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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CAPITOLO GENERALE DELLE MISSIONARIE
DI SAN PIETRO CLAVER

Sabato, 14 ottobre 1995

 

Carissime Sorelle Missionarie di san Pietro Claver!

1. Sono lieto che la celebrazione del vostro Capitolo Generale, in svolgimento in questi giorni a Roma, mi offra l’occasione per questo incontro col vostro Istituto; incontro previsto già lo scorso anno, in cui ricorreva il centenario di fondazione della vostra Congregazione da parte della beata Maria Teresa Ledóchowska.

Porgo un cordiale saluto a ciascuna di voi, estendendolo a tutte le Consorelle impegnate in varie parti del mondo nell’animazione missionaria. Alla neoeletta Superiora Generale, Suor Elisabetta Adamiak, rivolgo una speciale parola di augurio e di incoraggiamento per il servizio che l’attende.

Durante la presente assemblea, carissime, all’indomani dell’importante centenario, avete voluto anzitutto attingere rinnovato entusiasmo alle radici della vostra opera. Il continuo ritorno al carisma originario costituisce infatti l’indispensabile condizione per nuovi e abbondanti frutti apostolici e missionari. Le vostre radici stanno nel carisma della beata Maria Teresa Ledóchowska, che, nel 1894, fondò la Società di san Pietro Claver per le missioni d’Africa, oggi denominata Congregazione delle Suore Missionarie di san Pietro Claver.

2. Per la vostra Fondatrice, san Pietro Claver fu l’eroico ispiratore di una generosa e intelligente dedizione alla causa delle missioni, specialmente in Africa. Come non rilevare che proprio nel centenario della vostra Congregazione si è svolta l’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi? Posso immaginare l’attenzione con cui avrete seguito tale straordinario evento ecclesiale, e sono certo del sostegno orante con cui avete accompagnato il mio recente viaggio apostolico in terra d’Africa. Serva tutto ciò a mantenere sempre vivo quell’impegno particolare in favore del continente africano che vi contraddistingue e che il Sinodo ha riportato in primo piano all’attenzione di tutta la Chiesa.

D’altra parte, la stessa fedeltà al carisma originario ed agli insegnamenti della Chiesa vi spinge a dedicarvi all’animazione missionaria con un orizzonte planetario. Questo non mancherà di rendervi sollecite anche delle sorti di quei figli dell’Africa che vivono fuori della loro terra. Penso, in particolare, al continente europeo dove molti immigrati, in buona parte africani, con notevoli disagi vengono a cercare quella “fortuna” che non possono trovare in patria. Voi sapete bene a quali delusioni tale speranza sia spesso esposta! Ma sapete altrettanto bene che soccorrere il forestiero è per i credenti un dovere, oltre che un contributo necessario al fine di una rinnovata evangelizzazione dello stesso Occidente cristiano.

3. Durante i lavori della vostra assemblea avete certamente tenuto ben presenti questa ed altre sfide illuminandole con gli insegnamenti della Chiesa, specialmente con quanto ho scritto nell’Enciclica Redemptoris Missio. Vi esorto a meditare tale documento con particolare cura. Esso può offrire un ricco contributo in preparazione al grande Giubileo dell’Anno 2000.

Per quanto riguarda più specificamente l’animazione missionaria, nell’Enciclica ho riproposto i motivi che giustificano l’impegno in favore della missione ad gentes, ribadendone tutto il valore sia nei diversi “ambiti territoriali”, che nei “mondi e fenomeni sociali nuovi”, come anche nelle “aree culturali o areopaghi moderni”. L’esempio di Maria Teresa Ledóchowska, che il servo di Dio Paolo VI, durante l’omelia di beatificazione, definì “pioniera del moderno impegno di alfabetizzazione” (Insegnamenti di Paolo VI, XIII [1975] 1148), costituisce per voi un costante invito a dedicarvi a tutte quelle forme di animazione apostolica che possono servire alla diffusione del Vangelo nel nostro tempo.

A voi, care Sorelle, ripeto quanto ho scritto nella Enciclica con riferimento alle religiose missionarie, nelle quali “la verginità per il regno si traduce in molteplici frutti di maternità secondo lo spirito: proprio la missione ad gentes offre loro un campo vastissimo per donarsi con amore in modo totale e indiviso... Auguro che molte giovani donne cristiane sentano l’attrattiva a donarsi a Cristo con generosità, attingendo dalla loro consacrazione la forza e la gioia per testimoniarlo tra i popoli che lo ignorano” (Redemptoris Missio, 70).

4. Il vostro padre spirituale, san Pietro Claver, è stato anzitutto un mirabile testimone: vedendo lui, il suo modo di vivere con e per i neri, schiavo con gli schiavi, tutti potevano riconoscere la presenza di Cristo e l’amore del Padre. Anche voi, non dimenticate mai che la prima forma di evangelizzazione è la testimonianza, personale e comunitaria, la quale esige di essere costantemente alimentata dalla preghiera. Si tratta pertanto di assimilare sempre più profondamente la “spiritualità missionaria”, la cui nota essenziale è la “comunione intima con Cristo”. Scaturisce da lì quella “carità apostolica” che non conosce confini. Si tratta, in sostanza, di diventare santi: “Ogni missionario è autenticamente tale solo se si impegna nella via della santità” (Redemptoris Missio, 90).

Per questo affido voi qui presenti e tutte le vostre Consorelle alla Vergine Maria, prima e perfetta discepola di Cristo, serva del Signore sull’esempio del Figlio, che assunse per noi la condizione di servo (cf. Fil 2, 7). Ella vi ottenga di conformarvi sempre più all’ideale che san Pietro Claver e la beata Maria Teresa Ledóchowska hanno incarnato e di godere quotidianamente della loro spirituale assistenza. Nel vostro impegno missionario vi accompagni anche l’Apostolica Benedizione, che imparto di cuore a voi e all’intera Famiglia delle Suore Missionarie di san Pietro Claver.

 

© Copyright 1995 - Libreria Editrice Vaticana

 



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