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VISITA PASTORALE NELLA DIOCESI DI COMO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTADINANZA

Piazza Cavour (Como) - Sabato, 4 maggio 1996

 

Illustri Signori!
Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Grazie per la vostra cordiale accoglienza. Ringrazio anzitutto il Signor Ministro e i due Sindaci che mi hanno dato il benvenuto anche a nome vostro. Nelle loro parole ho sentito evocare con efficacia i vostri problemi e le vostre speranze.

A ciascuno rivolgo il mio cordiale saluto, con un particolare pensiero per il Presidente della Regione, per le Autorità civili qui presenti e per i rappresentanti dei Comuni e delle Comunità montane che appartengono alla diocesi di Como.

Saluto il pastore di questa Chiesa, il caro Mons. Alessandro Maggiolini, insieme con i sacerdoti, i religiosi, le religiose e le Comunità parrocchiali della vostra grande Diocesi. Ringrazio con viva cordialità quanti si sono personalmente impegnati nella preparazione di questa mia Visita pastorale. Sono lieto di trovarmi con voi, in questa Terra illustre e laboriosa.

2. Voi vivete in un territorio di peculiare bellezza, entro il quale è incastonato il lago ridente su cui si affaccia la vostra Città. Qui Alessandro Manzoni ha voluto ambientare la vicenda del suo romanzo, che appartiene alla letteratura universale, iniziandolo proprio con il nome della vostra Città: "Quel ramo del lago di Como . . . ". Ci sono poi i monti verdeggianti e le cime innevate, che fanno lo splendore della Valchiavenna, presidiata dal Pizzo Tambò e dal Pizzo Stella, dove nascono gli affluenti di tre grandi fiumi d’Europa: il Reno, il Danubio e il Po. E come non ricordare lo splendore della Valmalenco, dove si ammira il Bernina e il Disgrazia; la meraviglia della Val di Dentro, al di là della quale è situata, a oltre 2000 metri, la parrocchia più alta d’Europa; e la Valfurva, che termina con l’Ortles, il Gran Zebrù e il Cevedale? Si tratta di località incantevoli che invitano chi le visita ad elevare il pensiero a Dio, alla sua grandezza ed alla sua bontà.

Venendo in elicottero, ho potuto apprezzare dall’alto la bellezza dei monti e delle vallate di questo vostro territorio che presenta una singolare configurazione geografica. Ho diretto, in particolare, il mio sguardo verso la Valtellina, pensando con sempre viva commozione alla zona colpita dalla disastrosa alluvione del luglio del 1987 con la drammatica frana di sant’Antonio Morignone e Tártano. Furono momenti terribili, che restano impressi nella nostra memoria. In poche ore la Valtellina fu coinvolta in una tragedia che seminò paura e sconforto, rovina e morte.

Ora, dopo quasi dieci anni, sono lieto di apprendere che, superata coraggiosamente ogni difficoltà, quella vallata è in netta ed incoraggiante ripresa. Ho pregato per le vittime di quell’improvvisa sciagura affidandole ancora una volta alla misericordia del Signore. E lo faccio ogni giorno. Ed ho pregato per gli abitanti della Valtellina perché sappiano guardare fiduciosi verso il futuro, sostenuti dalla grazia di Dio, il Quale - come scrive il Manzoni - "non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne una più certa e più grande" (A. Manzoni, "I Promessi Sposi", cap. VIII). Anche a voi, Valtellinesi, si volge il mio cordiale saluto.

3. La mia Visita segna, voi lo sapete, la solenne inaugurazione dell’Anno di preparazione al Congresso eucaristico diocesano, che sarà celebrato nel settembre del 1997. Vengo tra voi a ripetere la confessione di Pietro davanti a Gesù: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16, 16) e a rinnovare la domanda-implorazione: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68).

Vengo a confermare la vostra fede in Cristo, Verbo incarnato, morto e risorto: la vostra fede in Cristo, Primogenito del Padre, modello e fine di ogni uomo e del cosmo, che è presente sotto i segni del pane e del vino nell’Eucaristia; in Cristo, che vive nei suoi Ministri, nella proclamazione della sua Parola e nei sacramenti; in Cristo, che non mortifica e non opprime l’umanità dell’uomo, ma la assume, la rende consapevole e, redimendola, la porta a pienezza.

Carissimi Fratelli e Sorelle, vengo a far visita ad una Chiesa locale ricca di storia. Vengo nella diocesi dei Protomartiri Carpoforo e Compagni - dei quali, il prossimo anno, celebrerete il XVII centenario del martirio, avvenuto a metà costa del Baradello - e dei Santi Vescovi Felice e Abbondio, del Beato Innocenzo XI, del Beato Card. Ferrari e dei Beati della carità, Don Luigi Guanella e Suor Maria Chiara Bosatta.

Nel novero delle ricorrenze - che fate bene a ricordare, perché sono garanzia per un rinnovato cammino! - cade pure, quest’anno, il sesto centenario degli inizi della costruzione della vostra magnifica Cattedrale, segno di fede e di unità, che raccoglie i sentimenti più genuini del credere e del civile convivere, mentre lo scorso anno avete commemorato il nono centenario della dedicazione, ad opera del mio predecessore Urbano II, della Basilica di sant’Abbondio.

Nel 1999, poi, renderete omaggio a quel grande scienziato e profondo uomo di fede che fu Alessandro Volta, nel secondo centenario dell’invenzione della pila elettrica. Si vede che siete ricchi. Ricchi nella natura, ricchi nella storia, ricchi nel cuore. I comaschi sono ricchissimi.

4. Carissimi Fratelli e Sorelle! Mi rallegro con voi per questa vostra millenaria tradizione religiosa: una tradizione che ha formato coscienze limpide e severe. Esprimo cordiale stima anche a voi, laici di retto sentire, che perseguite con rigore i valori umani dell’onestà, della laboriosità, della fedeltà alla parola data, della capacità di rapporti profondi e duraturi.

Città di Como, cammina nel solco di una così feconda tradizione spirituale! Cammina fidando in Dio, aprendo a Lui le porte delle tue case!

A voi, cristiani di questa Chiesa, domando di essere fervidi nella professione della fede. Siate testimonianza viva di unità e di comunione con il vostro Vescovo e con i sacerdoti. Rispondendo ai bambini che mi hanno dato il benvenuto allo stadio comunale ho detto a Monsignor Maggiolini che lui è un uomo felice per il fatto di essere Vescovo di Como. Pensavo soprattutto alle bellezze naturali, ma i motivi sono anche altri.

Al processo di scristianizzazione e di disumanizzazione che minaccia di inquinare e travolgere un così ricco patrimonio religioso e umano, corrisponda sempre in voi il coraggio della perseveranza e della fermezza, la capacità di una proposta di vita radicata nel Vangelo e nell’insegnamento della Chiesa. Siate intrepidi discepoli di Cristo ed annunciatori instancabili del suo messaggio di salvezza. Guardate al traguardo storico che ci attende: il Grande Giubileo dell’Anno Duemila, tappa significativa nel cammino della storia e della nostra fede.

A tutti voi, uomini di buona volontà, domando di riconoscere e di proporre gli autentici valori morali quale sostegno insostituibile di una convivenza libera e giusta, guidata da responsabili pronti al servizio di tutti ed attenti specialmente ai più poveri e bisognosi.

A tutti gli abitanti della Città e della Diocesi, in particolare alle famiglie, ai giovani, agli anziani, ai bambini, ai malati un abbraccio affettuoso, avvalorato da una speciale Benedizione Apostolica.

 



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