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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VOLONTARI OSPEDALIERI E AGLI OPERATI SANITARI

Sabato, 17 novembre 1990

 

1. Il mio cordiale benvenuto a tutti voi, rappresentanti della Federazione delle Associazioni dei volontari ospedalieri (Federavo), e a voi, aderenti all’Associazione degli operatori sanitari cattolici (Acos). Rivolgo un particolare saluto all’arcivescovo mons. Fiorenzo Angelini, e ai responsabili dei due gruppi, esprimendo vivo compiacimento per la generosa attività delle vostre organizzazioni nel servizio agli infermi.

2. Esprimo anzitutto il mio apprezzamento ai volontari ospedalieri e rinnovo loro l’espressione del mio grato animo per la nobiltà dei loro intenti, che confermano l’importanza, l’opportunità e l’urgenza del volontariato ospedaliero.

Cari fratelli, ancor oggi la vostra presenza nei luoghi di ricovero e di cura garantisce un’assistenza amichevole, offrendo ai malati durante la loro degenza maggior calore umano, dialogo fraterno, aiuti concreti per lottare contro il dolore e soprattutto contro la sofferenza morale dell’abbandono o dell’isolamento.

Di conseguenza, la caratteristica del vostro servizio vuole essere la gratuità della prestazione, unita all’autonomia, all’indipendenza da interessi o ideologie di parte. Gratuità che si accompagna però con la professionalità e la continuità. Ciò è ben richiesto ai vostri soci insieme con altre virtù: discrezione, fedeltà, attenzione, prontezza ed efficacia nell’intervento, capacità di intuire anche i problemi inespressi del malato, umiltà, serietà, determinazione, puntualità, perseveranza e capacità di rispettare l’infermo in ogni sua esigenza. Voi desiderate, infatti, qualificare il volontario che aderisce alle vostre Associazioni come un amico, ispirandovi, in tal modo, a un’espressione evangelica: “Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando” (Gv 15, 14).

Ciò va ribadito anche nel contesto delle tecniche moderne di assistenza, che fanno appello sì a strutture sempre più perfette e sorprendenti, ma che non per questo possono dispensare dalla presenza e dall’attività di persone generose, che vengono a confortare, sostenere, con un rapporto personale, aperto, sensibile e cristianamente ispirato, coloro che sono afflitti da gravi infermità.

3. Auspico, poi, per voi dell’Associazione operatori sanitari cattolici, che state studiando a Roma il tema: “Servizio sanitario e civiltà della salute”, che questo Convegno vi prepari alla collaborazione generosa con tutti coloro che operano in favore degli infermi nei luoghi di cura e in modo particolare vi faciliti il superamento delle possibili difficoltà relazionali.

Abbiate occhi e cuore attenti alla grande lezione della sofferenza. Dai luoghi di cura e di dolore viene un messaggio per la vita di tutti, quale nessun’altra cattedra può impartire. L’uomo che soffre comprende di più il bisogno e il valore del dono divino della redenzione e della fede. ‘impegno di aiutare a capire il significato più profondo del dolore e di donare forza morale e cristiana a chi è malato, trasformi il vostro servizio in un altissimo apostolato.

Ravvivate la consapevolezza che nell’infermo è presente Cristo, il Figlio di Dio, venuto per sanare e guarire, assumendo su di sé la condizione dei più deboli e dei più sofferenti. Cooperate con i sacerdoti, con i religiosi, con le religiose e con tutte le organizzazioni del volontariato che si ispirano ai valori della fede cristiana.

4. A voi tutti, responsabili della Federavo e dell’Acos, dico: siate testimoni del mistero della passione di Cristo, come dell’annuncio della speranza nella risurrezione. Tale consapevole missione sostenga ogni vostro servizio e vi conforti nei sacrifici che esso comporta.

Ai vostri familiari e amici, a quanti vi sono vicini, il mio più vivo incoraggiamento, mentre, invocando la protezione della Vergine santissima, “Salus infirmorum”, imparto la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 


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