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UDIENZA DI GIOVANNI PAOLO II
AI DOCENTI E AGLI STUDENTI
DELL’UNIVERSITÀ JAGHELLONICA DI CRACOVIA

Lunedì 11 Settembre 2000

 

Illustri Signori e Signore,

Do un cordiale benvenuto a tutti Voi che durante le celebrazioni romane del Giubileo delle Università rappresentate - in un gruppo così numeroso - la Comunità dell’Università Jaghellonica. Saluto gli illustri Professori con a capo il Signor Rettore. Saluto anche gli Studenti e i Rappresentanti del personale amministrativo qui presenti.

Mentre penso all’Università Jaghellonica, si destano in me i ricordi - quelli lontani, ancora di prima della guerra e quelli recenti, come per esempio la memoria del nostro incontro nella Collegiata di Sant’Anna e nel Collegium Maius, nel 1997. Mi si presentano davanti agli occhi i volti dei professori e degli studenti, che formavano e formano l’antica e l’attuale storia di questa Università. Questo tornare indietro con il pensiero è tanto più giustificato per il fatto che stiamo ancora vivendo l’atmosfera delle celebrazioni del 600° anniversario della fondazione jaghellonica e del rinnovamento dell’Alma Mater cracoviense.

Oggi, tuttavia, mentre ci incontriamo nell’ambito del Grande Giubileo dell’Anno 2000, occorre che - mantenendo nella viva memoria questa storia di sei secoli - ci soffermiamo sull’oggi nella prospettiva del futuro. Sembra che sia un momento propizio per riflettere - a cavallo tra i millenni - sul ruolo e sui compiti di questa Università, che sempre ha dato il tono allo sviluppo della scienza e della cultura polacche.

Un tentativo di riflessione di questo genere lo intrapresi già in una certa misura, durante il nostro incontro del 1997. Partendo proprio dal nome Alma Mater, dissi allora che il compito di un’istituzione accademica in un certo senso è: generare le anime per il sapere e per la sapienza, per la formazione delle menti e dei cuori. Un tale compito non può essere realizzato diversamente che mediante un generoso servizio alla verità - scoprendola e trasmettendola ad altri. Dissi anche che questo servizio alla verità viene attuato nella dimensione sociale come servizio del pensiero, cioè la fatica di un’analisi della realtà di questo mondo che sempre si richiama al supremo ideale della verità, del bene e della bellezza, e mediante esso può diventare voce di una coscienza critica nei riguardi di tutto ciò che minaccia o sminuisce l’uomo. Naturalmente questa missione comporta una particolare responsabilità, esige dagli uomini di scienza una straordinaria sensibilità etica.

Oggi ritorno alla riflessione di tre anni fa, per ricordare i principi a cui si richiamavano le generazioni succedutesi all’Università Jaghellonica. In ogni circostanza e, prima di tutto, nei periodi di pericolo per la Patria e per la nazione, tali principi costituirono il fondamento e furono l’ispirazione nella grande opera della formazione di questo luminoso retaggio a cui ci richiamiamo oggi con orgoglio. Tali regole sono sempre attuali. Se l’università non deve essere soltanto un luogo in cui si trasmette la scienza, ma deve essere soprattutto il tempio della sapienza, non ci si può allontanare da esse.

In questo contesto, tenendo in considerazione il futuro della Polonia e dell’Europa, voglio far notare un compito molto concreto, che si presenta davanti alle istituzioni accademiche in Polonia, e in modo particolare dinanzi all’Università Jaghellonica. Si tratta di formare nella nazione un sano spirito di patriottismo. L’Alma Mater di Cracovia è sempre stata un ambiente nel quale un‘ampia apertura verso il mondo era in armonia con un profondo senso d’identità nazionale. Qui è stata sempre viva la consapevolezza che la Patria è un patrimonio che non soltanto comprende una certa riserva di beni materiali in un dato territorio, ma è soprattutto un tesoro, l’unico nel suo genere, di valori e di contenuti spirituali, cioè di tutto ciò che compone la cultura di una nazione. Le generazioni, l’una dopo l’altra, di maestri, di professori e di studenti dell’Università, hanno custodito questo tesoro e hanno contribuito a formarlo, perfino a prezzo di grandi sacrifici. Proprio in questo modo hanno imparato il patriottismo, cioè l’amore di ciò che è della Patria, di ciò che è frutto del genio degli avi e di quello che distingue un popolo tra gli altri popoli, e che allo stesso tempo costituisce terreno d’incontro e di scambio creativo nella dimensione del genere umano.

Sembra che oggi, mentre osserviamo un processo di unificazione delle nazioni dell’Europa che desta speranza, ma non è privo di pericoli, l’Università Jaghellonica dovrebbe assumere, con particolare fervore, questa tradizione. Come un ambiente eccezionale dove si forma la cultura della nazione, sia essa luogo di formazione dello spirito patriottico - di un amore per la Patria che custodisca il suo bene, ma non chiuda le porte; costruisca piuttosto ponti, per moltiplicare questo bene condividendolo con altri. La Polonia ha bisogno di illuminati patrioti, capaci di sacrifici per amore della Patria e allo stesso tempo preparati ad uno scambio creativo di beni spirituali con le nazioni dell’Europa che si sta unificando.

Illustri Signori e Signore,

siete venuti qui come pellegrini dell’Anno Giubilare, come coloro che credono nell’infinito amore di Dio, che per noi e per la nostra salvezza si fece Uomo, morì e risuscitò. Prego Dio affinché il vostro soggiorno nella Città Eterna sia un particolare tempo di consolidamento in questa fede. La sua luce vi conduca e vi ispiri nella fatica della ricerca della verità, della moltiplicazione del bene e della creazione della bellezza.

Con questa preghiera abbraccio anche i rappresentanti dell’Università Cattolica di Lublino. Sono lieto che siate venuti qui e con la vostra presenza conferiate a questo incontro carattere interuniversitario. E’ vero che il discorso è stato rivolto direttamente all’Università Jaghellonica, ma nel suo contenuto essenziale può riferirsi anche all’Università Cattolica di Lublino e a tutte le istituzioni accademiche della Polonia. Vi prego di portare ad esse il mio cordiale saluto. Dio vi benedica tutti.

 

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