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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI
AL V CORSO DELLA SCUOLA ESTIVA
DI ASTROFISICA PRESSO LA SPECOLA VATICANA

Venerdì, 7 luglio 1995

 

Cari studiosi,

1. Sono lieto di salutare voi, partecipanti al quinto Corso della Scuola Estiva di Astrofisica promosso dall’Osservatorio Vaticano. Sono certo che le settimane che avete trascorso a Castel Gandolfo si riveleranno un’esperienza indimenticabile e che le vostre differenze culturali e nazionali vi aiuteranno ad apprezzare sia la diversità dei membri della famiglia umana sia la loro fondamentale affinità quando la conoscenza e la verità vengono perseguite con integrità e generosità. Vi do il benvenuto e vi porgo i miei fervidi auguri per la vostra futura attività scientifica.

2. Senza dubbio la ricerca scientifica è intimamente connessa con il miglioramento dell’umanità. Il desiderio della verità, della bellezza e del bene, sia nel mondo dell’arte o della scienza, sia negli sforzi di coloro che lottano per migliorare le condizioni sociali, economiche e politiche delle persone, porta alla consapevolezza del fatto che il vero, il bello e il buono sono essenzialmente una cosa sola. Infatti, è proprio quando la ricerca del bene dei popoli viene separata da ciò che è vero e bello che si manifestano aberrazioni nel tessuto sociale delle comunità. Una di queste aberrazioni è l’idea secondo la quale il bene economico dei popoli rappresenta la meta più alta da raggiungere. Abbiamo tutti assistito al fallimento di questa visione limitata delle aspirazioni umane.

Vi ricordo, dunque, che la vostra ricerca scientifica, anche se riguardante materie molto lontane dalle preoccupazioni quotidiane, è importante e rilevante per tutti, in particolare quando contribuisce a quella visione della realtà che porta a considerare la persona umana come una parte integrante dell’universo fisico.

L’integrazione di una comprensione di noi stessi e dell’universo richiede che siamo aperti ai molteplici canali attraverso i quali si giunge alla conoscenza: le scienze, le arti, la letteratura, la filosofia, la teologia. In questo contesto la vostra ricerca scientifica apporta maggior beneficio all’umanità quando contribuisce a sintetizzare e a consolidare la conoscenza derivata da tutte queste altre fonti, e quando vi permette, in quanto scienziati, di instaurare un dialogo autentico e onesto con queste altre discipline.

3. Fin dall’inizio del mio servizio presso la Sede di Pietro, ho cercato di promuovere questo dialogo e di rimuovere gli ostacoli che potrebbero impedire il suo sviluppo. Rivolgendomi all’Accademia Pontificia delle Scienze nel novembre 1979, in occasione della commemorazione del centenario della nascita di Albert Einstein, ho auspicato una revisione accademica e scientifica della storia delle controversie copernicano-tolemaiche del XVII secolo affinché fosse possibile “onorare la verità di fede e di scienza e essere disponibili alla futura collaborazione” (cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II/2 [1979] 1111). L’enfasi fu posta sul futuro ma con un’autentica conoscenza del passato. Questo compito è arduo e richiede dedizione sia da parte della Chiesa sia da parte della comunità scientifica.

In occasione del terzo centenario della pubblicazione dell’opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica di Newton, la Santa Sede promosse una Settimana di Studio per analizzare i molteplici rapporti esistenti fra teologia, filosofia e scienze naturali. Mentre i documenti presentati durante quella Settimana di Studio venivano preparati per la pubblicazione, inviai al Direttore dell’Osservatorio Vaticano un messaggio scritto nel quale esaminavo la condizione del dialogo fra la Chiesa e la comunità scientifica. In tale messaggio osservai che, nel rapporto fra religione e scienza “passando a considerare il rapporto tra religione e scienza, c’è stato un movimento ben definito, anche se fragile e provvisorio verso un nuovo e più variato interscambio. Abbiamo cominciato a parlarci l’un l’altro a livelli più profondi che in passato, e con maggiore apertura verso i punti di vista reciproci... Nel fare questo abbiamo scoperto importanti domande che ci riguardano ambedue e che sono di importanza vitale per la più ampia comunità umana della quale siamo al servizio. E di importanza cruciale che questa ricerca comune, basata su una apertura e un interscambio critici, debba non solo continuare, ma anche crescere ed approfondirsi in qualità in ampiezza di obiettivi” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI/2 [1988] 1709).

4. Il futuro di questo dialogo appartiene a voi, giovani scienziati: vi esorto a por avanti con sincerità e umiltà. Lottate per ottenere il massimo nella vostra attività scientifica e mantenete le vostre menti e i vostri cuori sempre aperti alle diverse vie che conducono a una migliore comprensione di noi stessi e dell’universo in cui viviamo.

Che Dio, il cui infinito amore e la cui infinita saggezza hanno plasmato i cieli e creato la luna e le stelle (cf. Sal 8, 3), vi guidi sempre verso la sua grazia e la sua pace.

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana



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