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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE
DEL IV CONGRESSO MONDIALE DELLA PASTORALE DEL TURISMO

Sabato, 17 novembre 1990

 

Cari fratelli nell’episcopato,
Signore e signori, cari amici.

1. Sono felice di accogliervi in occasione del IV Congresso Mondiale della Pastorale del Turismo. Saluto con piacere i vescovi promotori, i preti e i laici impegnati in questa pastorale, insieme ai professionisti che hanno voluto far beneficiare della loro competenza le vostre riflessioni. E indirizzo un particolare saluto agli osservatori appartenenti alle altre comunità cristiane, presenti con voi, poiché, in diversi ambiti, le iniziative ecumeniche contribuiscono alla testimonianza evangelica vicina all’uomo nel suo lavoro.

Che la Santa Sede si interessi alle realtà dei divertimenti e del turismo, l’attesta l’esistenza stessa del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. In effetti, la costituzione apostolica Pastor bonus dà ad esso, come particolare missione, di adoperarsi “affinché i viaggi intrapresi per motivi di pietà o di studio o di svago favoriscano la formazione morale e religiosa dei fedeli” (art. 151)

2. La Chiesa non può ignorare questo nuovo aspetto della vita degli uomini che si sviluppa soprattutto nei Paesi industrializzati, cioè il “tempo libero”, di cui una parte importante è dedicata al turismo. Giustamente, voi avete voluto far dirigere i vostri impegni su questo “tempo liberato”, spesso qualificato come “tempo per vivere”.

La consistenza del tempo viene dall’uso che ne fa l’uomo. Per molti ormai il tempo libero prende soggettivamente un’importanza maggiore del tempo consacrato al lavoro. Bisogna anche essere attenti all’uso di questo tempo. Molto velocemente, attività divenute quasi necessarie, quasi dei conformismi, come la tentazione di “seguire le passioni ingannatrici” (Ef 4, 22), possono creare nuove schiavitù e impedire la completezza delle persone. Inoltre, l’oggetto di una pastorale del tempo libero consiste precisamente nell’aiutare gli uomini a fare un buon uso di questa libertà. Ci si ricorda del riposo del Creatore, il settimo giorno, al termine dell’opera che era buona. Si deve trovare, nel ritmo di vita, la portata di questo riposo, la scoperta gratuita delle meraviglie della creazione, e la relazione personale con il Creatore che si rivela a noi e ci unisce.

Il tempo libero è contemporaneamente un tempo di salvezza e un tempo da salvare affinché sia disponibile per la piena completezza della vita personale e familiare, libero anche per il servizio alla comunità umana attraverso gli impegni che permette di prendere nella vita associativa, caritativa, politica, per il servizio multiforme ai fratelli e alla Chiesa. Tempo di gioiosa contemplazione dell’opera di Dio, di azione di ringraziamento per i frutti della terra e per quelli del lavoro dell’uomo, tempo di comunione e di pace tra fratelli uniti nella loro comune vocazione di figli di Dio Creatore e Salvatore.

3. Nel quadro dell’animazione del tempo libero, “tempo per vivere”, non possiamo trascurare la vasta importanza del turismo sul quale voi riflettete durante il vostro Congresso. Ogni anno vede aumentare il flusso di coloro che vanno a raggiungere un altrove da cui attendono un riposo, un rinnovamento, un arricchimento. E si contano a milioni quelli che lavorano al servizio degli svaghi dei turisti. Gli uni e gli altri hanno diritto all’attenzione pastorale della Chiesa.

Diverse volte la Santa Sede ha riconosciuto il vivo interesse del turismo per l’incontro tra gli uomini, l’arricchimento culturale, lo sviluppo di una reciproca conoscenza, che ne fanno un fattore di pace tra popoli sempre meno “stranieri” l’uno all’altro. Anche gli eccessi insopportabili di certe forme di viaggio, giustamente denunciati, non condannano il turismo.

Non si può non salutare gli sforzi delle organizzazioni internazionali per soffocare gli effetti negativi di uno sviluppo mal controllato di questa industria in espansione. In effetti, non si può sottoporre il creato al saccheggio; non si possono disprezzare le tradizioni e le culture dei popoli; l’uomo, la donna e anche il bambino non possono essere utilizzati come degli oggetti a prezzo della loro inalienabile dignità.

L’insieme dei pastori coinvolti, quelli dei Paesi da dove partono i viaggiatori così come quelli dei Paesi che li accolgono, hanno la responsabilità di illuminare i cristiani sui complessi processi dell’industria del turismo e sulle loro ripercussioni ecologiche, economiche, sociologiche e morali.

Il gusto per i viaggi, quando è ben indirizzato, può essere un elemento significativo di cooperazione e di solidarietà con dei popoli che ne traggano utili profitti di diversa natura. I viaggi attenti e rispettosi degli uni e l’aperta ospitalità degli altri possono trasformare delle semplici visite turistiche in autentiche “visitazioni”.

4. Bisogna inoltre che chi viaggia abbia uno sguardo sveglio o meglio benevolo, uno sguardo educato che sappia vedere il bene, che afferri il vero sia nelle più alte opere d’arte che nella vita quotidiana delle popolazioni incontrate. Come dice il vostro Direttorio (n. 21) di pastorale, “ordinariamente, il turismo traduce la formazione spirituale di colui che lo pratica”. Si potrebbe aggiungere che esso aiuta alla formazione spirituale di chi lo pratica.

È bene ciò che voi cercate di realizzare attraverso l’accoglienza organizzata nei santuari che sono le “pietre della memoria” della Chiesa. Voi cooperate alla formazione dello sguardo che è un risveglio dell’anima alle realtà dello spirito, aiutando i visitatori a risalire fino alle sorgenti della fede che ha fatto sorgere questi edifici, e rendendo visibile la Chiesa di pietre viventi che formano le comunità cristiane.

5. Per i cristiani c’è anche una forma particolare del viaggio e del turismo che consiste nel prendere la via dei pellegrinaggi, dei cammini percorsi per andare verso Dio. È bello che il popolo cristiano provi in qualche modo fisicamente che è “nomade” su questa terra, che può partire, rendersi libero per cercare “le cose di lassù” (Col 3, 1).

So che è in preparazione il primo Congresso Mondiale della pastorale dei santuari e dei pellegrinaggi; manifesterà il valore che la Chiesa attribuisce a queste strade verso Dio e a questi alti luoghi dell’esperienza spirituale.

6. Terminato questo Congresso, il vostro lavoro pastorale sta per riprendere. Fissate gli occhi sul diacono Filippo (cf. At 8, 26-40). Lo Spirito gli ordina di andare su una strada deserta a incontrare un alto funzionario dell’Etiopia. Egli parla con quest’uomo, ascolta le sue domande, spiega, commenta a lungo. Gli annuncia “la buona novella di Gesù”, lo conduce fino al Battesimo prima che lo Spirito lo porti su un altro cammino.

Filippo può essere un modello per la vostra pastorale per la sua attenzione che sveglia i fedeli alla vita fraterna, alla possibilità dell’annuncio del Vangelo anche nella fugacità di incontri imprevisti.

Vi auguro di proseguire il vostro cammino nella gioia. Raccomando al Signore il vostro lavoro, vi benedico con tutto il cuore, voi e i vostri collaboratori.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 


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