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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A S.E. IL SIGNOR DANIEL MICALLEF,
 NUOVO AMBASCIATORE DELLA
REPUBBLICA DI MALTA PRESSO LA SANTA SEDE*

Giovedì, 24 aprile 1997

 

Signor Ambasciatore,

1. Con vero piacere Le porgo il benvenuto, nel momento in cui Vostra Eccellenza presenta le Lettere Credenziali ed inizia solennemente la sua missione di Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di Malta presso la Santa Sede. La prego di voler trasmettere al Signor Presidente Ugo Mifsud Bonnici l'espressione della mia riconoscenza per i sentimenti di cortese deferenza da lui manifestati e dall'Eccellenza Vostra a me gentilmente significati. Formulo altresì auspici di pace e di prosperità per il caro Popolo maltese.

La ringrazio di cuore, Signor Ambasciatore, per le nobili espressioni che mi ha rivolto, e fin d'ora Le porgo i migliori auguri per un fruttuoso adempimento del suo alto incarico al servizio dei suoi connazionali.

2. Tale missione, Signor Ambasciatore, Le è stata affidata in un periodo storico singolare, in special modo per la Santa Sede: alla vigilia cioè dell'Anno Duemila, che rappresenta per il mondo intero un traguardo epocale e, per i credenti in Cristo, il bimillenario dell'Incarnazione, e che verrà celebrato con un Grande Giubileo. Tutti i popoli di cultura cristiana, e tra di essi anche l'antico e nobile Popolo maltese, avvertono l'importanza di questa ricorrenza. Essa, certo, costituisce un evento eminentemente spirituale, ma non v'è dubbio che i suoi risvolti culturali e sociali siano assai rilevanti e non dubito che i cittadini di Malta prestino grande attenzione ad entrambi gli aspetti dell'avvenimento.

3. Ella, Signor Ambasciatore, ha voluto incentrare il suo discorso sull'impegno in favore della pace.

Come Ella ha opportunamente ricordato, nella tradizione del Popolo maltese quella della pace è un'autentica vocazione, favorita anche dalla posizione geografica dell'Isola. Per alimentarsi e portare frutto, tale vocazione richiede di rimanere ancorata alle sue profonde e solide radici cristiane. La pace, infatti, non è semplicemente un valore accanto agli altri, ma è come la sintesi ed il frutto pieno di tutti i valori che costituiscono l'integrale sviluppo della persona umana e delle sue relazioni sociali. Non vi è impegno per la pace senza impegno per la verità, la giustizia, la solidarietà operante, la libertà, come ricordava il mio venerato predecessore il Papa Giovanni XXIII nella memorabile Enciclica Pacem in terris (cfr Giovanni Paolo II, Pacem in Terris, cap. III, AAS 55 [1963], 279-284).

Ecco perché i popoli che hanno ricevuto ed accolto nel corso dei secoli il messaggio cristiano sono chiamati, di generazione in generazione, a seguirne la luminosa ispirazione, come ribadisce la recente Lettera pastorale dei Vescovi maltesi. Tale esigenza è più che mai valida e necessaria per gli uomini del nostro tempo, se essi intendono lasciare in eredità alle generazioni del terzo millennio delle solide fondamenta spirituali ed etiche, per costruire quella che la Chiesa chiama la "civiltà dell'amore".

Ciò comporta l'arduo compito di coniugare i valori della modernità e del progresso, nei vari campi del sapere e dell'agire umano, con le verità e i valori perenni che hanno animato anche la cultura del Popolo maltese.

4. Tra questi valori desidero sottolineare quelli primari della vita umana e della famiglia, la cui retta comprensione è oggi minacciata da concezioni relativistiche, diffuse spesso dai mezzi di comunicazione di massa.

Per quanto riguarda il valore della vita, Lei ben sa che la Chiesa è mobilitata su scala mondiale in una grande sfida, su molteplici fronti, antichi e nuovi. Con la Lettera Enciclica Evangelium vitae ho inteso richiamare ai credenti, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà, il messaggio cristiano sulla vita e l'esigenza di promuovere una rinnovata cultura della vita umana.

Questo impegno comincia proprio dalla famiglia, la quale, fondata sul matrimonio, costituisce l'ambiente naturale in cui la persona, nelle varie stagioni della sua esistenza, viene accolta, educata, curata, dal concepimento fino alla morte.

Affinché questi due valori primari siano adeguatamente tutelati, è importante che le istituzioni civili, grazie all'impegno delle persone che in esse sono chiamate ad operare, facciano riferimento a criteri etici veramente rispettosi dell'uomo e della sua dignità.

5. Per tutti questi motivi, Signor Ambasciatore, è altamente auspicabile la collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, e sono certo che Ella saprà contribuire allo sviluppo di tale cooperazione secondo le migliori tradizioni del suo Paese. Le assicuro che potrà sempre trovare, nei miei collaboratori, accoglienza, attenzione e sollecita comprensione.

Mentre Le rinnovo gli auspici di serena e proficua missione, che accompagno con voti di ogni bene per i suoi Cari, invoco su di Lei, sui Governanti e sull'intero Popolo di Malta l'abbondanza delle celesti Benedizioni.


*Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XX, 1 p. 770-772.

L' Osservatore Romano 25.4.1997 p.6.

 

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