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VISITA PASTORALE NELLA DIOCESI DI COMO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A
I GIOVANI DELLA DIOCESI

Stadio Comunale di Como - Domenica, 5 maggio 1996

 

Carissimi giovani!

Si vede, si sente, la gioventù di Como è qui presente!

1. Grazie per la vostra calorosa accoglienza! Vi saluto tutti con affetto, insieme col vostro Vescovo, con i sacerdoti e gli educatori, che vi accompagnano nella appassionante avventura a cui è chiamato ogni vero discepolo di Cristo. Ringrazio i vostri rappresentanti che, oltre ad esprimere sentimenti di benvenuto, mi hanno posto a nome vostro alcune domande.

Sono lieto di essere con voi, di riflettere con voi su questi temi di fondamentale importanza per la vita cristiana, mettendomi accanto a voi come potrebbe fare una guida, ricca di anni e d’esperienza, su per i sentieri di queste vostre stupende montagne. Cerco di essere giovane e questo mi aiuta. Mi aiutano i giovani a non invecchiare. E lo dicono, lo riconoscono anche i critici del Papa, anche loro. Basta.

2. Allora voi giovani mi chiedete come sia possibile, oggi, vivere da cristiani in un contesto che sembra dominato da una cultura del sospetto, della disperazione e della morte, con le inevitabili conseguenze, a voi ben note, di vuoto interiore e di indifferenza che l’accompagnano.

Carissimi, il Signore Gesù ha pregato per noi, perché fossimo "nel" mondo, ma non "del" mondo. Ciò significa che la fede, resa sempre più personale, libera e solida, mette il credente nella condizione di remare anche contro corrente e di affrontare il rischio di essere talora incompreso e persino deriso. Non ci si deve impaurire per questo. Sforzatevi di amare anche coloro che vi possono sembrare nemici; siate però intransigenti quando si tratta di difendere la verità.

Siate poi convinti del valore che la fede cristiana ha per la città terrena. Aderire a Cristo non significa soffocare le virtù umane autentiche, ma piuttosto purificarle ed esaltarle. Quanto più sarete cristiani tanto maggiormente sarete autenticamente umani.

Per essere significativi in un ambiente ostile è inoltre di fondamentale importanza restare uniti. Dio non ci salva da soli ma come suo popolo. In un mondo che tende all’individualismo, occorre scoprire e gustare profondamente il senso di appartenenza alla Chiesa. Penso alla Chiesa universale; ma penso pure alla concretizzazione che di essa si ha nella Chiesa particolare (cf. Lumen gentium, 23) e, perciò, nella vostra Diocesi, Diocesi di Como, intorno al Vescovo ed ai sacerdoti. Siate fieri delle vostre comunità. In ciascuna di esse è presente Cristo. A Lui stringetevi, per diventare pietre vive della sua Chiesa (cf. 1 Pt 2, 5 ). Vi lascio tutta la libertà e gli spazi per gli applausi, come volete!

La comunità a cui appartenete vi difende e soprattutto vi prepara alla missione che siete chiamati a svolgere nel mondo. A sua volta, essa ha bisogno di voi, della vostra generosità e della vostra audacia, per essere viva ed operante nel mondo di oggi. Per essere giovani! Sii Chiesa giovane! Avete mai visto un Giovane di Duemila anni? È la Chiesa! È sempre giovane, è sempre bella, sempre viva, sempre attraente, è sempre difficile, molte volte è attaccata, ostacolata, ma è sempre se stessa questa Chiesa: quello che dico lo dice San Paolo!

3. Cari giovani, spesso vi sentite richiamare l’esigenza della formazione spirituale e apostolica; ed ecco che mi domandate quali sono le linee portanti di un’autentica crescita in Cristo mediante lo Spirito Santo.

Vi rispondo additandovi l’esempio dei santi e ricordandovi ciò che la tradizione cristiana non ha mai cessato di sottolineare. Occorre un’assidua partecipazione alla vita liturgica, soprattutto al Sacrificio del Signore morto e risorto, che si rende presente nella Santa Messa. Voi avete un’occasione propizia per approfondire questa verità. Inizia l’Anno eucaristico, anzi lo apro proprio con questa mia Visita pastorale. Preparatevi bene a questo grande evento spirituale. Trovate il tempo per partecipare alla Messa non solo alla domenica e nelle feste principali, ma anche nei giorni feriali. E riscoprite il valore dell’adorazione silenziosa di Cristo realmente presente nel tabernacolo. Gli consentirete così di coinvolgervi nel suo dinamismo di santità, di lode e di gratitudine verso il Padre. Perché Eucaristia vuol dire gratitudine. E vorrei dirvi che l’Eucaristia è una cosa stupenda, quanto più la celebro, quanto più celebrando partecipo a questo grande Mistero della fede, sempre più ammiro la sua brevità, la sua completezza: tutto è detto, tutto è detto, non si può aggiungere niente di più. E così non si può vivere senza Eucaristia, perché non c’è un altro linguaggio in cui così profondamente sia iscritta la vita umana di ciascuno di noi. E questa si chiama vita di fede.

Crescere nella vita di fede suppone, poi, un serio itinerario di catechesi, nel quale vi può essere d’aiuto lo studio diligente del Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, che il vostro Vescovo ben conosce per aver contribuito a curarne la redazione. Monsignor Maggiolini ha anche i diritti d’autore, almeno con i vostri applausi vengono pagati questi diritti. La catechesi non è un adempimento noioso, è una riscoperta del senso e dell’efficacia dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione, il ricorso al sacramento della Confessione, di questo sacramento della Confessione con cui alcuni hanno un po’ di difficoltà; eppure esso tanto ci aiuta, tanto ci guida se visto non come mero rito da compiere nelle grandi occasioni o per poter ricevere l’Eucaristia, ma come esperienza privilegiata della misericordia di Dio e poi nella nostra umana maturazione. Misericordia di Dio, amore di Dio, per chi, pur nella debolezza, sa di essere chiamato a un destino di santità, ecco la maturazione.

E poi, la preghiera! Unitevi alla Chiesa, che prega al mattino con le Lodi e alla sera con i Vespri; scoprite la bellezza del Rosario. Accanto all’orazione, la contemplazione. Imparate, anche con un certo sforzo, ad essere fedeli all’incontro personale con Cristo nella meditazione della Scrittura secondo la Tradizione vivente della Chiesa, e nella lettura di testi spirituali, soprattutto di Santi. La vita intera può diventare preghiera, se si stabilisce con precisione un programma di "tempi forti" di orazione.

Il cammino della santità non può prescindere, cari giovani, dalla educazione all’amore autentico, attraverso l’esercizio della castità come preparazione al dono libero e maturo di voi stessi nel matrimonio o nella verginità per il Regno di Dio. Seguire Gesù comporta, inoltre, uno stile di vita semplice e sobrio, che vi renda capaci di rinunciare al superfluo, di dominare i vostri istinti e di aprirvi agli altri, soprattutto ai più poveri, ai bisognosi.

Allenatevi al sacrificio, cari ragazzi e ragazze, per poter superare, al momento opportuno, le difficoltà ed essere pronti ad amare non solo a parole, ma con le opere, con i fatti. Molti fra voi dedicano una parte del loro tempo libero ad attività di volontariato. Il volontariato può essere una provvidenziale palestra di amore gratuito e di solidarietà, nella quale imparare la ricchezza di una vita donata a tempo pieno e senza rimpianti. Ecco un breve programma di come maturare. Momento privilegiato di questa maturazione è appunto la giovinezza. La maturazione del corpo, la si vede quando vi si guarda mentre cantate, mentre danzate, mentre vi muovete. Tutto questo ci dice che siete maturi, che siete pieni di forza, ma deve camminare insieme a questa maturazione fisica, sportiva, un altro genere di sport, una maturazione spirituale, perché l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Questo è stupendo.

4. Cari amici, so che il vostro Vescovo tiene molto alle vocazioni sacerdotali e a quelle di particolare consacrazione. Questo tema vi viene ripresentato con insistenza. Per questo mi avete interrogato circa il motivo di tale richiamo, che va in senso contrario alla mentalità oggi diffusa nell’opinione pubblica. Mi domandate come riconoscere la chiamata di Dio per rispondere ad essa generosamente.

Vorrei anzitutto precisare che l’invito ad una scelta di radicalità evangelica nella verginità per il Regno non nasce da una diminuita stima nei confronti del matrimonio e della famiglia. Scaturisce piuttosto dalla convinzione che l’appartenenza a Cristo in modo diretto ed esclusivo costituisce un richiamo concreto ed efficace alla verità ultima dell’amore umano, che anche nel matrimonio è chiamato a trascendersi, aprendosi a Dio attraverso il coniuge.

Ciò premesso, una constatazione s’impone: una comunità ecclesiale che vive le esigenze e la gioia del Vangelo riesce ad esprimere la ricchezza delle diverse vocazioni cristiane. Esprimere la ricchezza, la diversità, delle diverse vocazioni cristiane. Ecco, allora, un invito per tutti. Sostate, cari amici, in preghiera davanti al Signore per ascoltarLo: può essere che Egli vi chieda qualcosa di più della via "usuale" della famiglia, della professione, del servizio nella società. Non pensate di avere già chiarito il vostro futuro, se ancora non vi siete posti, con disponibilità interiore, davanti al Signore per domandargli dove vi vuole e come vi vuole. E questo, direi, è una caratteristica significativa della gioventù: essere giovani vuol dire chiedersi qual è la mia vocazione, che cosa Dio vuole da me, che cosa si aspetta. Così subito si vede che la vostra umanità giovane è dinamica, è aperta, ha un futuro.

Allora davanti al Signore chiedeteGli luce per capire quale disegno Egli abbia su di voi ed implorate la forza necessaria per attuarlo. Non crediate di risolvere il problema della vostra vocazione da soli. Avete bisogno di una Guida spirituale, di un Sacerdote che vi aiuti a vedere con ampiezza e profondità la situazione che vi si apre davanti, per decifrare gli impulsi del cuore che risponde alla grazia. Il Padre spirituale non si sostituirà certo a voi nella scelta; vi darà però coraggio e vi sosterrà nei momenti difficili della prova. La pace, che vi nascerà in cuore dopo la decisione, sarà il segno più chiaro della giustezza del vostro "sì" a Cristo. E questo vi dice un uomo che ha fatto esperienza della stessa realtà, della stessa strada. E appunto a questa vostra età, in questi vostri anni. Sono gli anni di una grande riscoperta.

5. Mi chiedete, infine, come dovete prepararvi a svolgere in modo efficace il vostro compito missionario nei confronti di chi non crede ancora, o non crede più. La domanda è importante e voi la ponete in modo intelligente. Vi interrogate infatti sul come prepararvi, mostrando con ciò di essere coscienti della difficoltà di un simile compito.

Conviene intanto prendere atto che di compito si tratta. La missione non è un "optional", qualcosa di facoltativo per il cristiano. È piuttosto un’esigenza che scaturisce dal suo incontro con Cristo nella comunità ecclesiale. Se a chi è in ricerca voi vi limitaste a portare un aiuto umano senza la proposta cristiana, vi ridurreste a semplici operatori sociali. La Chiesa non è una società filantropica, bensì il sacramento di Cristo, "Luce delle genti" (cf. Lumen gentium, 1). Ecco la convinzione da cui dovete partire.

Talvolta incontrerete ostilità, più spesso indifferenza. Non perdetevi d’animo. Iniziate dai "vicini" per giungere ai "lontani". La parrocchia e, in essa, l’oratorio sono la palestra della missione cristiana. Ci sono, è chiaro, altri "ambienti", quali la scuola, il lavoro, il tempo libero, che vi attendono e che possono divenire contesti di autentica testimonianza cristiana. Tuttavia la scelta della parrocchia come momento iniziale e decisivo della missione rientra in una strategia pastorale che vi incoraggio a perseguire con tenacia. Anche io ho fatto questa stessa esperienza.

Non restringete, però, l’attenzione alle vostre comunità. Siate anche pronti ad aiutare e ― perché no? ― a partire per le missioni "ad gentes", missioni che la vostra Diocesi ha a Sir, in Cameroun, e a Santiago de l’Estero, in Argentina. Sentitevi cittadini del mondo, chiamati ad aprire sentieri di fraternità e di speranza al di là di ogni frontiera.

6. Cari giovani, gli uomini e le donne di oggi sembrano non di rado vivere con un vuoto enorme nell’animo: sono in attesa che qualcuno parli loro di Cristo. Tante illusioni sono crollate miseramente e tanti progetti umani sono stati travolti dall’onda della violenza collettivistica o individualistica. Rimane quasi soltanto la Chiesa a pronunciare le parole più semplici e più decisive riguardanti il destino della persona e della comunità. Sono le parole di Cristo, quelle che fecero esclamare all’apostolo Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68).

Se saprete trasmettere ai vostri amici questo messaggio di vita nuova, voi renderete loro il servizio più necessario ed urgente. Ecco perché, al termine di questo nostro incontro, vi esorto ad inserirvi nella società come fermento che trasforma silenziosamente la massa. Fate in modo che il vostro pensare e il vostro agire siano coerenti con la fede che professate e fate sorgere delle presenze comunitarie, ispirate al Vangelo nell’interpretazione autentica che ne dà la Chiesa.

Oggi i credenti - e specialmente i giovani - hanno un incarico urgente da svolgere. Il loro compito è di custodire il sorriso del mondo: di un mondo talvolta rabbioso o deluso o annoiato, che ha bisogno di incontrare persone liete, sorridenti e capaci di futuro. Vi illumini l’esempio del Beato Piergiorgio Frassati. Questo incontro di oggi si può chiamare anche "incontro del sorriso". Si cantava, si danzava, si gridava, si parlava, ma si sorrideva soprattutto. Siamo stati uniti nel sorriso e questo vuol dire apertura del cuore, il mondo intorno a noi sta sorridendo, questi monti, questo lago. E noi dobbiamo scoprire questo sorriso della creazione per sorridere nell’amore verso Dio e verso gli altri. Chiamiamo Maria Santissima causa della nostra letizia. Questa Causa della nostra letizia e giovinezza, vi è accanto.

Maria Santissima, causa della nostra letizia e giovinezza dell’umanità, vi è accanto. Vi accompagni anche la mia Benedizione, che imparto con affetto a voi, alle vostre famiglie e comunità, estendendola di cuore a tutti i giovani di questa amata Diocesi di Como.

 



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