Gozo è “edificata per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2, 22).

San Paolo sottolinea che “sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti” i Cristiani “crescono per essere tempio santo nel Signore” (Ef 2, 20). La crescita è il segno della vita. In qualità di eredi spirituali di coloro che il grande Apostolo evangelizzò a Malta, poco dopo la nascita del Cristianesimo, voi dovete rinnovare il tempio spirituale di Dio attraverso una costante conversione come individui e come comunità, in risposta alle sfide odierne. Essendovi stata affidata la Buona Novella della salvezza, vi esorto a fare il possibile per viverla pienamente e per condividerla con gli altri. Questa è l’opera di evangelizzazione, la grande missione che Cristo ha affidato ai primi Apostoli e che ora affida a voi.

3. Che cosa comporta l’evangelizzazione? A Gozo il compito non consiste tanto nel portare il Vangelo a coloro che non ne hanno mai sentito parlare, quanto piuttosto nel vivere il Vangelo con sempre maggiore perfezione e pienezza, cosicché il debole, l’emarginato e lo scettico non si allontanino da Cristo, ma lo abbraccino insieme al suo dono di salvezza. Nelle parole dell’Esortazione Apostolica Evangelii nuntiandi, l’esperienza di intima comunione fraterna tra membri della Chiesa quali siete voi “non acquista tutto il suo significato se non quando essa diventa testimonianza, provoca l’ammirazione e la conversione, si fa predicazione e annuncio della buona novella” (n. 15).

Né l’evangelizzazione può dichiararsi conclusa quando un’intera società ha accettato il Cristianesimo. Senza quella “crescita” di cui parla San Paolo, la religione può essere rapidamente ridotta a una tradizione vuota. Secondo le parole del nostro Signore e Maestro, un albero si conosce dai frutti (cf. Lc 6, 44), e quindi una società autenticamente cristiana produrrà i buoni frutti dello Spirito, ovvero, “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5, 22-23), come anche la misericordia e il perdono reciproco (cf. Col 3, 12-13). Anche se la pratica di queste virtù comincia nei singoli individui, il fine dell’evangelizzazione è di intrecciare nel tessuto stesso della società e delle istituzioni sociali: nella famiglia, nella scuola, nella politica, nei posti di lavoro, in ogni settore della vita.

4. Fratelli e sorelle,

Molti di voi svolgono già un ruolo importante nella vostra Diocesi e nelle vostre parrocchie, come anche nella società. Avete risposto con generosità alle necessità della Chiesa che è in Gozo, e anche all’estero tramite l’opera dei missionari le cui famiglie sono qui oggi. Rivolgo un saluto particolare a queste famiglie e a tutti voi che portate avanti la vita e la missione della Chiesa prestando la vostra opera di ministri straordinari dell’Eucaristia per i malati, come membri dei consigli parrocchiali o delle associazioni impegnate nei vari apostolati, e in molti altri modi ancora. Desidero anche salutare i sacerdoti presenti, che, in collaborazione con il Vescovo Cauchi, conducono il gregge del Signore come Pastori amorevoli e zelanti responsabili dell’apostolato.

A tutti voi rivolgo un invito a dedicarvi ancora con rinnovato vigore al grande compito dell’evangelizzazione. Vi esorto a chiedervi come individui e come Chiesa locale: in che modo il potere risanante e nobilitante del Vangelo può essere portato ad operare sulla vita di Malta oggi? In che modo Cristo è assente dalle vite degli individui e della società?

Che altro può essere fatto per cristianizzare le coscienze e per portare la luce del Vangelo ai problemi umani e sociali, a beneficio in particolare dei poveri e dei sofferenti? In che modo si possono far risplendere sempre più luminosi i doni dello Spirito in seno alla Chiesa come un faro per gli altri, specialmente per i giovani?

È affrontando queste sfide che la vera bellezza della casa di Dio aumenterà in mezzo a voi: il “tempio santo in cui venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2, 21). Sì, cari amici, voi siete le “pietre vive” (cf. 1 Pt 2, 5) di un edificio spirituale che supera in splendore qualunque cosa che l’arte o l’ingegno umano possano creare. È un capolavoro dello Spirito Santo, che vi invita a collaborare in parole e opere degne della vostra vocazione cristiana.

5. Su ognuno di voi invoco la Sapienza, dono dello Spirito, affinché possiate discernere con sempre maggiore chiarezza il senso della vostra vocazione e i doveri della vostra missione per la Chiesa e per il mondo oggi.

Con grande affetto imparto la mia Apostolica Benedizione a voi e ai vostri cari, vicini e lontani.

“Sia lodato Gesù Cristo”.

 

© Copyright 1990 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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