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VISITA PASTORALE IN LOMBARDIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA POPOLAZIONE LODIGIANA IN PIAZZA DEL BROLETTO

Lodi - Sabato, 20 giugno 1992

 

Cittadini di Lodi,

1. A voi tutti il mio saluto deferente e cordiale!

Ringrazio il Signor Sindaco per il nobile indirizzo che mi ha rivolto, interpretando i sentimenti della cittadinanza, delle Autorità convenute e in particolare dei Sindaci del territorio lodigiano. Saluto voi qui presenti, abitanti dell’antica e della nuova Lodi, e quanti, pur desiderandolo, non hanno potuto prender parte a questo nostro incontro. A tutti giunga il mio augurio di cristiana prosperità, di concordia e di pace.

2. Quando nel IV secolo il grande Bassiano entrò come Vescovo nella nuova Diocesi, il territorio aveva già una sua fisionomia specifica, risalente all’epoca celtico-romana; ma fu solo col nuovo Pastore che iniziò a prender corpo e a consolidarsi quell’unità culturale che, attraverso vicende talvolta drammatiche, si è conservata fino a oggi. Il messaggio cristiano, qui come altrove in Europa, fornì, per così dire, l’anima di una nuova sintesi culturale e sociale, che nei secoli si concretizzò in una fitta trama di pievi, di parrocchie e di opere al servizio della fede e della carità. Parlando ai Vescovi della vostra Regione, circa un decennio fa, ebbi a dire che la “cultura popolare” è “quell’unione di principi e di valori che costituiscono l’ethos di un popolo, la forza che lo unifica nel profondo” e che “nessun popolo si forma al di fuori di questo fondamento. Nessuna esperienza politica, nessuna forma di democrazia può sopravvivere, se viene meno l’appello a una comune moralità di base. Nessuna legge scritta è sufficiente a garantire la convivenza umana, se non trae la sua intima forza da un fondamento morale” (Insegnamenti, vol. V/1, 1982, p. 103). In effetti, una società che smarrisse la dimensione spirituale e religiosa vedrebbe i propri valori svuotarsi del loro contenuto più vero. Il progresso economico si rivelerebbe illusorio e nel fondo insoddisfacente.

3. È quanto per alcuni versi sta vivendo l’umanità in questo nostro tempo. In particolare, il dilagante conformismo dei desideri e dei comportamenti sta plasmando una civiltà uniforme, appiattita, sazia di benessere, ma povera di slanci ideali e di speranze, una civiltà povera di anima. L’insidia più grave di tale processo sta proprio nella tendenza a soffocare il respiro trascendente della cultura, impoverendola, livellandola, svuotandola di energia. Occorre resistere a questa subdola azione di livellamento che non risparmia nemmeno la vostra Comunità cittadina; bisogna contrastare i germi di morte che ne insidiano la stabilità. Una città è ricca quanto è ricca la sua cultura, poiché le città sono unità viventi, che incorporano una memoria, custodiscono un’anima, vantano una loro genialità e una loro specifica vocazione. Le città possono diventare fontane inesauribili, libri vivi, fari di luce per il cammino delle nuove generazioni. Il nome di Lodi, “Laus”, poi, evoca il destino più vero di ogni umana convivenza: costituire un corale inno a Dio mediante il tessuto di relazioni e di interscambi che lega fra loro persone e gruppi. Se “gloria di Dio è l’uomo vivente” (S. Ireneo), a maggior ragione lo sarà la comunità vivente, la “polis”, capace di esprimere in se stessa un alto stile di vita, nel segno della condivisione e della solidarietà.

4. Mi rivolgo in special modo a voi, Amministratori, ai quali è affidato, per mandato dei cittadini, il patrimonio di valori morali, prima ancora che materiali, della Città: custodite questo patrimonio, integratelo, arricchitelo e trasmettetelo, per il bene dei figli di questa terra, di quanti vi sono ospiti, e anche di tanti fratelli che, pur lontani, ne possono trarre aiuto e conforto. Tutto ciò acquista singolare rilievo nel momento presente in cui, dopo un lungo cammino, Lodi è diventata Provincia. L’attuazione concreta della nuova circoscrizione richiede il contributo di ogni singolo cittadino e delle varie organizzazioni sociali e pubbliche. Ma dipende in primo luogo da voi, Amministratori pubblici, se la nuova Provincia, nelle sue strutture e ancor più nella prassi, recepirà e promuoverà i grandi valori antropologici e morali della vostra tradizione, così imbevuta della linfa cristiana. Se vi adopererete perché essa sia al servizio della vita dell’uomo, specie se povero ed emarginato, potrete contare sulla collaborazione generosa e leale della Comunità cristiana. Se vorrete che la famiglia e i centri di educazione vi siano protagonisti, potrete coinvolgere le migliori forze di questa Diocesi e ottenere che, nelle realizzazioni concrete, la libertà e la verità camminino insieme. L’odierna civiltà, che si avvia, carica di tensioni e di speranze, all’anno Duemila, ha bisogno di comunità locali capaci di ricavare dal loro patrimonio nuove energie di solidarismo, di attenta sollecitudine per gli autentici bisogni, di indirizzo e di sostegno per le giovani generazioni, di lavoro e di imprenditorialità generosa.

5. La Provincia di Lodi vede la luce in una stagione nella quale la valorizzazione delle autonomie locali, secondo il dettato della Costituzione italiana, sembra poter trovare più ampia attuazione. Ciò non mancherà di facilitare il vostro servizio, a tutto vantaggio del bene comune. Un sapiente decentramento, infatti, oltre a favorire la crescita delle persone e delle comunità, fa sì che gli apporti della tradizione storica e culturale trovino più organico e positivo rilievo. Il compito che vi attende, cari Lodigiani, si prospetta esigente, ma in linea con il patrimonio morale e gli alti esempi di impegno sociale e civile che i vostri padri vi hanno lasciato in eredità. Evitate con cura gli scogli dei particolarismi territoriali, ideologici, di categoria, e affrontate uniti i problemi più ardui, ricercandone la soluzione in atteggiamento di reciproca fiducia e di leale collaborazione. Accettate la sfida di questo momento veramente storico con retta coscienza e comportamento trasparente, con realismo critico, ma anche con sempre rinnovato entusiasmo. Quanto più vasto e complesso è l’edificio, tanto più chiaro dev’essere il progetto. Se è l’uomo che voi intendete assumere come centro e fine del vostro impegno, scopritene i veri lineamenti sul volto di Cristo, poiché – come ha ricordato il Concilio – “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo” (Gaudium et spes, 22). Guardando a Cristo, voi potrete sapere con certezza chi è l’uomo, quali sono le sue più essenziali esigenze, come è possibile corrispondervi in modo adeguato. Città di Lodi, il mio augurio è che, insieme alle altre municipalità e alla nuova Provincia, tu sappia dimostrare che è possibile dare una riposta efficace all’anelito di sviluppo umano integrale, che pervade la coscienza dei tuoi abitanti. È anelito nel quale riecheggia un aspetto essenziale del messaggio salvifico di Cristo.

Ed è nel nome del Redentore dell’uomo, è nel nome di Maria, Madre degli uomini redenti, che tutti ora vi benedico!

 



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