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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 29 febbraio 1976

 

Onoriamo Michelangelo. È stato scelto questo giorno per commemorare il quinto centenario della nascita di Michelangelo Buonarroti, fiorentino, ma nato a Caprese, in Toscana, dove suo padre Ludovico era a quel tempo podestà. Fu il 6 marzo 1475 e morì a Roma il 18 febbraio 1564, a ottantanove anni, dove nessun monumento, salvo quelli insuperabili dell’arte sua, lo ricorda, e sepolto poi a Firenze, in Santa Croce. Tutti sanno che cosa dobbiamo a questo genio dell’arte, se a lui pari altro mai fu. Scultore (fu questo il titolo professionale suo proprio), lascia a Roma la prima delle quattro «Pietà», che di lui ci restano, meritamente celeberrima, eseguita a 23 anni, ora collocata presso la porta giubilare della Basilica di S. Pietro, come ognuno sa; lascia il Mosè, che doveva ornare il monumento, non più costruito, di Papa Giulio II, Della Rovere, ora a S. Pietro in Vincoli; la Sistina, in cui, comandato a fare il Pittore, dipinse in due tempi diversi, prima la volta, poi l’affresco immenso e terribile del Giudizio sulla parete di fondo; e ci lascia, divenuto Architetto, morto Antonio da Sangallo nel 1547, questa Basilica di S. Pietro, « per l’amore de Dio e senza alcun premio », com’egli volle, da lui ripresa a costruire sulla pianta modificata del Bramante, e portata, lui vivente, fino al tamburo. Non diciamo del resto; ma tanto basta per la gloria e per la meraviglia di Roma, che non mai e non più ebbe un interprete della sua profonda e terribile religiosità, come della sua spirituale ed umana grandezza, simile a Michelangelo. Sia onore alla sua gigantesca e pur modesta e cristiana figura.

Onoriamo gli Artisti, che tutti, emuli, seguaci, oppositori, devono a Michelangelo l’omaggio dovuto a questo Maestro gigante, che una cosa può a ciascuno insegnare: saper fondere nell’opera d’arte la bellezza, l’originalità almeno, della forma con la ricchezza, la densità almeno, del contenuto. E un’altra cosa dica loro questo Collega : come l’espressione del tema religioso, dedicato al culto cattolico, lungi dal comprimere l’originalità, la bellezza e la forza della loro virtù figurativa le aiutino, le costringano anzi ad osare il saggio migliore, come invitati ad una scuola, ad una palestra di campioni, intollerante di mediocrità e servile maniera.

Onoriamo infine la Chiesa che non solo autorizza la fede a rivestirsi della veste sempre eletta e sempre nuova dell’arte, ma ella stessa c’insegna che di essa ha bisogno la religione dell’ineffabile Iddio, Creatore del mondo, del Verbo fatto Uomo, dello Spirito apparso in fiamme di luce. Maria, la bellezza immacolata, presieda la perenne rivelazione dell’arte cristiana (Cfr. Conc. Niceno II, contro gli Iconoclasti, anno 787: DENZ.-SCHÖN. 600; PII XII Mediator Dei: AAS 39 (1947) 590).

 



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