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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA «RIUNIONE DELLE OPERE
PER L’AIUTO ALLE CHIESE ORIENTALI»

Giovedì, 22 giugno 1995

 

Signor Cardinale,
Venerati Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
Cari Membri e amici della “Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali” (R.O.A.C.O.)

1. Vi porgo di cuore il mio benvenuto. Ringrazio, in particolare, il Signor Cardinale Achille Silvestrini, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e Presidente della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali, per le parole ora pronunciate anche a nome di tutti voi.

La vostra riunione semestrale, svoltasi nei giorni scorsi, e l’incontro odierno sono per me motivo di grande conforto. Mi recano infatti conferma della crescente sollecitudine con cui in ambito cristiano è vissuta la carità fraterna. La solidarietà, cuore e anima di questa vostra benemerita “riunione”, operante ormai da oltre venticinque anni, manifesta l’attenzione reale delle varie comunità ecclesiali, da voi rappresentate, verso Chiese che hanno bisogno di essere incoraggiate e sostenute, avendo subìto nel tempo varie prove, talvolta anche molto dolorose. Sono Chiese che, partecipando alla sofferenza di Cristo, meritano tutto l’aiuto necessario in quanto onorano il loro nome di comunità cristiane con la testimonianza di una fede viva e di una povertà vissuta secondo lo spirito del Vangelo.

Ringrazio pertanto tutti voi, per le opere che attuate in così prezioso servizio, che già tante sofferenze ha contribuito a lenire e molte altre sicuramente si prepara ad alleviare attraverso una accorta azione di prevenzione e di rimozione delle cause che determinano il disagio della povertà e dell’emarginazione. So che sempre più spesso sono colpiti soprattutto i più deboli, e cioè i bambini e gli anziani, ed è per questo che la vostra azione è ancor più meritoria. Non dimentico inoltre quanto voi fate per promuovere strutture culturali e didattiche atte ad alimentare il cuore e la mente di tante persone nell’impegno di lotta contro l’ignoranza e l’analfabetismo.

2. L’attività assidua e generosa svolta dagli organismi che rappresentate viene del resto a saldarsi con la sollecitudine della Santa Sede, manifestata particolarmente attraverso l’intensa attività della Congregazione per le Chiese Orientali. Colgo volentieri l’occasione per esprimere compiacimento e gratitudine a tutto il personale del Dicastero che opera assiduamente sotto la guida del Cardinale Prefetto e degli altri responsabili.

E sono ben lieto di notare come la vostra azione corrisponda alle direttive, espresse nella recente Lettera apostolica Orientale lumen, con cui ho voluto sottolineare la ricorrenza centenaria della Lettera Orientalium Dignitas di Papa Leone XIII. La ricca tradizione delle Chiese Orientali deve essere sempre maggiormente salvaguardata, accolta, conosciuta in quanto parte integrante e indispensabile del vasto patrimonio della Chiesa di Cristo. E a che mira il vostro operare se non a mantenere viva oggi, grazie all’aiuto generoso da voi raccolto, la straordinaria tradizione di queste Chiese alla cui ricchezze culturali, spirituali, teologiche la Chiesa Universale deve poter continuare ad attingere? Per questo l’Orientale Lumen che risplende da Gerusalemme, Chiesa madre di tutte le chiese, ci invita, ciascuno con le proprie responsabilità e i propri compiti e servizi, ad intensificare gli sforzi per realizzare quella pienezza di armonia e comunione che ha nell’immagine della Trinità Santissima la sua identità costitutiva e originante.

Vi ringrazio dunque per il sostegno che prestate al Papa, al quale consentite di esercitare in modo efficace il ministero di presiedere “alla carità universale”. Il cuore della Chiesa chiede ancora oggi alle vostre mani di farsi generosi strumenti per collaborare alla costruzione di quella comunione tra le Chiese, già concretamente manifestata dalla solidarietà fraterna, da voi instancabilmente e generosamente promossa ormai da diversi anni. L’universale sollecitudine dei fratelli nella fede verso coloro che soffrono, trova qui a Roma il suo centro dinamico, luogo in cui la voce di chi non ha voce si trasforma in invocazione di aiuto fraterno, che grazie a organismi come i vostri può avere dignitosa risposta.

3. Il servizio aperto a tutti con spirito di carità, nel pieno rispetto della libertà altrui, costituisce una forte spinta verso l’unità piena. Per questo, il vostro compito si inscrive anche nel servizio più grande dell’incontro tra gli appartenenti alle varie Chiese cristiane. Come ho scritto nell’Enciclica Ut unum sint “la cooperazione fondata sulla fede comune, non soltanto è densa di comunione fraterna, ma è una epifania di Cristo stesso” (n. 40).

Carissimi Fratelli e Sorelle! Alla vostra Organizzazione, ispirata al gesto di Cristo che si cinge i fianchi nell’atto di lavare i piedi degli Apostoli, auguro di vivere sempre con slancio d’amore lo spirito della vera diaconia (cf. Gv 13, 1-20). Il bene da voi operato ravvivi in tutti il desiderio e l’impegno della reciproca disponibilità in vista dell’edificazione di quella umanità nuova per la quale Cristo è morto ed è risorto.

In tale vostra nobile missione vi sostenga sempre la Beata Vergine Maria e vi assistano con la loro intercessione tutti i Santi, mentre volentieri io vi accompagno con una speciale Benedizione Apostolica.

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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