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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA LITUANIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 27 febbraio 1993

 

Venerati fratelli nell’Episcopato!

1. Con vivo desiderio ho atteso questo nostro incontro collegiale in occasione della visita “ad limina”, ed oggi rendo grazie al Signore per la vostra presenza, che mi reca la testimonianza dell’attaccamento alla Sede di Pietro dell’amato popolo lituano. Vi saluto tutti con affetto, mentre ringrazio il caro Card. Vincentas Sladkevicius, Presidente della Conferenza episcopale, per essersi fatto interprete dei vostri sentimenti e per avermi delineato i problemi e le speranze delle Comunità ecclesiali che il Signore ha affidato alle vostre cure pastorali. Questa è la vostra prima visita “ad Petri Sedem” dopo i recenti avvenimenti, che hanno radicalmente trasformato le istituzioni e la vita della Lituania e di molti altri Paesi dell’Europa dell’Est, consentendo alle rispettive popolazioni di giungere finalmente al sospirato traguardo della autodeterminazione nella libertà. Siate i benvenuti! In voi saluto i coraggiosi rappresentanti di un popolo cristiano a lungo oppresso, ma finalmente libero di proclamare la propria fede in Cristo, Redentore del mondo.

2. La Chiesa, ben conoscendo il valore della storia quale preparazione del Regno che viene (cf. Gaudium et spes, 39), mentre coopera agli sforzi degli uomini per la libertà e la giustizia, sempre guarda più in là, senza mai accontentarsi dei traguardi raggiunti. È animata e quasi pressata dalla carità di Cristo: “Caritas enim Christi urget nos” (2 Cor 5, 14). Non si tratta, tuttavia, di un’“urgenza secondo la carne”: senza ansia né impazienza, ma con lo “zelo della casa di Dio” (cf. Gv 2, 17), la Chiesa continua a seminare abbondantemente nel terreno delle generazioni che si susseguono il seme spirituale del Vangelo, sicura che esso attecchirà e darà alla fine i suoi frutti grazie all’azione misteriosa dello Spirito. Ecco la missione dei discepoli del Signore in ogni epoca della storia! Ecco il compito primordiale di ciascuno di noi, Vescovi, chiamati ad essere, alle soglie del terzo millennio, testimoni di Cristo “che ci ha liberati perché restassimo liberi” (Gal 5, 1). La carità di Cristo vi spinge, venerati Fratelli, a seminare nella vostra terra il seme della Verità, perché la libertà e la fraternità, fondamentali valori per i quali tanti in passato hanno pagato di persona, diventino nel Paese realtà da tutti accolte e condivise.

3. La vostra Patria, che avrò la gioia di visitare nel prossimo mese di settembre, sta attraversando un periodo di grandi e significativi mutamenti sociali. I diritti umani, ed eminentemente la libertà religiosa, dopo oltre mezzo secolo di dura repressione, sono stati, grazie a Dio, ripristinati. In tale nuovo contesto la Santa Sede ha potuto riattivare pienamente le relazioni diplomatiche col Governo, mediante la presenza di un Nunzio apostolico; si è giunti inoltre alla creazione della Provincia Metropolitana di Vilnius; la Conferenza Episcopale ha ripreso operatività, dotandosi degli Statuti e di un Segretario Generale; i primi sacerdoti e seminaristi sono stati accolti a Roma, nel Pontificio Collegio di San Casimiro. È, dunque, l’ora del risveglio e della primavera. L’ora della formazione delle nuove generazioni, dell’educazione delle coscienze, perché il bene della libertà, vissuto nella luce della verità evangelica, maturi e porti i frutti sperati in tutti gli ambiti della società. I cristiani sanno di dover contribuire responsabilmente, “in prima linea”, alla ricostruzione morale, politica ed economica del Paese. Per questa importante e difficile impresa occorrono persone preparate e ben formate. Voi avvertite nella vostra gente una comprensibile tensione tra il gusto della riscoperta della civile fratellanza e l’esperienza degli inevitabili strascichi di un recente passato. Occorre plasmare gli artefici di un avvenire di legalità, in cui i rapporti tra i cittadini siano disciplinati dall’imparziale magistero del diritto. Oggi si pone, inoltre, il problema dell’opzione tra i differenti modelli di sviluppo e le conseguenti scelte economiche, con gli indirizzi di carattere etico e culturale, che le sottendono. Non facile è altresì, la definizione dei rapporti internazionali in una regione geografica come la vostra, percorsa da forti spinte al cambiamento. In tale prospettiva è necessario che le nuove forze sociali agiscano con grande senso di responsabilità e di discernimento, per non cedere alle tentazioni di un benessere solo materiale. Lo sviluppo – ho scritto nell’Enciclica Centesimus annus – “non deve essere inteso in un modo esclusivamente economico, ma in senso integrale. Non si tratta solo di elevare tutti i popoli al livello di cui godono oggi i paesi più ricchi, ma di costruire nel lavoro solidale una vita più degna, di far crescere effettivamente la dignità e la creatività di ogni singola persona, la sua capacità di rispondere alla propria vocazione e, dunque, all’appello di Dio, in essa contenuto” (n. 29).

4. La Chiesa che vive in Lituania non teme di affrontare così formidabili sfide, essendo consapevole di ciò che il Signore continua ancor oggi a ripetere ai suoi apostoli: “Andate e fate discepole tutte le genti” (Mt 28, 19). Tra le genti che il Redentore chiama ad essere sue “discepole” vi è anche la vostra, la ringiovanita Lituania, a cui la Chiesa desidera recare il proprio leale contributo, perché cresca piena di fede e ricca di valori umani ed evangelici, in armonica solidarietà con tutti i popoli. Chiara e salda è in voi la consapevolezza della vocazione all’annuncio e alla testimonianza, per illuminare con la parola del Vangelo e con l’esempio coerente l’intera realtà sociale in fermento. La Lettera pastorale, da voi recentemente pubblicata col titolo “Per una Lituania libera e fraterna”, ben evidenzia la sollecitudine con cui voi, venerati Fratelli nell’Episcopato, vi siete assunti per primi la responsabilità dell’opera di discernimento e di guida pastorale, tipica del vostro carisma e del vostro ministero. A tale impegno di evangelizzazione si accompagna una intensa attività nel campo della carità, mediante svariate iniziative tese a sovvenire ai bisogni della gente, specialmente della più povera, nella difficile congiuntura economica che il Paese sta attraversando. La discreta e generosa presenza al servizio dei bisognosi costituisce la quotidiana verifica della missione evangelizzatrice del popolo cristiano.

5. “Evangelizzare – ricordavo ai Presidenti delle Conferenze Episcopali dell’Europa nell’incontro postsinodale del 1° dicembre scorso – è agire da testimoni” e la “novità”, che appartiene all’identità del Vangelo e dell’evangelizzazione, costituisce un continuo e permanente imperativo per i testimoni di Cristo. Durante il nostro secolo, nel Continente europeo è maturata un’abbondante messe di martiri, forse la più grande dopo i primi secoli del Cristianesimo. La Chiesa nasce dalla mietitura di questa messe benedetta. La Lituania, che ha conosciuto anch’essa lunghi tempi di prova e di martirio, si trova ora a vivere insperate prospettive di sviluppo apostolico e missionario. Venerati Fratelli nell’Episcopato, è questo il tempo favorevole per approfondire la ricchezza del Vangelo e trarne gli opportuni orientamenti nell’impegno pastorale dei prossimi anni. È questo il tempo favorevole per assimilare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, alla cui forza rinnovatrice è stato purtroppo per lunghi anni impedito di agire nelle vostre Comunità. Fate oggetto di attento studio i Documenti conciliari, meditateli, incarnateli nella realtà delle vostre Chiese. In particolare, fateli conoscere ed amare dai laici! Una nuova generazione di laici, formati alla scuola delle grandi Costituzioni del Concilio: sia questo uno degli obiettivi della vostra azione pastorale. In particolare, è di vitale importanza che gli adulti e i giovani si incontrino per studiare il Decreto sull’Apostolato dei laici, per calarlo nella non facile situazione locale, per tradurlo in apostolato associato. Ciascuna Diocesi abbia una “scuola” di formazione del laicato, secondo gli orientamenti del Vaticano II, dove maturino autentiche personalità cristiane per l’animazione dei vari ambienti del vivere sociale: dalla famiglia alla scuola, al mondo della cultura, della comunicazione sociale, dell’economia... A tal fine sia vostra preoccupazione dare l’opportuno rilievo nei programmi apostolici alle associazioni e ai movimenti ecclesiali, se dotati di solidi itinerari di vita spirituale e di provata attitudine alla comunione nella Chiesa locale.

6. Alla famiglia, cellula fondamentale della comunità cristiana e della società, non manchi una privilegiata cura pastorale, nell’intento di renderla soggetto attivo della nuova evangelizzazione. Favoritene con ogni mezzo la formazione spirituale e morale, utilizzando a tal fine il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica. Prestate attenzione, in particolare, alla preparazione dei fidanzati e alla costante maturazione dei coniugi, affinché riscoprano fino in fondo la loro peculiare vocazione battesimale e pongano se stessi al servizio del Vangelo. Potrete, così, contribuire a mettere le basi di una salda cultura della vita, nel contesto di una valida spiritualità coniugale e familiare che riaffermi senza tentennamenti l’indissolubilità del matrimonio, la pari dignità dei coniugi, la loro responsabilità nei confronti della vita e dell’educazione dei figli. Abbiate a cuore i giovani, speranza della Chiesa e della Nazione lituana. Per aiutarli a crescere nella fede, è necessaria una adeguata catechesi, ben indirizzata alle diverse fasce di età.

7. L’approfondimento degli insegnamenti del Concilio, auspicato in riferimento ai laici, è altrettanto indispensabile in rapporto alla formazione dei seminaristi e dei presbiteri. I seminari rifioriranno, se saranno rinnovati secondo gli orientamenti del Concilio Vaticano II, alla luce delle soluzioni pedagogiche e pastorali sperimentate con successo in altre regioni d’Europa. Possa il presbiterio di ciascuna delle vostre Chiese particolari ritrovare tutta la forza di una generosa carità pastorale, ravvivata costantemente nella comunione di preghiera, di progettazione e di azione. Amate i vostri Sacerdoti! Siate loro vicini, ascoltatene i problemi stimolando e favorendo tra loro uno spirito di autentica fraternità: ciò porterà frutti anche per le future vocazioni. La Liturgia delle Ore, la meditazione della Parola di Dio, la devota celebrazione dei sacramenti, soprattutto della Riconciliazione e dell’Eucaristia, siano gli impegni privilegiati di ogni sacerdote, chiamato ad accogliere i fratelli con costante disponibilità e a spezzare ad essi il pane della verità e della divina carità. Promuovete ed incoraggiate nelle vostre Diocesi la vita consacrata. Si tratta per alcuni Religiosi – uomini e donne – di ristabilire, dopo lunghi anni di isolamento, i contatti con le loro Congregazioni di appartenenza, cercando di riadattare i programmi di vita alle rispettive Costituzioni. Per taluni Istituti, specie femminili, sorti nel periodo della clandestinità e privi di Costituzioni scritte, è necessario ora giungere ad una più concreta determinazione dei rispettivi carismi.

8. Venerati fratelli, delicato è il compito missionario che vi attende, ma quanto importante è il contributo che la vostra incessante dedizione apostolica potrà offrire alla nuova evangelizzazione! La messe, come voi stessi riconoscete, è abbondante e arduo è il lavoro che essa suppone. Impegnative sono inoltre le sfide che dovete affrontare. Non temete! Il Signore è con voi; egli ha assicurato la sua presenza: “Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus, usque ad consummationem saeculi” (Mt 28, 20). Camminate sempre uniti tra di voi, distinguendovi in un costante e profetico spirito di vigilanza e di sensibilità nei confronti delle spinte positive e dei rischi che incombono sull’itinerario evangelico di ogni comunità ecclesiale. Siate ogni giorno disponibili nell’offrire una testimonianza coerente in favore di Cristo, che “è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13, 8). La Madonna, particolarmente venerata dal popolo lituano e costantemente invocata come “Porta dell’Aurora”, vi guidi e vi sostenga nella missione evangelizzatrice. Vi proteggano i Santi Patroni.

Vi accompagni e vi sia di conforto anche la benedizione che vi imparto, e che volentieri estendo ai Sacerdoti, primi vostri collaboratori nel ministero pastorale, ai Religiosi e alle Religiose, e all’intero popolo della Lituania.

 

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