Index   Back Top Print

[ EN  - IT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA THAILANDIA IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 24 maggio 1991

 

Eminenza,
Cari confratelli nell’Episcopato
,

1. Sono lieto di darvi il benvenuto in Vaticano in occasione della vostra visita quinquennale alle Tombe di San Pietro e di San Paolo. Quali successori degli Apostoli, la cui testimonianza al Signore Risorto è il solido fondamento della proclamazione del Vangelo della Chiesa in ogni tempo e luogo, voi siete venuti a Roma per riaffermare la vostra comunione di fede e carità con il Successore di Pietro. Nel salutarvi, abbraccio tutti i cattolici della Thailandia, e faccio mia la preghiera dell’Apostolo Pietro: “Grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza, nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro” (2 Pt 1, 2).

Sono grato al Vescovo George Yod Phimphisan, nuovo Presidente della vostra Conferenza, per le sue gentili parole. Confido che, seguendo l’esempio del Cardinale Kitbunchu, egli ispirerà e incoraggerà l’opera della Conferenza per raggiungere gli obbiettivi che vi siete posti nel periodo di evangelizzazione che porta all’inizio del terzo millennio cristiano. La Chiesa in Thailandia, anche se è un “pusillus grex”, si trova in un luogo privilegiato per rendere testimonianza a Cristo nel cuore dell’Asia, dove molti ancora non lo conoscono, ma anelano alle verità e ai valori del suo Vangelo. La vostra recente celebrazione del venticinquesimo anniversario della istituzione della Gerarchia, con l’ordinazione di nuovi sacerdoti ed una grande partecipazione di fedeli, dimostra come la Chiesa in mezzo a voi stia rapidamente maturando e risplenda ancor più pienamente come “un popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen gentium, 4).

2. Il nostro incontro odierno ricorda la gioia particolare della beatificazione, nell’ottobre 1989, dei sette Martiri Tailandesi. La loro testimonianza rivela l’immenso potere della parola di Dio di penetrare nel cuore di ogni cultura umana, e di trovare una manifestazione radiosa nella santità di individui e di intere comunità. Seguendo Gesù Cristo nella vita e nella morte, i martiri non hanno offerto solo una prova convincente della loro fede profonda nelle promesse di Dio, ma il loro sacrificio ha rivelato anche che “la parola di Dio non è incatenata” (2 Tm 2, 9) da alcun linguaggio particolare o espressione culturale. Anzi, la luce del Vangelo è per ogni popolo, e la sua verità purifica, rafforza e eleva ogni cultura dal di dentro (cf. Lumen gentium, 13). A prezzo del loro sangue, i Martiri hanno reso una testimonianza eloquente alla cattolicità della Chiesa, che Cristo ha stabilito come sacramento universale di unione con Dio e di unità di tutta la razza umana (cf. Ivi, 1). Essi hanno confermato pienamente la verità delle parole che vi ho rivolto in un’altra occasione: “Cristo... nel vostro popolo si è fatto egli stesso tailandese” (Ioannis Pauli PP. II, Ai vescovi thailandesi, 11 maggio 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 1 (1984) 1383).

3. Quali pastori della Chiesa, è importante che discerniate i segni del favore di Dio tra la vostra gente e che cerchiate i modi affinché i suoi doni portino frutto. Un eloquente segno dell’amore di Dio è l’aumento di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. È consolante conoscere la sollecitudine con cui la vostra Conferenza segue il Seminario Maggiore “Lux Mundi”, il vostro stretto rapporto con il personale e gli studenti, e gli sforzi compiuti per mantenere un alto livello di studi. Tutto ciò che fate per garantire l’adeguata formazione dei giovani che si preparano al sacerdozio nei vostri seminari, come pure la vostra attenzione pastorale alla formazione dei candidati alla vita religiosa, costituisce una parte essenziale del vostro ministero ed è un’eccellente forma di servizio alla comunità cristiana. Dalle vostre origini di Chiesa di Missione avete tratto una crescente consapevolezza della necessità di diventare una Chiesa missionaria. Iniziative quali il lancio di un Decennio di Evangelizzazione e l’istituzione di una Società Missionaria Tailandese che opera nella regione settentrionale del Paese - piccola come il seme di senape del Vangelo, ma destinata a diventare un immenso albero che dà la vita (cf. Mt 13, 31-32) - dimostrano la vitalità delle vostre Chiese particolari nel rispondere agli inviti dello Spirito Santo. Prego per il successo di queste iniziative, nella certezza che, nonostante le difficoltà che comportano, il Signore del raccolto ripagherà ampiamente i vostri pazienti sforzi. La fiducia nella Provvidenza di Dio è essenziale per tutta l’attività missionaria, perché alla fine sappiamo che “la missione non si fonda sulle capacità umane, ma sulla potenza del Risorto” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 23). Il suo successo finale sarà rivelato in modi e tempi che solo Dio conosce.

4. Un aspetto centrale della missione della Chiesa, e di particolare importanza per il vostro ministero pastorale, è il suo rapporto con le altre religioni. La mia recente Enciclica Redemptoris missio insisteva sul fatto che il dovere della Chiesa di predicare il Vangelo a tutte le nazioni non implica in alcun modo una mancanza di rispetto per le diverse culture e per il bene che si trova in ogni religione (cf. Ivi., 55). “Le altre religioni costituiscono una sfida positiva per la Chiesa: la stimolano, infatti, sia a scoprire e a riconoscere i segni della presenza del Cristo e dell’adozione dello Spirito, sia ad approfondire la propria identità e a testimoniare l’integrità della Rivelazione, di cui è depositaria per il bene di tutti” (Ivi, 56). Quindi non c’è contraddizione tra l’apertura alla verità di Dio ovunque si trovi e un riconoscimento che i doni di Cristo, presenti nei tesori spirituali di altre tradizioni, sono intesi per condurre a lui, poiché lui rimane, nelle parole del Concilio, l’unico “principio di salvezza per il mondo intero” (Lumen gentium, 17).

Il dialogo interreligioso viene condotto a molti livelli. Non ultimo tra questi, soprattutto in situazioni pastorali quali la vostra, è quel “dialogo di vita” in cui i credenti rendono una chiara testimonianza ai valori spirituali, si aiutano reciprocamente a vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo e collaborano con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per costruire una società più giusta e fraterna. Incoraggiando pazientemente i vostri popoli a manifestare la loro fede in Cristo attraverso la solidarietà e l’impegno generoso per il bene degli individui e della società, voi aprirete la porta ad altre, più formali, vie di dialogo e cooperazione.

5. Nei vostri rapporti sullo stato delle vostre Diocesi, molti di voi hanno sottolineato che l’evangelizzazione indiretta è il veicolo primario dell’espansione missionaria della Chiesa. I fedeli laici hanno un ruolo essenziale a questo proposito. Com’è importante per la vita della Chiesa che essi si impegnino a vivere la loro fede battesimale rendendo una gioiosa testimonianza alle esigenze del Vangelo, ed essendo sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in loro (cf. 1 Pt 3, 15)! I fedeli laici della Thailandia possono adesso guardare ad un Patrono esemplare nella figura del Beato Philip Siphong, perché era “un laico profondamente consapevole della sua appartenenza, mediante il Battesimo, a Cristo, Sacerdote, Re e Profeta, e pertanto chiamato personalmente ad annunciare il Vangelo” (Ioannis Pauli PP. II, Omelia alla Beatificazione dei Martiri Tailandesi, 22 ottobre 1989: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XII, 2 (1989) 990 s).

Non posso fare a meno di incoraggiare i lodevoli sforzi effettuati nelle vostre Chiese particolari per far sì che i laici possano adempiere alla loro vocazione cristiana, soprattutto in settori delicati, quali la preparazione dei giovani al Sacramento del Matrimonio e l’istruzione alla pianificazione familiare naturale. La consulenza alle coppie che effettuano matrimoni misti rappresenta una particolare sfida pastorale per la Chiesa in Thailandia, e confido che questo problema verrà trattato ancor più efficacemente a livello locale e diocesano. La famiglia deve continuare ad essere l’obbiettivo centrale dell’attività pastorale ordinaria, mentre un’attenzione particolare dovrà essere dedicata ai giovani e alla loro formazione di membri responsabili della società. Il coinvolgimento delle vostre comunità nell’assistenza sanitaria, soprattutto agli handicappati e a quanti soffrono del morbo di Hansen o di Aids; il loro impegno generoso verso i poveri dei bassifondi; i loro sforzi per combattere la piaga della tossicodipendenza tra i giovani; tutto ciò è ispirato dall’amore evangelico e guidato dalla convinzione che la dignità umana può essere tutelata soltanto con l’attenzione alle esigenze dello spirito umano, che raggiunge la sua piena espressione nella generosa dedizione a Dio e al prossimo. Sono lieto di notare che l’Human Development Centre (Centro di Sviluppo Umano) recentemente fondato, intende coordinare e promuovere un’incisiva risposta alle molte minacce contro la vita umana nella vostra società.

6. Parlando della partecipazione dei laici alla missione della Chiesa, non posso fare a meno di menzionare il notevole contributo dato dai catechisti laici alla vita ecclesiale in Thailandia. Questo “contributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa” (Ad gentes, 17), consiste soprattutto nell’aiutare gli altri a scoprire i tesori di saggezza e di conoscenza che loro stessi hanno trovato in Cristo Gesù (cf. Col 2, 3). Vi chiedo di estendere loro il mio profondo apprezzamento per il lavoro e per il loro esempio di dedizione alla missione della Chiesa.

L’attività dei catechisti è un’estensione, per così dire, dell’insegnamento pastorale dei vescovi e del clero locale. È un compito ecclesiale per cui essi necessitano di un’adeguata formazione dottrinale e pedagogica. Dovete perseverare nei vostri sforzi a questo proposito, e la vostra decisione di designare la festa del Beato Siphong come Giornata Nazionale dei Catechisti, sarà certamente di conforto spirituale e di incoraggiamento a quanti hanno intrapreso quest’opera difficile ed esigente.

Anche le scuole cattoliche tailandesi rendono un servizio vitale, garantendo ai giovani l’educazione religiosa e formando un laicato impegnato pervaso dallo spirito del Vangelo. Il lodevole impegno della Chiesa nel fondare e gestire queste scuole dimostra la sua convinzione che il bene integrale degli individui e di intere comunità viene promosso attraverso la formazione delle coscienze e il rispetto per la dignità e la libertà degli individui nella loro ricerca di verità. La visione cattolica è che i genitori sono i primi e più importanti educatori dei loro bambini (cf. Gravissimum educationis, 3). Altri organismi, tra cui le istituzioni religiose e quelle civili, hanno la responsabilità di assisterli nel compimento del loro dovere e di garantire il libero esercizio dei loro fondamentali diritti in questo campo (cf. Ioannis Pauli PP. II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1991, III, 8 dic. 1990: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIII, 2 (1990) 1560ss.)). Un coordinamento sempre più efficace di queste responsabilità, la cui importanza è stata chiaramente sottolineata in diverse Dichiarazioni internazionali, può venire dal dialogo continuo e dalla cooperazione tra tutti quanti vi sono coinvolti.

7. Non posso concludere senza esprimere la mia preoccupazione per la situazione dei rifugiati e dei profughi che hanno trovato asilo temporaneo in Thailandia. La tragedia umana che sottende a questo grande esodo di individui e famiglie, sfida tutta la comunità internazionale. La loro condizione di sofferenti esige un approccio a livello globale, con la dovuta attenzione verso tutti i fattori sociali ed economici che hanno contribuito a questa “piaga tipica e rivelatrice degli squilibri e dei conflitti del mondo contemporaneo” (Ioannis Pauli PP. II, Sollicitudo rei socialis, 24). I sacrifici e le manifestazioni di solidarietà dimostrate ai rifugiati dalla Chiesa in Thailandia hanno risposto pienamente allo spirito dell’ideale del Vangelo del Buon Samaritano. A questo proposito, mi è gradito ricordare ancora una volta i lodevoli sforzi umanitari compiuti dal Catholic Office for Emergency Relief and Refugees (Ufficio Cattolico per gli Aiuti di Emergenza e i Rifugiati). Mi associo alla vostra preghiera affinché gli esiliati e i senza tetto che si trovano attualmente nella vostra patria possano presto tornare a una vita libera e dignitosa nei loro Paesi natali.

8. Miei cari confratelli Vescovi, rendo grazie a Dio nostro Padre per le molte benedizioni che ha elargito alla Chiesa in Thailandia attraverso la fedele testimonianza del suo clero, dei suoi religiosi e dei laici. Una speciale parola di apprezzamento va anche al personale missionario straniero che svolge un importante ruolo in molti dei vostri programmi pastorali e che rappresenta uno speciale vincolo di unione con la Chiesa universale. Esprimo la speranza che il loro numero possa aumentare, cosicché tutta la società possa beneficiare dei loro servizi.

Preghiamo insieme affinché tutti i membri della comunità cattolica crescano nell’amore del Salvatore, nell’apprezzamento della propria sublime vocazione e dignità quali membri della Chiesa di Cristo, e nel loro desiderio di condividere con gli altri la gioia della Buona Novella. Affido voi e i fedeli della vostra Diocesi all’intercessione di Nostra Signora dell’Assunzione, e vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica quale pegno di consolazione e di forza nel vostro ministero al Popolo di Dio.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana