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PAOLO VI

ANGELUS 

Lunedì, 1° gennaio1973 

  

L'attacco influenzale, che ci ha impedito, con nostro dispiacere, di recarci all'Istituto Don Orione, a Monte Mario, com'era stabilito, per celebrarvi la Messa in questa Giornata della Pace, non ci deve impedire di porgere almeno a voi, dalla finestra del nostro studio, l'augurio per l'anno che oggi, Dio volendo, incominciamo, e che auspichiamo sia davvero per il mondo un anno di pace ristabilita e consolidata, tanto negli animi dei Popoli, quanto nella convivenza internazionale.

E nella pace generale sia anno buono e felice per tutti: per voi, figli a noi più vicini, per le vostre famiglie; per questo Paese, che, come il Signor Presidente della Repubblica s'è degnato, ieri sera, nel suo messaggio alla Nazione, si associa alla celebrazione mondiale della presente Giornata dedicata alla Pace; per tutti i Paesi, per quelli specialmente, che tutti sappiamo essere tuttora doloranti nel desiderio che i conflitti da cui sono tormentati possano avere un'onesta, umana, felice conclusione.

Due cose vi vorremmo ricordare. La prima è l'affermazione che la coscienza del mondo deve fare propria, nonostante le difficoltà che le si oppongono e sembrano smentirla: la pace è possibile, deve essere possibile! Dobbiamo volerla ad ogni costo; essa fa parte dei valori indispensabili ormai all'umanità e alla civiltà. Come deve essere possibile vincere le epidemie, l'analfabetismo, la miseria e la fame, così deve essere possibile escludere pericoli, minacce, fratture che compromettono la pacifica esistenza dell'umanità sulla terra. Non è facile, certamente, specialmente quando tanta parte dell'economia mondiale e dell'organizzazione dei Popoli sono fondate sugli armamenti e su criteri di emulazione e di potenza degli uni sugli altri. Bisogna che la Pace diventi sempre più una necessità nella coscienza della umanità; allora sarà essa possibile. La seconda affermazione integra la prima: possibile, alla fine, la Pace soltanto sarà, se Dio, che guida nella sua sovrana e misteriosa misericordia i cuori umani e le sorti del mondo, ci aiuterà a desiderare, a volere, a predisporre questa Pace benedetta, la quale suppone ed esige che noi siamo uomini buoni, saggi, valorosi e tenaci, ed è perciò solo raggiungibile col suo aiuto potente e paterno.

Per questo la celebrazione nostra della Giornata della Pace l'avevamo fissata fra i giovani infelici dell'Istituto di Don Orione: la loro preghiera di giovani e di sofferenti ci sembra la più valida ad ottenere un dono così grande e così difficile come quello che noi desideriamo con tutte le forze: la Pace, la Pace per tutti. E sarà stato certamente questo il tema delle parole, che, a nostro nome, il Card. Villot, nostro Segretario di Stato, gentilmente celebrando la cerimonia in nostra vece, avrà pronunciato nella presente occasione: da Dio, dalla sofferenza fatta preghiera, dalla speranza delle giovani generazioni, dai buoni, che credono e pregano, noi dobbiamo attendere nella storia del mondo, finalmente, il miracolo della Pace. Deve essere possibile!

Ma ascoltate ancora un'altra pena che ci sale dal cuore. Non vogliamo dimenticare in questa Giornata della Pace coloro che in Nicaragua, a causa delle recenti drammatiche distruzioni provocate da eventi naturali, vivono in questi giorni una penosa angoscia e desolazione. Per alleviare le sofferenze ed i bisogni di quella popolazione nonostante varie lodevoli iniziative già intraprese, resta ancora da provvedere a molte necessità; esortiamo perciò tutti i figli della Chiesa a dare la loro collaborazione all'opera caritativa che si va svolgendo dalle organizzazioni locali ed internazionali.

E così si conclude e si alimenta di grandi motivi, doveri, dolori, speranze, preghiere il nostro augurio di buon anno. E la Madonna, della quale oggi la liturgia canta la dolce e miracolosa maternità, non ci rifiuterà certamente la bontà della sua provvida indulgenza. 

 



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