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VISITA PASTORALE IN CAMPANIA

DISCORSO

DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA AL SEMINARIO MISSIONARIO
DEL PONTIFICIO ISTITUTO MISSIONI ESTERE (PIME)

Trentola-Ducanta (Caserta) - Martedì, 13 novembre 1990

 

Si celebra il XXV del decreto Ad gentes emanato dal Concilio Vaticano II, un decreto legato per i suoi contenuti profondi alla ecclesiologia del Concilio Vaticano II, specialmente alla Lumen gentium. In questi documenti si ripetono le parole: “Ecclesia est semper et omnis in statu missionis”. La Chiesa è sempre e dappertutto in stato di missione. Possiamo dire che il Concilio Vaticano II ci ha confermato e, in un certo senso, rivelato l’organica missionarietà della Chiesa, cominciando dalla Lumen gentium sino dal capitolo “Mysterium Ecclesiae”.

Le profondità trinitarie sono quasi un punto di partenza per la Chiesa che è sempre in stato di missione. Se Dio è Trinità, così sono le missioni divine del Figlio e dello Spirito Santo, Verbo e Spirito Santo. Il popolo di Dio che è la Chiesa non può non essere in stato di missione, la quale porta nelle realtà create, porta nella storia dell’umanità ciò che costituisce il nucleo proprio redentivo e salvifico di questa missione trinitaria di Dio.

Sono molto profonde le radici teologiche della missionarietà della Chiesa. Da queste radici viene poi la consapevolezza di essere missionari “nella” Chiesa. Ma ci vuole una densità della vita della Chiesa; e questa densità la sentiamo molto nell’ambiente campano, in questa diocesi di Aversa. Questa densità della vita della Chiesa è come un suolo su cui crescono poi la consapevolezza e l’impegno delle missioni, dei missionari. Qui siamo davanti alla tomba di un sacerdote che ha dato con la sua vita e con la sua opera una espressione specifica a questa missionarietà della Chiesa universale e, in special modo, della Chiesa italiana. Per questo, tutta la Chiesa, specialmente in Italia, è diventata debitrice di questo grande sacerdote e di tutti quelli che nell’arco del suo progetto missionario, della sua opera, del suo Istituto missionario, sono andati come missionari nel mondo e sempre vanno nei Paesi di missione. Alcuni di loro hanno già concluso il loro itinerario missionario terreno, alcuni riposano qui, in questa cappella, che è emblematica per la vostra istituzione, il PIME, come anche per tutte le istituzioni sorelle o, piuttosto, affiliate, collegate con il vostro istituto sacerdotale: penso specialmente all’istituto femminile, le cui rappresentanti si incontrano qui. Qui non si può arrivare senza entrare di nuovo in queste profondità teologiche, ecclesiologiche, che il Concilio ha fatto rivivere nella nostra coscienza: ha dato una nuova dimensione alla nostra fede, fede nella Chiesa e nella sua missione nel mondo. Da questo approfondimento viene anche la preghiera, perché si realizzi sempre più questa missionarietà della Chiesa attraverso le diverse vocazioni missionarie, che sono tanto necessarie e tanto attese nel mondo. Oggi si vede, forse più che mai, che la messe è grande. E si vede anche che gli operai non sono sufficienti, specialmente in alcuni ambienti che tradizionalmente erano ambienti delle missioni: penso soprattutto all’America Latina - ad alcuni Paesi specialmente, come il Brasile - e poi a tanti altri Continenti e Paesi dove la parola di Dio e l’opera della salvezza espressa in questa Parola non è ancora conosciuta o trova strada difficile, come, per esempio, nei Paesi asiatici.

Carissimi fratelli e sorelle, ho cercato di esprimere così a voi tutti queste mie riflessioni, che non sono solamente riflessioni, ma sono nello stesso tempo preoccupazioni, perché spetta in modo speciale al “munus petrinus” quello che spetta a tutti nella Chiesa, non solamente a tutto il collegio apostolico episcopale ma a tutti i cristiani, a tutti i battezzati, i confermati, anche a tutti i laici: spetta questo grande impegno, questa grande chiamata. E non possiamo mai cessare di implorare dal Signore della messe che mandi operai. Vi auguro una buona continuazione dell’opera incominciata dal vostro fondatore e confermata con tanti esempi, anche con tanti martiri missionari. E, augurandovi tutto questo, offro una mia benedizione ai presenti e a tutti quelli che sono collegati con voi spiritualmente.

 

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