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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE
DELLA V CONFERENZA INTERNAZIONALE SU

«LA MENTE UMANA»

Sabato, 17 novembre 1990

 

1. Questo incontro, illustri signori, in occasione della V Conferenza Internazionale, promossa dal Pontificio Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari su “La mente umana”, è per me gradita e preziosa occasione per esprimere e ribadire la viva attenzione con cui la Chiesa segue i problemi della sanità e della salute.

A voi, pertanto, va il mio plauso e incoraggiamento, a voi - dico - scienziati, medici, ricercatori, studiosi e pastori d’anime, che con appassionato impegno vi dedicate allo studio del nobilissimo e profondissimo tema della mente umana, nella quale la fede, illuminando le motivazioni razionali, ci aiuta a scorgere una delle più alte conferme dell’origine divina dell’uomo. È infatti per voi motivo di fierezza, e per noi tutti di ammirazione, evocare le grandi e ardite conquiste, realizzate in questo secolo, nella progressiva conoscenza della psiche umana. Il campo sconfinato delle neuroscienze - dalla neurobiologia alla neurochimica, dalla psicosomatica alla psiconeuro-endocrinologia - offre alla ricerca la possibilità di avvicinarsi in modo particolarmente penetrante alla soglia del mistero stesso dell’uomo. Un mistero che sant’Agostino esprimeva mirabilmente con le note parole: “Factus sum mihimetipsi quaestio; Sono diventato io stesso un grande problema per me” (Soliloquia, II, 34.).

2. Proprio considerando l’inarrivabile grandezza della mente umana il salmista prega così: “Se guardo, o Dio, il tuo cielo, opera delle tue mani, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è l’uomo, perché te ne ricordi, e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure, lo hai fatto poco meno degli angeli; di gloria e di onore lo hai coronato; gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi” (Sal 8, 4-7).

Per questo, costante e coerente è la linea del pensiero cristiano nell’associare strettamente l’altezza della mente umana a uno speciale intervento divino. “Dio, nostro Creatore e Padre - spiega Lattanzio (“De Opificio Dei”, I, 1-2) - ha dato all’uomo la coscienza e l’intelligenza, affinché fosse da ciò manifesto che noi siamo generati da lui, che è intelligenza, coscienza e ragione”. Del resto, non è forse vero che l’uomo proprio grazie alla potenza della sua mente arriva a Dio? Varcando i limiti dell’universo, egli non solo giunge con sicurezza a Dio, ma può anche entrare in comunione con lui nella preghiera, la quale - secondo la bella espressione di san Giovanni Damasceno (De fide orthodoxa, III, 24) - è appunto “ascensus mentis in Deum”: “una risalita della mente a Dio”.

Ancora: per la sua somiglianza con Dio, l’uomo - afferma il Concilio Vaticano II - “è la sola creatura del mondo visibile che Dio abbia voluto per se stessa”, così che “tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice” (Gaudium et spes, 24. 12). Pertanto, la piena affermazione della mente dell’uomo, delle sue funzioni e capacità sta nel suo diritto-dovere di dominare il creato e se stessa secondo le finalità volute dal Creatore (cf. Gen 1, 28). È la mente dunque che, mentre è in grado di raggiungere Dio, è al tempo stesso “padrona” del creato: sono, queste, due attribuzioni di valore incomparabile, tali da collocarla sopra tutte le altre realtà create dell’universo visibile.

3. Orbene, le neuroscienze, che sono, illustri professori, il campo eletto delle vostre dotte ricerche, le quali quotidianamente - si può ben dire - aprono nuovi orizzonti, non possono prescindere da questi essenziali e irrinunciabili postulati. In altre parole, per studiare la mente non si potrà mai trascurare l’intera verità sull’uomo, nella sua compatta unità di essere fisico e spirituale; pur muovendosi su base sperimentale la vostra ricerca non potrà ignorare questa seconda e qualificante dimensione. Il tentativo di spiegare il pensare e il volere libero dell’uomo in chiave meccanicistica e materialistica porta inevitabilmente alla negazione della persona e della sua dignità, con conseguenze che hanno gettato gravi e tragiche ombre sulla storia umana del passato e anche del nostro tempo.

Oggi si parla di “intelligenza artificiale” alludendo alle straordinarie possibilità dei “cervelli elettronici”. Conviene tuttavia sempre ricordare che nella base dell’informatica e della cibernetica sta il dato superiore dell’intelligenza umana che, proprio per il suo carattere spirituale e per la conseguente sua irriducibilità ai soli fenomeni fisico-chimici, nel comprendere liberamente giudica, nel capire può anche scegliere, nel conoscere intravede il suo destino ultimo.

Scrive in proposito sant’Agostino (De civitate Dei, XXII, 24: “Dio ha dato all’anima umana la mente; in essa la ragione e l’intelligenza sono quasi addormentate nel bimbo, come se addirittura non esistessero; col crescere dell’età devono poi svegliarsi e svilupparsi, perché la mente sia capace di acquistare la scienza e la dottrina, abile a percepire la verità e ad amare il bene”).

Ma per la retta maturazione e l’armonico sviluppo della mente umana e, quindi, per la piena salute mentale del soggetto, hanno grande importanza anche le relazioni sociali. Ora, elemento mediatore di una positiva sintesi tra mente e vita sociale è l’amore. Senza amore l’intelligenza umana è sterile e fredda e finisce inevitabilmente per inaridirsi. “La stessa fede - al dire dell’apostolo Paolo - diventa operante mediante l’amore (Gal 5, 7).

Il dialogo interdisciplinare ad altissimo livello, lo scambio di conoscenze e di esperienze, le costruttive ipotesi che avete formulato nel corso di questa Conferenza così rappresentativa delle diverse scienze che affrontano lo studio della mente umana, non mancheranno di favorire una maggiore sensibilità, individuale e sociale, nei confronti della vasta e complessa problematica legata a questo tema.

Con l’apporto convergente della moderna farmacologia, della medicina, della psicologia e della psichiatria si sono, peraltro, messe a punto terapie dai risultati lusinghieri e di sempre più vasta applicazione. Anche per i problemi legati al diffuso prolungamento della vita si sono realizzate in questi anni, a sostegno dell’efficienza della mente umana, conquiste farmacologiche e psicoterapeutiche di grande rilevanza.

Questo encomiabile sforzo della scienza produrrà frutti tanto maggiori quanto più vivo sarà il convincimento che l’origine divina dell’uomo fa dell’intera famiglia umana una comunità di fratelli per il vincolo di un amore reciproco. Innumerevoli sono le prove, rigorosamente convalidate dalla scienza, del singolare aiuto che l’amore può offrire, in sede preventiva e terapeutica, per il superamento di non pochi disturbi mentali, causati sovente da una disordinata organizzazione della propria vita e del rapporto, errato o carente, instaurato con gli altri.

4. Di fronte alle malattie mentali le varie culture in passato, e talvolta anche oggi, hanno spesso reagito negativamente, portando all’isolamento del malato di mente e alla sua emarginazione. È, questo, un dramma dolorosamente avvertito soprattutto da coloro che, consapevoli della propria infermità o inermi spettatori del suo aggravarsi, sperimentano una solitudine resa più amara dall’imperante cultura dell’efficienza e da una mentalità che, negando ogni valore alla sofferenza, carica talvolta sul malato di mente anche il peso della derisione e del disprezzo. E come dimenticare le sempre più vaste fasce di persone che, a motivo dell’accresciuta longevità, vedono assimilata la loro condizione di effettiva debolezza e di minore vivacità intellettiva a quella dei malati o dei seminfermi di mente?

Deve essere chiaro, innanzitutto, che per se stessi, per la società e, in maniera particolare, per la Chiesa, i malati di mente sono infermi al pari di chi è colpito da qualsiasi altra malattia. Gli anziani, poi, pur restando vero che “senectus ipsa morbus”, possiedono capacità e doti e residue energie, frutto anche della loro esperienza, che costituiscono un’autentica ricchezza per le categorie sociali più giovani.

5. Passando ora alla considerazione delle doverose forme di attività assistenziale, desidero sottolineare l’urgenza di una forte azione preventiva. La stessa scienza medica riconosce uno strettissimo rapporto, ad esempio, tra il manifestarsi o l’aggravarsi di alcune patologie e turbe mentali e la odierna crisi di valori. Ne è conferma - per citare un caso - l’interdipendenza tra l’Aids, la tossicodipendenza e l’uso disordinato della sessualità. Come tacere della continua aggressione alla serenità e all’equilibrio mentale, costituita da modelli sociali che portano alla strumentalizzazione dell’uomo e a pericolosi condizionamenti della sua libertà?

Inoltre, non poche malattie mentali sono spesso indotte - e su vasta scala, come dimostrano dati statistici inconfutabili - da antiche e non ancora superate condizioni di miseria, di denutrizione, di carenza igienico-sanitaria, di degrado ambientale, ecc. E, purtroppo, allorché la consapevolezza di queste insostenibili situazioni s’è fatta viva, mancano le strutture e il personale per avviare l’idonea prevenzione, e l’efficace terapia, per affrontare insomma un’assistenza quale conviene alla dignità della persona umana.

6. Il mio più accorato appello va, pertanto, ai pubblici poteri, agli scienziati, ai ricercatori, ai sociologi, a tutti gli uomini di buona volontà, affinché si impegnino con azione convergente a meglio conoscere la vastità e la complessità del problema dei malati di mente, per predisporre poi, anche mediante i provvedimenti legislativi, strumenti efficaci di intervento nel pieno rispetto dell’integrità e della dignità del malato.

La Chiesa, che a tutti i sofferenti guarda con eguale intenzione e amorevole sollecitudine, invita a privilegiare nell’assistenza coloro che, per particolari infermità, conoscono il maggiore rischio di emarginazione e di isolamento. Un tale invito la Chiesa rivolge, in modo particolare, agli Ordini e alle Congregazioni religiose, maschili e femminili, che per carisma istituzionale assistono i malati di mente, soprattutto quelli gravi. Mentre rende loro atto e li ringrazia per il grande bene operato in questo settore, li esorta a perseverare con rinnovato slancio in tale delicato e nobilissimo servizio. Pari apprezzamento e sollecitudine la Chiesa esprime ai sacerdoti che si dedicano a questo apostolato, alle Associazioni, ai Gruppi di volontariato, ai Movimenti ecclesiali e a quanti, facendo una scelta veramente cristiana, si assumono questo meritevole impegno. Operatori sanitari, medici, infermieri, personale volontario possono sentire e vivere questo arduo servizio quale occasione privilegiata per esaltare, attraverso la medicina, la grandezza della loro professione e missione. Una speciale parola di stima e di affetto rivolgo a quelle famiglie che, messe a dura prova dall’infermità mentale di un proprio congiunto, accettano di assisterlo con amore, vivendo in umile discrezione, ma con eccezionale forza d’animo, tale dolorosa condizione. La Vergine santissima trasformi questo prezioso tipo di solidarietà in dono per tutta la Chiesa e per l’umanità. L’amore cristiano, testimoniato mediante il servizio a chi soffre nel corpo e nello spirito, avvicina a Cristo Gesù che, incarnandosi, ha scelto la condizione di schiavo, di emarginato e di disprezzato (cf. Fil 2, 7).

7. Se la sofferenza è mistero, lo è in modo speciale quando essa colpisce le più nobili facoltà dell’uomo e soprattutto la sua mente. Nell’inchinarci davanti a questo mistero, siamo chiamati a coglierne la lezione di vita che ci porta a far del bene con la sofferenza ed a far del bene a chi soffre (Salvifici doloris, 30). Ogni infermità, direttamente o indirettamente, aggredisce la mente umana che è il centro del sentire e dell’intendere della persona.

Illustri signori, consentitemi di rivolgermi in questo momento con affetto vivissimo a quanti, per menomazioni fisiche, per l’età avanzata, per la condizione di malati terminali, conoscono molteplici esperienze che debilitano, anche in maniera gravissima, le loro facoltà mentali. Auspico che il vostro studio e la vostra ricerca su questa nobilissima parte dell’uomo abbiano sempre di mira la persona nella sua integralità, poiché nulla di essa può essere interamente salvato, se l’obiettivo non è la totalità del suo essere.

Con questo augurio invoco di cuore su voi tutti l’aiuto del Signore onnipotente, mentre vi invito a riguardare l’esperienza vissuta in questi giorni come positiva e incoraggiante occasione per rinsaldare i vostri reciproci rapporti, per coordinare i vostri contributi, per unire le vostre forze nel servizio all’uomo che soffre.

La Vergine santissima, “sedes sapientiae” e “salus infirmorum” accompagni sempre il vostro quotidiano lavoro, sul quale, per sua intercessione, imploro l’effusione dei celesti favori.

 

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