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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI 70 SACERDOTI
DELLA REPUBBLICA FEDERALE DI GERMANIA

Venerdì, 9 novembre 1990

 

Cari confratelli nel servizio sacerdotale! Cari fratelli e sorelle!

Vi rivolgo di cuore il mio benvenuto in occasione della vostra visita in Vaticano. Questo è per molti di voi il primo viaggio a Roma, dopo che il vostro Paese e la sua Chiesa hanno riacquistato la libertà. Il pellegrinaggio a Roma è ora espressione naturale di ciò che finora era negato, vale a dire del vostro legame con il successore di san Pietro.

La Germania non è più divisa e limitazioni e ostacoli alla vita della Chiesa sono stati eliminati. Voi, e i fedeli che a voi si affidano, avete contribuito con la preghiera e con il grande sacrificio personale alla caduta dei confini e dei muri nel vostro Paese e in Europa. Ma tutto ciò significa anche che dovete ora, rinnovati, assumervi il compito di eliminare i danni, non pochi, che provengono dal passato.

Solo ultimamente alcuni di voi sono divenuti consapevoli di che cosa significhi propriamente l’abuso di potere: dove il potere di Dio viene messo in dubbio e l’uomo o l’ideologia vengono elevati a misura di tutte le cose, l’uomo perde la sua umanità. La fiducia viene distrutta, l’opera di Dio sfruttata senza riguardo, manifestandosi il potere della menzogna e della violenza. Ma forse i danni spirituali, di cui molti uomini soffrono, non sono ancora così estesi.

Perciò vi esorto e vi incoraggio ad annunciare con gioia il potere del perdono di Dio e il suo amore, che superano ogni comprensione umana. Quelle che molti considerano come conquiste della nuova società hanno lasciato in realtà i vostri connazionali, senza colpa, nel bisogno: sono diventati disoccupati, non si sono adeguati alle nuove esigenze o sono in balia di interessi economici. A loro si deve annunciare che il valore di un uomo non è fondato sull’anzianità o sulla qualità del lavoro e della formazione educativa, ma sul fatto che Dio ha accolto l’uomo. Dio ha pronunciato per ciascun uomo il suo “sì”: ciò costituisce il valore dell’uomo.

Anche il prezioso bene della libertà deve essere considerato come dono di Dio. Con un alto senso di responsabilità si deve far uso della libertà riconquistata con i cambiamenti avvenuti nel vostro Paese. L’apostolo Paolo ci ammonisce a riguardo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5, 1).

Imparto di cuore a voi e tutti gli uomini che confidano in voi la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 


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