Index   Back Top Print

[ IT ]

VISITA PASTORALE IN SLOVENIA

INCONTRO DI PREGHIERA CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI,
LE RELIGIOSE ED UN GRUPPO DI FEDELI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Cattedrale di Ljubljana - Venerdì, 17 maggio 1996

 

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
carissimi Religiosi e Religiose,
Fratelli e Sorelle!

1. È per me motivo di grande gioia incontrare voi che, in diverso e vario modo, servite con sollecitudine il Popolo di Dio, o vi state preparando a questa impegnativa missione.

Saluto con affetto il Pastore dell’Arcidiocesi, Mons. Alojzija Šuštarja, i suoi Ausiliari e tutti i Vescovi della Slovenia. Attraverso le loro persone giunga il mio cordiale augurio all’intero popolo sloveno.

Il nostro incontro avviene nel contesto di una solenne celebrazione vespertina, durante questo tempo pasquale, proteso verso la solennità della Pentecoste ormai imminente. Sentiamo quasi di rinnovare qui l’esperienza della comunità primitiva, quando gli Apostoli, nei giorni precedenti la discesa dello Spirito Santo, rimasero "assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di lui" (At 1, 14).

Anche noi, carissimi Fratelli e Sorelle, siamo radunati in preghiera insieme con la Madre celeste, per domandare al Signore di rinnovare l’effusione dello Spirito Santo. La Chiesa in Slovenia, come in tutti i Paesi del mondo, ha bisogno della forza divina dello Spirito per proseguire l’opera della nuova evangelizzazione. Impetri Maria questo grande dono per l’intera Comunità ecclesiale, in modo speciale per i Vescovi, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate, affinché siano in grado di adempiere la loro missione al servizio del Vangelo.

Nelle prove a cui, lungo i secoli, il popolo sloveno è stato ripetutamente sottoposto, i Pastori della Chiesa non hanno mancato di farsi presenti per annunciare il Vangelo della vita e difendere la dignità e gli inalienabili diritti di ogni essere umano. Ciò si è verificato con ancor più grande coraggio in anni a noi vicini, durante il fascismo, il nazismo e il comunismo. Come non ricordare l’eroico esempio di intrepida dedizione di Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, che con profonda fede nella Provvidenza divina hanno condiviso la sorte del Popolo di Dio? E come non far menzione dell’azione svolta da molti sacerdoti, consacrati e consacrate, oltre che nel campo religioso e umanitario, anche in quello della cultura, della scuola, della scienza, dell’economia? Tra i molti esempi luminosi, spicca quello di un’insigne figura di Pastore totalmente dedito al servizio del suo gregge, il venerabile Servo di Dio Anton Martin Slomšek, il cui processo canonico volge felicemente a conclusione.

2. A voi, sacerdoti, a voi, persone consacrate, a voi, missionari del Vangelo, desidero oggi esprimere il mio grato apprezzamento per quanto, seguendo le orme di questi coraggiosi testimoni, avete fatto nei difficili anni trascorsi.

Il ricordo del passato deve spingere a progettare il futuro. La Chiesa in Slovenia, per rimanere fedele alla propria tradizione e soprattutto al Vangelo, è chiamata oggi a dirigersi verso nuovi traguardi, preparandosi adeguatamente ad entrare nel terzo millennio della fede. Ciò domanda rinnovato ardore e indomita fedeltà a Cristo ed al suo messaggio di salvezza.

Cari Sacerdoti! Se l’esistenza cristiana è "vita spirituale, ossia vita animata e guidata dallo Spirito verso la santità o perfezione della carità" (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 19), ciò vale in misura particolare per il sacerdote. La parola slovena "duhovnik" (sacerdote) sta a significare un uomo compenetrato dallo Spirito di Cristo, una persona che porta questo Spirito nel mondo. Egli, tuttavia, non può adempiere questa missione da solo, in maniera isolata; dev’essere unito con i confratelli e, anzitutto, con il proprio Vescovo. Il sacerdote è l’"uomo per la comunità". Come ho ricordato nell’Esortazione Pastores dabo vobis: "Il ministero ordinato ha una radicale "forma comunitaria" e può essere assolto solo come "un’opera collettiva". Su questa natura comunionale del sacerdozio si è soffermato a lungo il concilio, esaminando distintamente il rapporto del presbitero con il proprio Vescovo, con gli altri presbiteri e con i fedeli laici" (n. 17).

Il compito prioritario della nuova evangelizzazione domanda pertanto presbiteri "radicalmente e integralmente compenetrati dal mistero di Cristo e capaci di realizzare un nuovo stile di vita pastorale, segnato dalla profonda comunione con il Papa, con i Vescovi e tra di loro, e da una profonda collaborazione con i fedeli laici, nel rispetto e nella promozione dei diversi ruoli, carismi e ministeri all’interno della comunità ecclesiale" (n. 18).

Nel contesto di questo servizio alla comunione si inserisce il celibato. Esso non va vissuto dal sacerdote come una sorta di "prezzo" da pagare per l’Ordinazione, bensì - come ben viene sottolineato nella tradizione della Chiesa latina - quale precipuo dono di se stesso per essere tutto per Dio e tutto per gli altri. In cambio di tale dono il divino Maestro assicura nel Vangelo il centuplo e la vita eterna (cf. Mt 19, 29).

3. Mi rivolgo ora a voi, care persone consacrate, che nella Chiesa siete chiamate a vivere più radicalmente un’esistenza "trasfigurata", mediante la professione dei consigli evangelici (cf. Giovanni Paolo II, Vita consecrata, n. 20). La vostra vocazione vi impegna alla ricerca del Regno di Dio nella santificazione personale e nel contributo generoso all’animazione cristiana dell’ambiente (cf. Ivi, n. 35). Ciò otterrete nella misura in cui saprete porre l’Eucaristia al centro della vostra vita, facendo della preghiera il respiro del vostro quotidiano operare. La radicalità della vostra donazione, sostenuta da un costante colloquio con il Signore, vi aiuterà a non soccombere allo "spirito del tempo". Lo stile di vita fraterno, il "sentire cum Ecclesia", la comunione col Vescovo e con tutte le componenti della Chiesa locale vi aiuteranno a far fruttificare in abbondanza i carismi che avete ricevuto dallo Spirito per il bene dell’intero popolo cristiano (cf. Ivi, nn. 42-51).

Nutrite una grande devozione alla Vergine, Madre e Regina della Slovenia, da voi invocata con il bel titolo di "Aiuto dei cristiani". Nel vostro Paese non siete forse voi, cari religiosi e religiose, ad aver cura dei maggiori santuari mariani, tra i quali quelli ben conosciuti di Brezje, Ptujska Gora e Sveta Gora? Custodi e promotori della pietà mariana, che occupa un posto importante nella spiritualità cristiana, siate esempi viventi di quelle virtù che rifulgono nella Madre del Signore. Ella vi indicherà il cammino che conduce a Cristo (cf. Ivi, n. 28).

4. Carissimi sacerdoti e persone consacrate, la società attende da voi un costante sostegno spirituale. Essa ha bisogno della vostra coerente testimonianza evangelica. Andate verso tutti con cuore grande e libero, allo scopo di condurre i vostri fratelli, con bontà e fermezza, a vivere appieno la vocazione di figli dell’unico Padre celeste, il quale vuole che tutti siano salvi (cf. 1 Tm 2, 4).

Il vostro popolo attraversa un’epoca di radicale trasformazione: mentre cerca di liberarsi gradualmente dalle negative conseguenze di un’ideologia totalitaria che lo ha fortemente condizionato, è proteso con ogni sforzo verso la realizzazione di una società più fraterna e democratica. Occorre, tuttavia, rimanere particolarmente vigili per impedire che l’accoglienza di un’altra ideologia non meno pericolosa, quella di un liberalismo sfrenato, occupi il posto lasciato vuoto dalla precedente. Questi sono anni di transizione e la vostra parola unita all’esempio è indispensabile, come lo fu un tempo la guida di Mosè, che, confidando saldamente in Dio, riuscì a condurre il popolo eletto nel difficile passaggio dalla schiavitù alla vera libertà (cf. Gs 1, 15-18).

Affido a voi questo compito nella certezza che, con l’aiuto di Dio, potrete realizzarlo fino in fondo. Darete in tal modo anche un contributo essenziale alla rinascita civile e spirituale dell’amata Nazione slovena, imprimendo fiducia ed ottimismo ai presenti sforzi per la ricostruzione materiale e morale del vostro Paese. Preoccupatevi soprattutto di formare le nuove generazioni alle responsabilità che le attendono.

5. Cura particolare dovrà essere prestata, in questa prospettiva, alle vocazioni sia al sacerdozio che alla vita consacrata. È vero: l’intera comunità cristiana è chiamata a pregare e ad agire nel concreto affinché "il Padrone della messe mandi operai per la sua messe" (Lc 10, 2). Ma è domandato specialmente a voi di prestare costante attenzione ai germi di vocazione che il Signore anche oggi semina in tanti giovani cuori. Penso, in proposito, alle singolari responsabilità dei sacerdoti che operano in cura d’anime. È loro dovere incoraggiare quanti avvertono la chiamata del Signore e sostenerne passo passo il cammino; sarà pure loro preoccupazione esortare i genitori a discernere ed accettare i segni della vocazione nell’animo dei loro figli.

Con affetto mi rivolgo a voi, cari seminaristi, novizie e novizi, ed a tutti voi, studenti di teologia. Il vostro entusiasmo giovanile, l’anelito che nutrite per i valori autentici e l’amore che avete per Cristo, costituiscono un grande motivo di speranza per la Chiesa. Voi siete chiamati, nei prossimi decenni, ad essere al servizio diretto del Popolo di Dio. Preparatevi con serietà e competenza a questa missione! Lo studio e la formazione nei seminari e nei noviziati siano scanditi dal ritmo della preghiera, dall’accoglienza reciproca, dall’amore verso tutti. Collaborate docilmente con i vostri educatori. Il fervore giovanile che vi anima illumini e riscaldi gli ambienti, nei quali state completando il vostro iter formativo.

6. Cari Fratelli nell’Episcopato, cari sacerdoti, cari religiosi e religiose, cari fratelli e sorelle: il popolo sloveno ha bisogno di voi. L’Europa e il mondo hanno bisogno di voi, perché hanno bisogno di Cristo. È a Lui che vi "siete promessi". Al suo servizio vi siete posti mediante l’Ordinazione o la consacrazione religiosa. Riconfermate oggi i vostri impegni e proseguite nel vostro cammino con serenità e fiducia!

Vi affido a Maria, la prima discepola del Cristo risorto, che a ragione invochiamo "Regina degli Apostoli". Sia Lei, Stella della nuova evangelizzazione, a guidare i vostri passi e a sostenervi lungo l’arduo cammino quotidiano, perché sappiate rispondere costantemente e generosamente alla vostra vocazione.

Non dimenticate che "fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!" (1 Cor 1, 9). E sappiate che vi è vicino con la sua preghiera il Papa, che ora a tutti imparte con affetto la sua Benedizione nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana