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VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
FERNANDO COLLOR DE MELLO*

«Palácio do Planalto» (Brasilia) - Lunedì, 14 ottobre 1991

 

Signor Presidente,

1. Mi permetta innanzitutto di esprimere i miei sentimenti di gratitudine per l’accoglienza che mi è stata fatta, attraverso il Vostro Ministro degli Affari Esteri, dott. Francisco Rezek, al mio arrivo in terra brasiliana, e per le nobili parole che Vostra Sua Eccellenza mi ha appena rivolto, senza dubbio destinate non esclusivamente alla mia persona, ma alla missione che la Divina Provvidenza mi ha affidato dodici anni fa, e alla Chiesa Universale stessa, di cui sono Pastore.

Il ritorno in Brasile, come ho già ricordato al mio arrivo, ha proprio lo scopo di compiere questa missione pastorale di riunire, in un contesto esclusivamente evangelico, le pecore del gregge della terra della Santa Croce. Perciò questo momento assume un significato particolare, considerando che mi rivolgo non solo al Supremo rappresentante della Nazione brasiliana, ma anche alle autorità governative che hanno la grave responsabilità di rappresentare e di guidare la volontà del Popolo in quanto promotori della pace e del progresso fra i loro cittadini.

2. Gli obiettivi, quello della Chiesa, nella sua missione esclusivamente religiosa e spirituale, e quello dello Stato, pur tendendo al bene comune di ogni uomo, sono certamente diversi. Tuttavia, confluiscono in un punto d’incontro l’uomo e il bene della Patria.

La Chiesa, che ha avuto sempre presenti le proprie difficoltà per raggiungere i suoi obiettivi, può comprendere più facilmente quelle del Governo stesso di una Nazione ad adempiere ai propri doveri nei confronti di ogni individuo. Ma essa deve offrire la propria collaborazione affinché tali fini vengano raggiunti, sapendo rispettare l’area specifica dello Stato. Vi saranno delle divergenze, dovute ai limiti umani e alla varietà dei problemi, specialmente in un paese tanto grande come il Brasile. Tuttavia, l’intesa e il rispetto, la reciproca sollecitudine per l’indipendenza e il principio di servire l’uomo nel modo migliore, all’interno di una concezione cristiana, costituiranno fattori di concordia di cui lo stesso popolo sarà il beneficiario.

3. Signor Presidente della Repubblica, Signori Membri del Congresso Nazionale e del Supremo Tribunale Federale, Signori Ministri di Stato, Signori Governatori, Signore e Signori:

Nel ringraziarvi per l’omaggio che avete voluto rivolgere al Successore di San Pietro in questa sua seconda visita in Brasile, voglio esprimere il mio apprezzamento per la significativa missione che svolgete quali rappresentanti di tutto il Popolo brasiliano.

Il Brasile attraversa, in questo momento della sua storia, una fase, di cui tutti conoscono la delicatezza, di fronte agli enormi problemi sociali ed economici, la cui soluzione non ammette ulteriori dilazioni. Il Popolo di tutta la nazione ha lo sguardo rivolto alle decisioni che prendete, nella speranza di un futuro più luminoso e felice per i suoi figli.

Considero particolarmente significative le parole pronunciate alcuni mesi fa dal Signor Presidente nel chiamare la Nazione ad uno sforzo nel condividere le responsabilità, per superare la crisi e le disuguaglianze che affliggono la larga maggioranza dei brasiliani (aprile 1991).

Certo di non allontanarmi minimamente dal mio scopo pastorale, e nell’esercizio della mia missione esclusivamente spirituale, mi rivolgo a Voi, chiedendo a Dio che vi illumini in questa ardua missione di difesa dei valori spirituali e morali del Brasile. Possano i problemi sollevati dalla società essere sempre esaminati alla luce dei criteri della giustizia e della morale cristiana, anziché da interessi privati. Credo che non sia questa la motivazione del vostro agire politico, poiché un simile atteggiamento sarebbe incoerente con la visione del bene comune che certamente vi anima. Che il vostro impegno posto al servizio di tutte le iniziative che tendono al progresso sociale, economico e scientifico a favore della famiglia brasiliana, sia sempre più autentico e generoso. Che il lavoro in difesa della vita, non sia contro di essa. Con immaginazione, coraggio e perseveranza, permetterete così che tutti i brasiliani prendano pacificamente il posto loro assegnato nel concerto della Nazione. In tal senso, gioisco della preoccupazione di Vostra Eccellenza, Signor Presidente, per la condizione fondamentale di un autentico sviluppo, che è l’educazione. Il Brasile non può fare a meno della sua maggior ricchezza - l’enorme numero di bambini e giovani che necessitano di essere integrati pienamente nella vita sociale, nel lavoro, in un’effettiva cittadinanza. La benedizione che, fra poco, avrò il piacere di impartire, simbolicamente, al modellino di un Centro Integrato di Sostegno per i Bambini, dovrà essere l’ispiratrice dell’assoluta priorità che il Governo di Vostra Eccellenza desidera dare alle istituzioni scolastiche, private e pubbliche, che abbiano l’obiettivo di fornire un insegnamento di buona qualità ed un’autentica ed integrale educazione. Quest’ultima costituisce, infatti, il fondamento primario di una vera società democratica.

4. Proseguo nel mio itinerario tracciato per questa visita pastorale attraverso varie capitali degli Stati della Federazione, portando questo segno di speranza che desidero raccogliere da Vostra Eccellenza, così come dai Signori Senatori, dai Signori Deputati e dai Signori Ministri. Lo spirito che mi anima è portatore di un immenso affetto per i figli del Brasile, ai quali in questo momento desidero unirmi in un grande abbraccio. Non potendo farlo personalmente, chiedo a voi Signori di farlo per me. A voi Signori e a voi Signore. Che tutti sappiano che il Papa stima il Popolo brasiliano, la sua storia, le sue lotte, le sue conquiste. Il Papa benedice tutti e ciascuno, da Chuí a Oiapoque, dalle estremità dell’Acre all’Arcipelago di Fernando de Noronha.

Che Dio benedica il Brasile!

Che la pace e la concordia, unite alla prosperità, tanto materiale quanto spirituale, siano con voi e che Nostra Signora Aparecida protegga la missione che la Provvidenza vi ha affidato.

Molte grazie!


*L'Osservatore Romano 16.10.1991 p.5.

 



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