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DISCORSO DEL SANTO PADRE
 GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO
DELL’ARCIDIOCESI DI CRACOVIA

4 giugno 1998

 

1. "Gaude, felix Cracovia...". E' trascorso un anno dal giorno in cui ho rivolto questo augurio alla mia cara città. In un giorno davvero gioioso - quello della canonizzazione della regina Edvige. Come non tornare a quel momento, in cui interi secoli e intere generazioni sembrarono radunarsi a Blonia Krakowskie, per lodare Dio per il dono della santità di colei che veneravano come "regina, zelante propagatrice della fede e della carità, apostola della verità e del bene"? (cfr. Colletta della memoria di S. Edvige). Ricordo spesso quella solenne S. Messa di canonizzazione, rendendo grazie alla Divina Provvidenza perché mi è stato dato di compiere quell'atto atteso da sei secoli. Oggi sono ricolmo in modo particolare di questa gioia e di questa gratitudine, perché in un certo senso si iscrivono nella gioia e nella gratitudine dell'intera comunità della Chiesa cracoviense, rappresentata qui da voi, giunti così numerosi alle soglie apostoliche.

Dò un cordiale benvenuto a voi tutti. Saluto il Caro Metropolita, Cardinale Franciszek, e ringrazio delle parole che mi ha rivolto. Saluto i presenti Vescovi, Sacerdoti, Fratelli e Sorelle religiosi, i Rappresentanti delle autorità delle singole città e di quelle territoriali, il Signor Ambasciatore presso la sede Apostolica e tutti gli invitati. Abbraccio con il cuore anche le vostre famiglie, specialmente le persone inferme e di età avanzata, e coloro che non sono potuti venire qui, e che si uniscono a noi col pensiero e con la preghiera. Dio vi renda merito per questa visita.

2. Permettetemi di tornare con i ricordi a quei giorni in cui Santa Edvige in un certo senso mi guidava in una peregrinazione spirituale attraverso la terra cracoviense. Che questo ricordo ravvivi in tutti noi lo spirito di rendimento di grazie per gli innumerevoli doni, che abbiamo ricevuto dalla Divina Provvidenza.

Ho vivi davanti agli occhi quei falò che illuminavano le sagome delle montagne e delle valli di Podhale. E' difficile resistere al ricco simbolismo di questo fuoco. Non è esso il segno dello Spirito di Dio, che aleggiava sopra le acque, quando il Creatore formava questa bella terra? dello stesso Spirito, che mille anni fa scese nuovamente su di essa nelle acque del battesimo, per animarla con il soffio della salvezza? D'altronde i falò dei montanari sono segno di vigilanza, di prontezza a difendere i beni. Come quella sera, così anche oggi, rendo grazie a Dio perché il fuoco della fede, della speranza e della carità non si spegne nella terra cracoviense, perché ci sono lì moltitudini di fedeli, vigilanti e pronti a difendere il tesoro del Vangelo, assunto insieme al Battesimo. Ero commosso quando a Zakopane in mezzo a quelle folle, fissavo lo sguardo sulla croce sul monte Giewont che domina la Polonia. Non potevo allora far a meno di ricordare quel Crocifisso di Wawel, davanti al quale si inginocchiava Edvige, per udire dal Signore: "Fai ciò che vedi". Prego Dio incessantemente affinché si compia l'esortazione "Sursum corda"; affinché i fedeli della terra di Cracovia e dell'intera Polonia, sull'esempio di Edvige, innalzino i cuori verso la Croce e da essa attingano un programma di vita personale e sociale.

Sono grato a Dio perché proprio nella diletta Podhale, nella chiesa della Madonna di Fatima a Krzeptówki, ho potuto rinnovare il mio "Totus tuus", affidando, a Colei che mi salvò la vita nell'ora della prova tutto il mio servizio alla Chiesa universale. So di non essere stato solo nel fare questo atto di affidamento. Mi sosteneva la preghiera di coloro che avevano scelto Maria come Madre e Patrona. Ebbi occasione di convincermi di ciò visitando le parrocchie di Zakopane, di Santa Croce e della Sacra Famiglia, e in modo particolare inserendomi nel flusso plurisecolare della preghiera del rosario, ai piedi della Padrona di Podhale di Ludzmierz. Ringrazio voi e tutti i Connazionali per questo sostegno orante che date al Papa. Chiedo anche: non interrompete questa preghiera!

3. I miei primi passi nella regale Cracovia li ho diretti al Santuario della Divina Misericordia. Santa Edvige non poteva portarmi altrove. Infatti fu Lei a rispondere con tutta la sua vita al Crocifisso: "Gesù, confido in te", e fece della misericordia nei riguardi dei più bisognosi il programma del suo regno. Non lo dimenticò l'artista che nel trittico del XV secolo, che adorna l'altare del Crocifisso di Wawel, collocò la figura di Cristo misericordioso. Come non rendere grazie a Dio per la sua misericordia? Sono lieto che il culto della Divina Misericordia si diffonda in tutti i continenti. Con gioia vengo a sapere che l'Arcidiocesi di Cracovia intraprende la fatica dell'ampliamento del Santuario di Lagiewniki, nel quale si inseriscono i fedeli di tutto il mondo. Spero, che esso diventi un vivo centro dell'apostolato della Divina Misericordia.

Quanto magnifica e opportuna cornice per la canonizzazione della regina Edvige sono state le celebrazioni del 600° della fondazione iagellonica dell'Università di Cracovia e nel suo ambito della Facoltà di Teologia. Bisognava anche in questo modo rendere omaggio alla madre della scienza polacca. Rendo grazie a Dio perché sono giunti i tempi in cui tutti gli atenei polacchi - nelle persone dei loro rettori e dei loro professori - hanno potuto farlo insieme al Papa nella collegiata universitaria di Sant'Anna. Ci siamo incontrati nel nome del comune amore per la verità. Credo che quest'amore che unisce, porterà beati frutti alla scienza polacca. In quei giorni non mancò il ricordo di coloro che lungo i secoli formavano il clima scientifico dell'Alma mater iagellonica, della città di Cracovia e di tutta la Polonia. Non si potevano dimenticare i professori e gli studenti che in un certo senso diedero la loro vita a questa università, specialmente durante l'occupazione. Come ogni giorno così anche oggi prego per la pace eterna di quegli illustri uomini di scienza.

Mi rallegro per aver potuto visitare una volta ancora il Collegium Maius - luogo a me così caro. Non posso far a meno di ricordare anche la parrocchia della Regina Edvige a Krowodrza.

Al termine della festa la Regina mi ha portato al colle di Wawel, al quale sono così fortemente legato sin dagli anni della mia giovinezza. Per me personalmente è stato un momento particolare. Per la grazia divina mi fu dato di tornare a ciò che ho vissuto all'inizio del mio ministero sacerdotale. Dopo cinquant'anni mi son potuto presentare allo stesso altare, nella Cripta di S. Leonardo, presso il quale celebrai per la prima volta il Sacrificio eucaristico. Come sono grato a Dio per quest'eccezionale incontro con tutta la Chiesa raccolta intorno alla cattedrale di Wawel, nella quale è radicato il mio sacerdozio, alla quale si unì la mia missione vescovile e che in un certo senso mi generò al servizio Petrino. Sostavo commosso presso gli innumerevoli ricordi della nostra storia nazionale e della tradizione cristiana, che questo tempio nasconde in sé. Tra queste stazioni non poté mancare l'incontro con il Crocifisso nero di S. Edvige.

4. "Nella croce c'è la sofferenza, nella croce c'è la salvezza, nella croce si apprende l'amore. Chi riesce una volta a comprenderti, o Dio, nulla desidera, nulla cerca". Questo Crocifisso ha messo profonde radici nella tradizione religiosa di Cracovia. Si può dire che la spiritualità di Cracovia si formò dalla croce. Il mistero, in essa racchiuso, dell'infinito amore di Dio che si dona senza riserve per la salvezza dell'uomo, porta in sé una grande esortazione: "Fai ciò che vedi!". Non è possibile dare un'altra risposta ad essa, che soltanto quella di seguire Cristo sulla via della croce - sulla via dell'amore di Dio e del prossimo, che non conosce limiti. Perciò oggi voglio ricordare ancora una volta ciò che dissi quel giorno memorabile a Blonia Krakowskie: "La Divina Provvidenza ci pone dinanzi un compito nuovo: amare e servire. Amare con i fatti e nella verità. La Santa Regina Edvige ci insegna ad usare proprio così il dono della libertà. Lei sapeva che il compimento della libertà è l'amore, grazie al quale l'uomo è disposto ad affidare se stesso a Dio e ai fratelli, ad appartenere a loro. (...) Diede a tutta la Nazione l'esempio dell'amore di Cristo e dell'uomo, di un uomo assetato sia di fede che di scienza, come anche di pane quotidiano e di vestiario". Questa è una grande sfida. Occorre che la Chiesa di Cracovia l'accetti incessantemente nella prospettiva del proprio millennio, per rimanere fedele al cammino tracciato dalla santa Signora di Wawel e da tanti altri santi "cracoviensi".

"Santa nostra regina Edvige, insegnaci oggi, alla soglia del terzo millennio, quella saggezza e quell'amore di cui hai fatto la via della tua santità. Conduci tutti noi, Edvige, davanti al Crocifisso di Wawel, perché, come te, conosciamo che cosa vuol dire amare con i fatti e nella verità, che cosa vuol dire essere veramente liberi. Prendi sotto la tua protezione la tua Nazione e la Chiesa che la serve, ed intercedi per noi presso Dio, affinché non cessi in noi la gioia".

Con grande riconoscenza penso oggi a tutti coloro che in qualunque modo hanno contribuito affinché il mio incontro, dello scorso anno, con la Chiesa di Cracovia potesse realizzarsi. Nelle mani del Signor Cardinal Franciszek e nelle vostre mani voglio ancora una volta porgere il mio grazie a tutta l'Arcidiocesi di Cracovia. Vi ringrazio anche per questo incontro. Vi prego di portare il mio saluto e la mia benedizione nelle vostre case; trasmetteteli ai vostri cari e a tutta la comunità della Chiesa di Cracovia.

    

© Copyright 1998 - Libreria Editrice Vaticana



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