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VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI INFERMI HANSENIANI

Centro «São Julião» di Campo Grande -Giovedì, 17 ottobre 1991

 

Figli e figlie carissimi,

1. Il proposito di questo mio viaggio in Brasile non è nient’altro che seguire le orme di Cristo Gesù, che percorreva le città e i villaggi predicando il Vangelo. “Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (cf. Mt 9, 35-36). L’amore di Dio per gli uomini è infinito. E Gesù, perfetto Dio e perfetto Uomo, è venuto al mondo per insegnare questo Comandamento nuovo, della carità che “non avrà mai fine” (1 Cor 13, 8).

Ringrazio sentitamente per le parole che i signori Lino Villachá e Geraldo Batista hanno avuto la delicatezza di rivolgermi. Che Dio li ricompensi e li protegga!

2. Il Successore di Pietro è oggi in mezzo a voi con lo stesso affetto con cui Nostro Signore, camminando in mezzo a quella moltitudine, invitava a mettere in pratica la norma suprema dell’amore. Tutte le situazioni che capitano nella nostra vita ci portano un messaggio divino, ci chiedono una risposta d’amore e di impegno per gli altri. Ci sembra di udire, ancora una volta, quelle parole divine: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi . . . perché ero malato e mi avete visitato. E quando Gli domandano - “quando ti abbiamo visto ammalato e siamo venuti a visitarti?” - il Signore dice loro: “In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (cf. Mt 25, 31-40).

Dobbiamo scoprire Cristo che va incontro ai nostri fratelli, gli uomini. Nessuna vita umana è una vita isolata, si intreccia al contrario con le altre vite. Nessuna persona è un verso sciolto. Facciamo parte dello stesso poema divino, che Dio scrive con il concorso della nostra libertà.

3. È in questo contesto che il Papa desidera dirvi, prima di tutto, che, se siete nel mondo, è per un esplicito mandato di Dio. Invitandoci a rimanere nelle occupazioni, nelle ansietà della terra e tra le prove che Egli ci manda, con serenità d’animo e coraggio nelle avversità, il Signore vuole indicarci che esiste per tutti e per ognuno di noi un posto specifico nella Redenzione. Dio ci ha chiamati, perché, come ho scritto, “coloro che partecipano alle sofferenze di Cristo conservano nelle proprie sofferenze una specialissima particella dell’infinito tesoro della redenzione del mondo, e possono condividere questo tesoro con gli altri” (cf. Ioannis Pauli PP. II, Salvifici doloris, 27).

D’altro lato, l’esempio di Cristo ci ricorda che ogni cristiano deve vivere con il volto rivolto agli altri uomini, guardando con amore tutti, ognuno di quelli che lo circondano, l’umanità intera. Quando si ama veramente, non solo con l’affetto, ma “con i fatti e nella verità” (1 Gv 3, 18), si otterranno frutti di bene e di bontà che non mancheranno di ricevere la ricompensa divina. Dato che l’Amore è intelligente, crea delle iniziative, come questa dell’Ospedale “São Julião”, che si adopera non solo per il recupero del malato e il suo inserimento nella società, ma lo avvicina anche a Dio, come sta ad indicare la chiesa che si trova al suo interno. Per questo, benedico di cuore questo ospedale, insieme al Centro Sanitario “São Francisco”, del Bairro Nova Lima, dove vengono curati molti degli ex religiosi. Benedico anche i benefattori e i collaboratori delle due opere, del Brasile e dell’Italia. Desidero chiedere all’Onnipotente una benedizione speciale per i frati francescani e le Suore Salesiane, nelle persone di fra’ Hermano Hartmann e sorella Sílvia Vicélio, pilastri di queste opere sin dall’inizio della loro ristrutturazione, con alle spalle più di vent’anni di lavoro continuo, avendo fatto sorgere praticamente dalle macerie un cammino di speranza per coloro che in questi locali vengono a cercare la vita e la salute.

4. Termino ribadendo lo stesso appello del mio viaggio precedente, rivolto agli Hanseniani di Bahia: “Confido nel vostro ricordo, nel vostro aiuto e nella vostra preghiera, non solo per il buon esito di questo viaggio apostolico in Brasile, ma anche per tutte le sollecitudini che porto nel mio cuore di Pastore della Chiesa universale” (Ioannis Pauli PP. II, Incontro con i lebbrosi, 7 luglio 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 2 (1980) 165)

5. Con questi pensieri, salutandovi con benevolenza ed esprimendo la mia grande stima non solo per coloro che si occupano di voi, ma anche per tutti i medici che si dedicano in Brasile a prevenire e ad alleviare le vostre sofferenze, affido le mie preghiere nelle mani della Vergine Maria e vi concedo di tutto cuore la benedizione apostolica.

 



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