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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI EX-TOSSICODIPENDENTI
RICEVUTI IN OCCASIONE DELLA GIORNATA
MONDIALE CONTRO LA DROGA

Aula delle Benedizioni - Lunedì, 24 giugno 1991

 

Carissimi giovani,

1. Con grande gioia e con profondo affetto vi accolgo in occasione della “Giornata Mondiale contro la droga”, indetta dalle Nazioni Unite per il prossimo 26 giugno. Saluto Don Mario Picchi, Presidente del “Centro Italiano di Solidarietà”, il quale ha tanto auspicato questo incontro, che risponde peraltro al sentito desiderio del mio animo. Porgo a voi, cari giovani, e ai vostri parenti e amici il mio saluto più cordiale.

Vi esprimo pure vivo apprezzamento per questo vostro gesto di devozione e di ossequio, che dimostra la vostra stima e la vostra comprensione per quanto la Chiesa e i suoi sacerdoti compiono, insieme a molti laici qualificati e generosi, per venire incontro a tante situazioni drammatiche e dolorose, per alleviare tante pene e sofferenze, per aiutare tante persone e famiglie bisognose di sostegno e di conforto.

Questa circostanza così significativa mi spinge ad estendere il mio saluto riconoscente e il mio incoraggiamento a tutti coloro che in qualche modo sono impegnati nella lotta contro la droga e nell’opera di ricupero delle sue vittime.

2. La vostra presenza richiama l’attenzione su di un fenomeno che ha raggiunto purtroppo vaste proporzioni, ed incombe minaccioso su questo nostro secolo, così fortunato per le conquiste della scienza e del benessere, ma anche così tormentato per i falsi idoli dominanti.

Sappiamo quali colossali proporzioni abbia assunto, oggi, il traffico illecito della droga: ne fanno prova i dati e le statistiche internazionali, che con la scarna eloquenza delle cifre delineano un quadro veramente drammatico.

Pur riconoscendo la complessità del fenomeno e senza pretendere di fare un’analisi esauriente delle sue cause, a me qui preme sottolineare come alla sua origine vi sia spesso un clima di scetticismo umano e religioso, di edonismo, che alla fine porta alla frustrazione, al vuoto esistenziale, alla convinzione dell’insignificanza della vita stessa, al degrado nella violenza.

Talvolta anche l’instabilità della famiglia è causa della tossicodipendenza, ma non sempre: molte famiglie infatti, che hanno cercato di educare nel modo migliore i propri figli, sono vittime innocenti del doloroso fenomeno.

3. Se non è difficile oggi descrivere la situazione della società contemporanea ed elencare le cause dei malesseri che la pervadono, difficile, invece, ne è la terapia.

Indubbiamente è necessaria prima di tutto l’azione dello Stato, dato che il fenomeno coinvolge la vita pubblica. Si richiede, infatti, una politica seria, tesa a sanare le situazioni di disagio personale, familiare e sociale; un’educazione alla stima della vita e della salute; la formazione all’uso positivo della propria libertà e al rispetto della persona; l’iniziazione agli ideali della famiglia, dell’amore sincero e oblativo, della carità fraterna, del lavoro inteso come aiuto reciproco e sviluppo della società. Sono questi i mezzi di importanza fondamentale per frenare e alla fine eliminare una così pericolosa piaga.

Non si può moralmente accettare un comportamento che va contro il bene comune e attenta alla propria salute, sconvolgendo il proprio equilibrio mentale con gravissime conseguenze per sé e per gli altri. Il cittadino non può fare tutto ciò che vuole, specialmente se con certi comportamenti contribuisce all’aumento della criminalità e al degrado del costume. È peraltro da tutti riconosciuto che il tossicodipendente è spesso più “vittima” che “reo”. Egli è un ammalato, che porta su di sé le conseguenze di una educazione sbagliata o di un ambiente sociale deformato e deformante. Pertanto, l’opera del legislatore in proposito si prospetta quanto mai delicata e difficile. Si rende necessaria una costante campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica ed una promozione della cultura verso i veri valori umani e religiosi.

4. Il credente, per parte sua, trova luce e sostegno nella Parola di Dio. Con la parabola del buon grano e della zizzania, Gesù ci avverte che la lotta tra il bene e il male durerà fino al termine della storia umana e che pertanto la zizzania non si può sradicare completamente dal campo delle vicende umane. Ma con questo Egli non ha inteso giustificare una fatale rassegnazione al male, ma rendere attivi e pugnaci contro di esso, non cedendo mai alla stanchezza e alla demoralizzazione, non creando false utopie e confidando in successi troppo facilmente ottenuti.

Questo, cari giovani, avete esperimentato nella vita e questo deve ora farvi intrepidi e fiduciosi nella lotta contro il male. Le “Comunità Terapeutiche”, purificando ed elevando l’anima, sono appunto come le oasi nel deserto della vita che guariscono il corpo, aiutano a combattere il male, che è dentro di noi e nell’umanità, e danno un significato all’esistenza e alla storia.

La “Parola di Dio” illumini e accompagni sempre il vostro cammino! Gesù, Divin Maestro, ci insegna che Dio è Padre ed è Amore, e perciò è misericordia e perdono e a tutti dà una missione da compiere: anche voi fate parte del Progetto divino e dovete realizzarlo con gioia e con amore! Abbiate fede e confidate specialmente nella preghiera!

A voi, giovani, a coloro che vi hanno aiutato con la loro perizia e la loro amicizia, ai vostri familiari e parenti, imparto con affetto la mia benedizione!

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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