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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 18 luglio 1976

 

Ieri, come tutti sanno, hanno avuto inizio le Olimpiadi, a Montréal in Canada. Sono le Olimpiadi solenni giochi ginnico-sportivi, preparati e organizzati con norme precise, che rasentano il rito, cercano il ritmo operativo e aspirano alla espressione della bellezza umana.

Esse hanno ormai un carattere mondiale e intendono dare aspetto spettacolare e tipico alle esibizioni ginniche e atletiche, sia individuali che collettive, nazionalmente qualificate. Vi si rispecchia la perfezione fisica, l’abilità, la virtuosità, l’eleganza, l’acrobazia, la resistenza somatica e mentale dei partecipanti, posti a confronto e in gare ordinatissime fra di loro. È una celebrazione universale dell’educazione fisica. È una festa della gioventù, un’apologia della sanità corporale, unita alla disciplina dell’eleganza e della competizione delle membra umane in movimento.

È una reviviscenza del culto classico greco delle forme e delle forze del corpo umano, animato e dominato dall’autogoverno. Una manifestazione sportiva mondiale molto bella e molto importante per la quale Noi stessi abbiamo mandato un messaggio speciale, riconoscendo come in simile manifestazione la sfera delle virtù naturali penetri quella degli esercizi fisici e conferisca loro un valore umano superiore, quello morale, fino a raggiungere quello sociale, internazionale, facendo delle Olimpiadi quasi una celebrazione dell’amicizia fra i Popoli, una festa di Pace.

Noi tutti dobbiamo augurare che così sia.

Chi conosce quali siano oggi i rapporti fra le Genti, anche nell’incontro di Montréal, pensa quanto vi sia bisogno di riconciliazione e di concordia fra tutti gli uomini, e non può che auspicare che anche lo sport, di natura sua nobile e pacifico, vi concorra, specialmente in un’occasione così grandiosa ed impressionante come quella delle Olimpiadi.

E la nostra riflessione si fa tacita ed interiore, ma più urgente: come possono gli uomini essere e sentirsi veramente Fratelli, se un sommo, unico, ineffabile Padre non è con loro, sopra di loro? Anche e Olimpiadi, nella tensione dello spirito moderno verso l’unità del mondo, ne sperimentano l’inevitabile necessità. Noi curviamo la fronte e cantiamo in silenzio: Padre nostro, che sei nei Cieli!

E poi il nostro «Angelus» spiega le ali.

 



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